Alcune famiglie di Costafabbri costrette a pagare grosse somme per conservare i diritti su case di edilizia popolare
SIENA. “Non temete: ci dovessero essere problemi, il Comune sarà con voi!” Nel 2009 il sindaco Cenni rivolge queste parole a 20 famiglie che stavano per comprare una casa popolare in cooperativa. I “problemi” sono una mastodontica pendenza al Tar sui terreni dove si costruisce. Le famiglie si fidano e vanno avanti con l’acquisto. Risultato, oggi: il Comune ha perso la causa contro l’espropriato, il terreno è rincarato di 900mila euro, l’amministrazione pubblica si rivale sui proprietari (eppure “Non temete, il Comune sarà con voi!…”, diceva il primo cittadino) per aggravi che vanno da 30mila euro a circa 50mila euro a famiglia. I malcapitati che erano stati convinti a comprar casa sono famiglie di impiegati, operai, insegnanti… e il Comune, questi soldi, li vuole entro un mese.
Andiamo con ordine. 2005, località Costafabbri. La Cooperativa Orsa maggiore vince l’appalto per la costruzione di 24 appartamenti in area PEEP, in ossequio ad un bando regionale. Quattro di questi appartamenti, una volta terminati, dovranno tornare di proprietà comunale, per essere assegnati in locazione agevolata a famiglie indigenti. Si costruisce anche a Pian delle Fornaci e al Petriccio: sempre PEEP, sempre Orsa maggiore.
Sul costo degli espropri, il Comune delega le trattative con i proprietari dei terreni ai rappresentanti della cooperativa. Non ovunque, però: Palazzo pubblico intende giocare in prima persona la partita con i proprietari dei terreni di Costafabbri. E qui qualcosa va storto. Per una serie di ragioni su cui per brevità sorvoliamo, ma che hanno evidentemente un peso sostanziale nella vicenda, non c’è accordo fra l’espropriato e l’amministrazione di Siena. Insomma, la partita si chiude al Petriccio e a Pian delle Fornaci, non a Costafabbri. Anzi, proprio lì arriva il bello.
Sopraggiunge come un macigno il recepimento da parte dell’Italia di una sentenza europea sul valore degli espropri che dice: a livello nazionale, e per tutte le trattative ancora non concluse nel 2008, il prezzo del terreno va adeguato al prezzo di mercato, anche se si tratta di edilizia popolare. Immediatamente, la valutazione del terreno di Costafabbri lievita fino a quasi raddoppiare. L’espropriato ha una ragione in più per portare il Comune davanti al Tar di Firenze.
Nel frattempo, tuttavia, si giocava un’altra partita. Venti famiglie, soci Orsa maggiore, fasce di reddito medio-basse, stavano per comprare a Costafabbri la casa della loro vita dopo anni di risparmi e di graduatoria in cooperativa. Informati dai rappresentanti della cooperativa, sanno che non possono sostenere l’impatto economico di un’eventuale sentenza sfavorevole al Comune e che si troveranno costretti ad abbandonare le case popolari, per le quali peraltro hanno già versato sia quote-costruzione che interessi su finanziamenti. Per sciogliere il dubbio (comprar casa o lasciar stare?) e chiedere aiuto si rivolgono a chi possiede quell’area Peep: il Comune di Siena.
Il sindaco Maurizio Cenni accoglie le famiglie e con lui ci sono l’assessore all’urbanistica Fabio Minuti e l’architetto Fabrizio Valacchi (direzione area Territorio). “Non ce la facciamo, ce ne andiamo e riconsegniamo le case!”, dicono i cittadini. Cenni rasserena “Attendiamo la sentenza, poi vediamo” e chiude in metafora “Se pioverà forte, il Comune farà da ombrello”. Ed ecco che piove forte.
Autunno 2010, sentenza del Tar: raddoppia il valore del terreno. Le famiglie (sempre loro, lo fanno) chiedono un altro incontro con il sindaco: di fatto, stanno per pagare una casa popolare quanto un bell’appartamentino di edilizia privata. Forse sarebbe stato meglio abbandonare al primo incontro, ma si fidano ancora. Non scendono in piazza, non alzano i toni, si muovono assecondando la strategia dell’amministrazione pubblica. Stavolta Cenni dice: “chiediamo alla Regione se è possibile estrapolare questo intervento dal bando regionale e vedremo successivamente che passi fare”. Tradotto, se le quattro case da dare in affitto agevolato possono essere vendute a privati – ripianando quasi totalmente il rincaro dovuto alla sentenza – o se quantomeno le case popolari possano cessare di essere tali, visto che il costo è divenuto tutt’altro che “popolare”. La richiesta alla Regione viene inoltrata qualche mese fa, firmata dal legale dell’Orsa maggiore. Tutte le famiglie vi ripongono le ultime speranze.
Cosa sia stato deciso in Regione non è dato sapere ai proprietari delle case, né alla cooperativa. Il Comune non li informa, non prospetta altre strade né “ombrelli”, nessun’altra strategia. Invia direttamente le raccomandate: pagate, e subito, e tanto, fino a 50mila euro. Con il fallimento evidente del piano-casa agevolato per i bassi redditi e con buona pace di quanto promesso, perché le parole volano, si sa. Le famiglie amaramente scoprono che il loro torto è essersi fidati di chi li rappresenta in piazza del Campo.
Le famiglie di Costafabbri