Scenario molto grigio, secondo Sinistra per Siena
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SIENA. La Fondazione Monte dei Paschi di Siena ha rappresentato, come azionista di maggioranza della banca di riferimento, l’autentica peculiarità del nostro territorio, unica al mondo. La Fondazione, e quindi le istituzioni elettive territoriali (Curia arcivescovile inclusa, anche se non è un organo elettivo) hanno controllato la maggioranza del capitale del Monte dei Paschi, decretandone, in qualche misura, la non scalabilità e l’indipendenza strategica.
Nel 2008 venne deciso l’acquisto della Banca Antonveneta, con modalità poco vantaggiose ma, di fatto, in un’ottica di rafforzamento della dimensione del Monte dei Paschi che gli consentì di affermarsi come terzo gruppo bancario. Fu una scelta condizionata anche dalla moda del gigantismo nel mondo delle banche, su cui oggi non mancano riflessioni critiche. Già in quel periodo la banca MPS stava uscendo dal doloroso episodio dell’acquisto della Banca del Salento – di qualche anno prima – che, con la promozione di prodotti finanziari discutibili frutto della cosiddetta “finanza creativa” , aveva generato contestazioni e provvedimenti di risarcimento da parte dei clienti, che si sono protratti per lunghi anni. Appena qualche mese dopo l’acquisto di Banca Antonveneta si è verificato il crollo del sistema bancario e finanziario americano e poi, in parte, di quello europeo. Negli USA il sistema bancario è stato salvato dallo stato, proprio quello tacciato di incostituzionalità quando vuole organizzare e finanziare la sanità pubblica, ma reclamato a gran voce quando si tratta di salvare banche private in bancarotta per i mutui subprime.
In Italia il sistema bancario ha retto. Però si è dovuto pagare un prezzo pesantissimo in termini di risorse sottratte alla crescita e di restrizioni drastiche al bilancio dello Stato, con conseguenze drammatiche sul tasso di disoccupazione, sulle risorse da destinare al welfare, sul dilagare disperato della precarietà del lavoro sia nel settore privato che in quello pubblico (frutto di anni di promozione della flessibilità, ingannevolmente propagandata come strumento moltiplicatore di occasioni e opportunità occupazionali). Anche la Banca MPS, dal punto di vista delle esternalizzazioni e della crescita della precarietà. non si è fatta mancare nulla, con danni diretti di non poco conto sulla qualità del lavoro nella città di Siena. Dopo l’acquisto di Banca Antonveneta il Monte dei Paschi ha visto indebolire la propria liquidità e quella della Fondazione, ed ha deciso di ricorrere al prestito di 1,9 miliardi di euro di Tremonti Bond, da restituire in due anni.
A seguito dei nuovi recenti accordi Basilea 3, il sistema bancario italiano si trova, nella sua totalità, in una situazione di squilibrio profondo tra patrimonio e crediti “deteriorati” e, quindi, sono necessarie (imposte da Governatore della Banca d’Italia Draghi) le ricapitalizzazioni delle banche, ricorrendo ai soci ed al mercato, per dotarsi di un “patrimonio di vigilanza” da accantonare in sicurezza. Anche banca MPS deve essere ricapitalizzata (circa 2 miliardi e mezzo di euro), anche allo scopo di restituire, senza incorrere in eccessivi aggravi, i Tremonti Bond. La Fondazione, per non diluire il suo peso al di sotto del 50,1% nel capitale della Banca, dovrà partecipare all’aumento del capitale con circa un miliardo di euro, anche ricorrendo all’indebitamento verso altre banche e soggetti finanziatori.
Ciò che nessuno dice è che nel frattempo il ministro Tremonti ha varato il nuovo statuto della Cassa Depositi e Prestiti, che così potrà acquistare azioni di aziende “strategiche” come la Parmalat, minacciate dai capitali francesi, di fatto ricostituendo la vecchia IRI. Siccome il 30% del capitale della Cassa Depositi e Prestiti è delle Fondazioni Bancarie, esse diventano ora operatori nel mondo economico privato a seconda del capriccio delle situazioni o di qualche ministro. Il rastrellamento da parte delle banche di molti miliardi di euro sul mercato per essere parcheggiati a garantire un idoneo “patrimonio di vigilanza” sottrarrà inevitabilmente risorse al finanziamento di attività economiche, con conseguenze fatale ricaduta a danno della ripresa e dell’occupazione.
Verosimilmente, nei prossimi anni, la Fondazione non potrà più rappresentare quel motore di sviluppo e quel fattore di potenziamento della competitività del nostro territorio in campo economico, artistico, sociale e sanitario quale è stata negli ultimi 10 anni. Ciò almeno fin quando la Banca Monte dei Paschi non ricomincerà a produrre quegli utili che la Fondazione potrà utilizzare e redistribuire. Occorre avere la consapevolezza che per diversi anni non si potranno più assicurare i livelli di erogazione dei capitali della Fondazione del Monte dei Paschi a cui la società senese era abituata. Sulle responsabilità di questa situazione ognuno si farà le proprie opinioni.
Comunque è da qui che onestamente deve partire anche il dibattito in campagna elettorale, per rendere pienamente consapevoli i cittadini delle mutate condizioni economiche nelle quali sarà chiamata in primis ad operare la prossima Amministrazione Comunale. Non ci sarà spazio per idee grandiose come l’ampliamento dell’aeroporto di Ampugnano, il nuovo auditorium, eec. Anzi, occorrerà concentrare le poche risorse disponibili e scegliere con grande rigore solo progetti di effettivo interesse comune. E’ amaro, ma questa città dovrà acquisire la coscienza collettiva di un futuro difficile e più responsabile.