Gentile Redazione,
il caso estivo del ricovero rifiutato in Oncologia ha stimolato tutta una serie di interventi sulla gestione del nostro Ospedale che meritano una ulteriore riflessione.
E' innegabile che la responsabilità di quanto accaduto è della direzione aziendale, ma non tanto nel caso in questione quanto nella evidente mancanza di programmazione nel settore oncologico. In questo momento alle Scotte abbiamo due unità operative la cui "missione" è il trattamento chemioterapico dei pazienti tumorali: una ospedaliera, diretta da Maio, non dotata di posti letto e l'altra universitaria, diretta da Francini, con una decina di letti di degenza.
A parte il fatto che dal punto di vista assistenziale questa duplicazione non ha alcun senso logico, ma è solo causa di aumento dei costi, era dall'inizio dell'anno che il reparto di Francini non poteva avvalersi di due dei cinque medici in organico (un pensionamento, una gravidanza a rischio) per cui, in assenza di qualsivoglia rimpiazzo, la crisi estiva era "annunciata" per tutti meno che per il Direttore Sanitario.
Crisi ancora più grave di quanto percepito dall'opinione pubblica in quanto il reparto di Francini da sempre si fa carico anche dell'assistenza di pazienti in fase pre-terminale o terminale che nella nostra realtà, in mancanza di un hospice, non hanno altre possibilità di ricovero.
Probabilmente la soluzione più idonea per evitare il ripetersi di altre situazioni incresciose ed ottimizzare le risorse sarebbe di tipo dipartimentale, con posti letto in comune tra le unità operative che svolgono le stesse funzioni, ma qui andiamo, oltre che nell'ovvio, nel fantascientifico perché "nel 2008 un ospedale come Le Scotte, che può fare 50mila ricoveri annui, non ha centro di programmazione con visione aziendale" (Ceccuzzi docet).
Qualcuno, Lei, ha ricordato i bei tempi andati quando a fianco dei politici c'erano consiglieri tecnici di grande levatura, tra questi il mio Maestro Carlo Stuart, che avevano fatto grande il S. Maria della Scala condividendone di fatto la gestione. Oggi tutto questo, al di là della capacità dei contemporanei, non sarebbe comunque più possibile a causa dell'attuale assetto giuridico delle aziende sanitarie: il patto di ferro tra "nominante", assessore regionale alla Sanità, e "nominato", Direttore Generale, non consente intromissione alcuna, se non da parte della Facoltà di Medicina nel caso specifico, è del tutto autoreferenziale e risulta in una organizzazione spesso avulsa dall'ambito territoriale di riferimento.
Ben venga allora, come auspicato anche da Ceccuzzi, un ripensamento sul modello gestionale della sanità che ponga limiti al potere monocratico dei Direttori Generali, viceré degli Assessori regionali, e magari anche a quello dei Rettori e dei Presidi di Medicina, costringendo la politica ad uscire dal retrobottega ove si è rifugiata per le sue operazioni clientelari per affacciarsi nuovamente alla ribalta della consapevole mediazione tra i vari interessi in campo con precise assunzioni di responsabilità nei confronti dei cittadini elettori (e contribuenti!).
Distinti saluti.
Dott. Enrico Tucci
Associazione Terra di Mezzo – Siena
il caso estivo del ricovero rifiutato in Oncologia ha stimolato tutta una serie di interventi sulla gestione del nostro Ospedale che meritano una ulteriore riflessione.
E' innegabile che la responsabilità di quanto accaduto è della direzione aziendale, ma non tanto nel caso in questione quanto nella evidente mancanza di programmazione nel settore oncologico. In questo momento alle Scotte abbiamo due unità operative la cui "missione" è il trattamento chemioterapico dei pazienti tumorali: una ospedaliera, diretta da Maio, non dotata di posti letto e l'altra universitaria, diretta da Francini, con una decina di letti di degenza.
A parte il fatto che dal punto di vista assistenziale questa duplicazione non ha alcun senso logico, ma è solo causa di aumento dei costi, era dall'inizio dell'anno che il reparto di Francini non poteva avvalersi di due dei cinque medici in organico (un pensionamento, una gravidanza a rischio) per cui, in assenza di qualsivoglia rimpiazzo, la crisi estiva era "annunciata" per tutti meno che per il Direttore Sanitario.
Crisi ancora più grave di quanto percepito dall'opinione pubblica in quanto il reparto di Francini da sempre si fa carico anche dell'assistenza di pazienti in fase pre-terminale o terminale che nella nostra realtà, in mancanza di un hospice, non hanno altre possibilità di ricovero.
Probabilmente la soluzione più idonea per evitare il ripetersi di altre situazioni incresciose ed ottimizzare le risorse sarebbe di tipo dipartimentale, con posti letto in comune tra le unità operative che svolgono le stesse funzioni, ma qui andiamo, oltre che nell'ovvio, nel fantascientifico perché "nel 2008 un ospedale come Le Scotte, che può fare 50mila ricoveri annui, non ha centro di programmazione con visione aziendale" (Ceccuzzi docet).
Qualcuno, Lei, ha ricordato i bei tempi andati quando a fianco dei politici c'erano consiglieri tecnici di grande levatura, tra questi il mio Maestro Carlo Stuart, che avevano fatto grande il S. Maria della Scala condividendone di fatto la gestione. Oggi tutto questo, al di là della capacità dei contemporanei, non sarebbe comunque più possibile a causa dell'attuale assetto giuridico delle aziende sanitarie: il patto di ferro tra "nominante", assessore regionale alla Sanità, e "nominato", Direttore Generale, non consente intromissione alcuna, se non da parte della Facoltà di Medicina nel caso specifico, è del tutto autoreferenziale e risulta in una organizzazione spesso avulsa dall'ambito territoriale di riferimento.
Ben venga allora, come auspicato anche da Ceccuzzi, un ripensamento sul modello gestionale della sanità che ponga limiti al potere monocratico dei Direttori Generali, viceré degli Assessori regionali, e magari anche a quello dei Rettori e dei Presidi di Medicina, costringendo la politica ad uscire dal retrobottega ove si è rifugiata per le sue operazioni clientelari per affacciarsi nuovamente alla ribalta della consapevole mediazione tra i vari interessi in campo con precise assunzioni di responsabilità nei confronti dei cittadini elettori (e contribuenti!).
Distinti saluti.
Dott. Enrico Tucci
Associazione Terra di Mezzo – Siena