SIENA. L’esercito dei politici, prontissimi a sfruttare le disgrazie per uno spazio di visibilità politica, è sempre più numeroso. Gli ultimi avvenimenti cittadini hanno offerto l’opportunità per una facile strumentalizzazione da parte di alcune forze politiche. Ma sono molti i cittadini che condannano questo comportamento. Forse l’intelligenza dei senesi ha compreso chi lavora onestamente fuori dai riflettori e chi è a caccia solo di disgrazie per farsi pubblicità senza conoscere a fondo gli argomenti.
L’evento malavitoso di S. Miniato ed i fenomeni di inciviltà registrati in Via Pantaneto hanno riproposto il tema della sicurezza e della maleducazione civica. Come ho già detto nei giorni precedenti non si tratta di scendere in campo in assetto di guerra, semmai fare i conti con una società che muta rapidamente e propone stili di vita che possono portare a tensioni tra cittadini potenzialmente pericolose.
Il quartiere di S. Miniato è una dimostrazione evidente del mutare della coesione sociale. Pensato e progettato alla fine degli anni 70, quando ancora resisteva l’ideologia socialista ed il modello collettivo di una casa a basso costo per tutti, che da li a poco (1989) avrebbe visto svanire questo legante idealistico. Da quel momento i primi edifici realizzati a S. Miniato sono divenuti per Siena un simbolo di un’edilizia da non ripetere e centro di attenzione per studi di riqualificazione urbanistica e, conseguentemente, sociale.
In questo contesto si collocano le scelte urbanistiche che hanno interessato il quartiere negli ultimi 15 anni: non isolare, ma integrare e crescere, come con l’insediamento del centro direzionale del Monte dei Paschi e le sue oltre mille persone che per una buona parte della giornata vivono all’interno del quartiere. Nella stessa direzione si colloca la costruzione oramai ultimata del “contratto di quartiere”, che completa l’edificato con un centro di attrazione ed interesse con servizi per gli abitanti del quartiere (banca, posta, ecc.). Un elemento quest’ultimo determinante, appunto, per i nuovi stili di vita e di socializzazione, contrapposti al “quartiere dormitorio”. Il nuovo assetto si completerà poi con la costruzione della scuola, rinviata prima per problemi di bonifica ambientale e poi per il noto blocco sul patto di stabilità dei comuni, che impedisce all’amministrazione di dare corso alla realizzazione dell’opera. L’area sportiva, trasformatasi rispetto alle originali destinazioni, dovrebbe essere infine, totalmente riconsiderata a parco sportivo con una vasta offerta di verde attrezzato.
La riqualificazione urbanistica, oramai giunta a termine, consegnerà agli abitanti di S. Miniato condizioni di vivibilità e di coesione sociale totalmente diverse dagli anni 70, forse migliori di tanti altri quartieri ove il problema della sicurezza sembra non esista.
Ecco quindi dove noi intendiamo intervenire, non con le ronde, non con assetti militareschi da coprifuoco, certo neppure con i centri di aggregazione stile “sovversivo”, ma promuovere modelli di vita in sintonia con le nostre tradizioni. Modelli di vita da proporre anche ai cittadini stranieri. Creare una rete di relazioni interne al quartiere con i negozianti, la parrocchia, le associazioni di volontariato, l’università e gli altri soggetti sani che vivono a S. Miniato.
Sarà più facile cosi isolare i facinorosi, i teppisti, i malviventi ed i maleducati. Insomma che prevalga il primato delle persone oneste e per bene che non hanno nulla da nascondere, neppure, se occorre, ad un occhio elettronico amico. L’attenta analisi delle trasformazioni della società, consente di identificare le aree di trasgressione e su quelle agire. In un popolo che oramai dialoga tramite computer, riconsegnare momenti di collettività non solo indirizzati agli anziani, incapaci di dialogare con i blog di internet, ma anche per i giovani che riscoprano la bellezza di stare insieme e parlare anziché limitarsi a “chattare”.
L’evento malavitoso di S. Miniato ed i fenomeni di inciviltà registrati in Via Pantaneto hanno riproposto il tema della sicurezza e della maleducazione civica. Come ho già detto nei giorni precedenti non si tratta di scendere in campo in assetto di guerra, semmai fare i conti con una società che muta rapidamente e propone stili di vita che possono portare a tensioni tra cittadini potenzialmente pericolose.
Il quartiere di S. Miniato è una dimostrazione evidente del mutare della coesione sociale. Pensato e progettato alla fine degli anni 70, quando ancora resisteva l’ideologia socialista ed il modello collettivo di una casa a basso costo per tutti, che da li a poco (1989) avrebbe visto svanire questo legante idealistico. Da quel momento i primi edifici realizzati a S. Miniato sono divenuti per Siena un simbolo di un’edilizia da non ripetere e centro di attenzione per studi di riqualificazione urbanistica e, conseguentemente, sociale.
In questo contesto si collocano le scelte urbanistiche che hanno interessato il quartiere negli ultimi 15 anni: non isolare, ma integrare e crescere, come con l’insediamento del centro direzionale del Monte dei Paschi e le sue oltre mille persone che per una buona parte della giornata vivono all’interno del quartiere. Nella stessa direzione si colloca la costruzione oramai ultimata del “contratto di quartiere”, che completa l’edificato con un centro di attrazione ed interesse con servizi per gli abitanti del quartiere (banca, posta, ecc.). Un elemento quest’ultimo determinante, appunto, per i nuovi stili di vita e di socializzazione, contrapposti al “quartiere dormitorio”. Il nuovo assetto si completerà poi con la costruzione della scuola, rinviata prima per problemi di bonifica ambientale e poi per il noto blocco sul patto di stabilità dei comuni, che impedisce all’amministrazione di dare corso alla realizzazione dell’opera. L’area sportiva, trasformatasi rispetto alle originali destinazioni, dovrebbe essere infine, totalmente riconsiderata a parco sportivo con una vasta offerta di verde attrezzato.
La riqualificazione urbanistica, oramai giunta a termine, consegnerà agli abitanti di S. Miniato condizioni di vivibilità e di coesione sociale totalmente diverse dagli anni 70, forse migliori di tanti altri quartieri ove il problema della sicurezza sembra non esista.
Ecco quindi dove noi intendiamo intervenire, non con le ronde, non con assetti militareschi da coprifuoco, certo neppure con i centri di aggregazione stile “sovversivo”, ma promuovere modelli di vita in sintonia con le nostre tradizioni. Modelli di vita da proporre anche ai cittadini stranieri. Creare una rete di relazioni interne al quartiere con i negozianti, la parrocchia, le associazioni di volontariato, l’università e gli altri soggetti sani che vivono a S. Miniato.
Sarà più facile cosi isolare i facinorosi, i teppisti, i malviventi ed i maleducati. Insomma che prevalga il primato delle persone oneste e per bene che non hanno nulla da nascondere, neppure, se occorre, ad un occhio elettronico amico. L’attenta analisi delle trasformazioni della società, consente di identificare le aree di trasgressione e su quelle agire. In un popolo che oramai dialoga tramite computer, riconsegnare momenti di collettività non solo indirizzati agli anziani, incapaci di dialogare con i blog di internet, ma anche per i giovani che riscoprano la bellezza di stare insieme e parlare anziché limitarsi a “chattare”.
Luciano Cortonesi, capogruppo del Partito democratico in consiglio comunale