SIENA. Da oggi l’acqua può essere gestita anche da società controllate da soggetti privati. Sintetizzando è questo il risultato dell’ennesimo colpo di mano del governo Berlusconi, raggiunto con il ventiseiesimo voto di fiducia in poco più di un anno e mezzo. Gli appelli dell’opposizione sono rimasti inascoltati e, così, la Lega Nord e il Pdl, insieme al governo, si sono assunti la gravissima responsabilità di privatizzare l’acqua, passando sopra agli interessi della collettività, al fine solo di mantenere in piedi un governo sempre più che mai rivolto esclusivamente alla conservazione del potere e alla tutela di interessi particolari.
Questa norma rischia di cancellare una conquista di civiltà come la Legge Galli del 1994 che ha sancito solennemente che l’acqua è una risorsa che va salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidarietà, per rispettare le aspettative e i diritti delle generazioni future a poter fruire di un patrimonio ambientale integro. Questo significa che non può essere assoggettata né alla logica del profitto né al controllo privato. E’ di questi giorni la notizia che la città di Parigi, dopo anni di prova della gestione privata dell’acqua, è tornata alla gestione pubblica, confermando come un bene essenziale come l’acqua non può essere in mano a chi pensa solo al profitto dimenticando l’interesse di tutta la collettività.
E’ inaccettabile che le comunità locali e le Regioni si vedano imporre la forma di gestione del servizio idrico, che deve rimanere a controllo pubblico per ottimizzare i costi, ridurre gli sprechi e le inefficienze che si scaricano sulle tasche dei cittadini, limitandosi alla giusta remunerazione degli investimenti. Una privatizzazione selvaggia può mettere a rischio la qualità del servizio, l’occupazione del settore, le opere per nuovi acquedotti e sistemi di depurazione, e di provocare un aumento incontrollato delle tariffe a danno dei cittadini. Mentre si inneggia al federalismo fiscale, che rimane una legge-manifesto senza decreti attuativi, le comunità locali vengono espropriate della libertà di scelta sulla forma migliore di gestione del servizio idrico. Nei sei AATO presenti in Toscana operano cinque gestori misti pubblico-privato e la maggioranza delle quote è in mano al pubblico. Nell’AATO Nord c’è addirittura un gestore interamente pubblico. Per continuare a tutelare la libertà dei toscani di mantenere la gestione del servizio idrico in mano pubblica, è giusto che la Regione faccia ricorso alla Corte Costituzionale. La Toscana è un modello nella gestione dell’acqua: ha recepito per prima la legge Galli, già nel 1995, e ha ridotto le gestioni da oltre cento a sei, con un processo di razionalizzazione dei costi e di efficientamento ancora ben lungi dall’essere a regime, ma che, al momento, è il più avanzato del Paese.
Siena e il Pd cittadino saranno sicuramente in prima fila in questa battaglia proprio nell’anno del centenario dell’avvio dei lavori per la costruzione del nostro acquedotto, che fu reso possibile grazie a consistenti investimenti pubblici e al contributo della Banca Monte dei Paschi. La carenza di risorse idriche naturali, essenziali per la vita, ha radicato a Siena una forte cultura dell’acqua come bene pubblico, il cui uso per consumo umano deve essere prioritario rispetto a tutti gli altri, ed al di sopra di ogni logica di profitto.
Simone Vigni,
coordinatore del Circolo Pd Petriccio
Questa norma rischia di cancellare una conquista di civiltà come la Legge Galli del 1994 che ha sancito solennemente che l’acqua è una risorsa che va salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidarietà, per rispettare le aspettative e i diritti delle generazioni future a poter fruire di un patrimonio ambientale integro. Questo significa che non può essere assoggettata né alla logica del profitto né al controllo privato. E’ di questi giorni la notizia che la città di Parigi, dopo anni di prova della gestione privata dell’acqua, è tornata alla gestione pubblica, confermando come un bene essenziale come l’acqua non può essere in mano a chi pensa solo al profitto dimenticando l’interesse di tutta la collettività.
E’ inaccettabile che le comunità locali e le Regioni si vedano imporre la forma di gestione del servizio idrico, che deve rimanere a controllo pubblico per ottimizzare i costi, ridurre gli sprechi e le inefficienze che si scaricano sulle tasche dei cittadini, limitandosi alla giusta remunerazione degli investimenti. Una privatizzazione selvaggia può mettere a rischio la qualità del servizio, l’occupazione del settore, le opere per nuovi acquedotti e sistemi di depurazione, e di provocare un aumento incontrollato delle tariffe a danno dei cittadini. Mentre si inneggia al federalismo fiscale, che rimane una legge-manifesto senza decreti attuativi, le comunità locali vengono espropriate della libertà di scelta sulla forma migliore di gestione del servizio idrico. Nei sei AATO presenti in Toscana operano cinque gestori misti pubblico-privato e la maggioranza delle quote è in mano al pubblico. Nell’AATO Nord c’è addirittura un gestore interamente pubblico. Per continuare a tutelare la libertà dei toscani di mantenere la gestione del servizio idrico in mano pubblica, è giusto che la Regione faccia ricorso alla Corte Costituzionale. La Toscana è un modello nella gestione dell’acqua: ha recepito per prima la legge Galli, già nel 1995, e ha ridotto le gestioni da oltre cento a sei, con un processo di razionalizzazione dei costi e di efficientamento ancora ben lungi dall’essere a regime, ma che, al momento, è il più avanzato del Paese.
Siena e il Pd cittadino saranno sicuramente in prima fila in questa battaglia proprio nell’anno del centenario dell’avvio dei lavori per la costruzione del nostro acquedotto, che fu reso possibile grazie a consistenti investimenti pubblici e al contributo della Banca Monte dei Paschi. La carenza di risorse idriche naturali, essenziali per la vita, ha radicato a Siena una forte cultura dell’acqua come bene pubblico, il cui uso per consumo umano deve essere prioritario rispetto a tutti gli altri, ed al di sopra di ogni logica di profitto.
Simone Vigni,
coordinatore del Circolo Pd Petriccio