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SIENA. Vogliamo svolgere alcune riflessioni a margine del dibattito sulla crisi dell’Università di Siena, che si è svolto martedì 20 presso la Sala del Risorgimento.
La speranza è che si riesca a smuovere qualcosa, anche se, al termine di un dibattito dal quale non si sono volute far emergere le chiare responsabilità politiche ed al termine del quale le proposte sono state ben poco incisive, i dubbi sulla capacità della classica politica senese di fare qualcosa di concreto in tal senso, e sulla reale volontà di farlo, sono forti, soprattutto se la nostra Città manterrà questa maggioranza politica e quei condizionamenti lobbystici che la governano.
In particolare, mi preme di citare positivamente l'intervento dell’ex Rettore Grossi e del professor Grasso: il primo si è soffermato sulla sproporzione del numero di iscritti/abitanti (che incide sulla scarsa qualità della didattica, mentre è necessario puntare sulla qualità), sull'errata urbanistica universitaria che ha finito per danneggiare sia gli studenti alloggiati in tuguri ad alti prezzi e non nei moderni campus alla stregua delle più moderne città europee, sia i senesi cacciati dal loro centro storico; il professor Grasso, invece, ha snocciolato impietosamente dati spaventosi e, di conseguenza, evidenti responsabilità ancora non chiarite, cosa tra l'altro da lui puntualmente fatta nel suo blog su internet e quindi ben noti a tutti noi.
Purtroppo, in alcune zone del nostro Paese, si assumono tanti forestali, tanti spazzini, tanti impiegati, tanti amministrativi o docenti all’Università, non perché devono produrre di più o migliorare i servizi, ma perché è un sistema per ottenere i consensi elettorali, sprecando risorse e mettendo in crisi anche aziende sane.
Tutto questo è ciò che è successo a Siena con l’Università (ultimo di tanti casi di mala gestione della sinistra senese): né più né meno differente dai 10.000 forestali calabresi, con i loro 160 milioni di euro che vanno a gravare sul bilancio dello Stato. Questo è avvenuto grazie alle scelte scellerate della politica locale, che ha finora espresso i Rettori, i membri del Consiglio di Amministrazione e i Revisori dei Conti dell’Ateneo, ovvero una gestione bulgara e arrogante di un bene della collettività al pari di tante altre istituzioni, Banca MPS e Fondazione MPS in primis, guarda caso anch'esse alle prese con una crisi mai vista prima.
Chi oggi viene a subire le conseguenze del piano di risanamento dell’Ateneo sulle proprie spalle deve capire che la colpa è degli eccessi del passato. Di chi ha voluto che la nostra Università fosse un poltronificio ed uno stipendificio, sperando che mai il “bubbone” scoppiasse, e che mai venissero accertate le vere responsabilità.
A Siena, dunque, c’è troppo personale. Esso è entrato in una struttura gonfiata da chi ha fatto promesse che non doveva fare e non poteva mantenere.
E’ stato deciso di raggiungere un numero altissimo di dipendenti rispetto al fondo di finanziamento ordinario.
Questi sono metodi parassitari che fanno ribrezzo, sia da un punto di vista Politico che economico, e che non fanno certo onore né al nostro territorio, né all’Istituzione universitaria, né ai suoi dipendenti, uniche vittime di certi personaggi e del 'sistema' che questi rappresentano.
Chi tra gli ordinari dell’Ateneo senese non è estraneo o, peggio, colluso al disastro? Dove pensano di arrivare i tre che si candidano a Rettore? Chi ha il coraggio di ammettere gli errori del passato o di rendere pubblici i veri Problemi dell’Ateneo?
Che dire dei governanti senesi, che si battono per la legalità, tirano le banane al Governo e poi chiedono per l’Ateneo senese – disastrato dalla loro parte politica – dei provvedimenti ad hoc che vanno contro la legge e contro ogni logica di buonsenso: un intervento straordinario del Governo – idea dell’onorevole Ceccuzzi – a favore delle università che versano in situazioni finanziarie difficili (come Siena).
Come se fosse giusto, equo, logico ed onesto che tutti – anche i contribuenti delle zone ove si trovano i cosiddetti Atenei “virtuosi” – pagassero per i disastri del nostro Ateneo. Oltretutto, senza aver ancora fatto gli aggiustamenti necessari ad un'autonomia gestionale e senza aver accertato le responsabilità del dissesto, che, in teoria, potrebbero essere riferibili anche a persone tuttora interne all'Università.
Come Lega Nord, crediamo che sia utile fare una valutazione seria, che indichi le vere aree di eccellenze dell’Ateneo cittadino, individui gli sprechi e provveda ai tagli, anche se dolorosi, ma necessari al risanamento del nostro Ateneo, e quindi a garantire il suo futuro funzionamento e la tranquillità dei suoi dipendenti.
Francesco Giusti, segretario provinciale Lega Nord Siena
La speranza è che si riesca a smuovere qualcosa, anche se, al termine di un dibattito dal quale non si sono volute far emergere le chiare responsabilità politiche ed al termine del quale le proposte sono state ben poco incisive, i dubbi sulla capacità della classica politica senese di fare qualcosa di concreto in tal senso, e sulla reale volontà di farlo, sono forti, soprattutto se la nostra Città manterrà questa maggioranza politica e quei condizionamenti lobbystici che la governano.
In particolare, mi preme di citare positivamente l'intervento dell’ex Rettore Grossi e del professor Grasso: il primo si è soffermato sulla sproporzione del numero di iscritti/abitanti (che incide sulla scarsa qualità della didattica, mentre è necessario puntare sulla qualità), sull'errata urbanistica universitaria che ha finito per danneggiare sia gli studenti alloggiati in tuguri ad alti prezzi e non nei moderni campus alla stregua delle più moderne città europee, sia i senesi cacciati dal loro centro storico; il professor Grasso, invece, ha snocciolato impietosamente dati spaventosi e, di conseguenza, evidenti responsabilità ancora non chiarite, cosa tra l'altro da lui puntualmente fatta nel suo blog su internet e quindi ben noti a tutti noi.
Purtroppo, in alcune zone del nostro Paese, si assumono tanti forestali, tanti spazzini, tanti impiegati, tanti amministrativi o docenti all’Università, non perché devono produrre di più o migliorare i servizi, ma perché è un sistema per ottenere i consensi elettorali, sprecando risorse e mettendo in crisi anche aziende sane.
Tutto questo è ciò che è successo a Siena con l’Università (ultimo di tanti casi di mala gestione della sinistra senese): né più né meno differente dai 10.000 forestali calabresi, con i loro 160 milioni di euro che vanno a gravare sul bilancio dello Stato. Questo è avvenuto grazie alle scelte scellerate della politica locale, che ha finora espresso i Rettori, i membri del Consiglio di Amministrazione e i Revisori dei Conti dell’Ateneo, ovvero una gestione bulgara e arrogante di un bene della collettività al pari di tante altre istituzioni, Banca MPS e Fondazione MPS in primis, guarda caso anch'esse alle prese con una crisi mai vista prima.
Chi oggi viene a subire le conseguenze del piano di risanamento dell’Ateneo sulle proprie spalle deve capire che la colpa è degli eccessi del passato. Di chi ha voluto che la nostra Università fosse un poltronificio ed uno stipendificio, sperando che mai il “bubbone” scoppiasse, e che mai venissero accertate le vere responsabilità.
A Siena, dunque, c’è troppo personale. Esso è entrato in una struttura gonfiata da chi ha fatto promesse che non doveva fare e non poteva mantenere.
E’ stato deciso di raggiungere un numero altissimo di dipendenti rispetto al fondo di finanziamento ordinario.
Questi sono metodi parassitari che fanno ribrezzo, sia da un punto di vista Politico che economico, e che non fanno certo onore né al nostro territorio, né all’Istituzione universitaria, né ai suoi dipendenti, uniche vittime di certi personaggi e del 'sistema' che questi rappresentano.
Chi tra gli ordinari dell’Ateneo senese non è estraneo o, peggio, colluso al disastro? Dove pensano di arrivare i tre che si candidano a Rettore? Chi ha il coraggio di ammettere gli errori del passato o di rendere pubblici i veri Problemi dell’Ateneo?
Che dire dei governanti senesi, che si battono per la legalità, tirano le banane al Governo e poi chiedono per l’Ateneo senese – disastrato dalla loro parte politica – dei provvedimenti ad hoc che vanno contro la legge e contro ogni logica di buonsenso: un intervento straordinario del Governo – idea dell’onorevole Ceccuzzi – a favore delle università che versano in situazioni finanziarie difficili (come Siena).
Come se fosse giusto, equo, logico ed onesto che tutti – anche i contribuenti delle zone ove si trovano i cosiddetti Atenei “virtuosi” – pagassero per i disastri del nostro Ateneo. Oltretutto, senza aver ancora fatto gli aggiustamenti necessari ad un'autonomia gestionale e senza aver accertato le responsabilità del dissesto, che, in teoria, potrebbero essere riferibili anche a persone tuttora interne all'Università.
Come Lega Nord, crediamo che sia utile fare una valutazione seria, che indichi le vere aree di eccellenze dell’Ateneo cittadino, individui gli sprechi e provveda ai tagli, anche se dolorosi, ma necessari al risanamento del nostro Ateneo, e quindi a garantire il suo futuro funzionamento e la tranquillità dei suoi dipendenti.
Francesco Giusti, segretario provinciale Lega Nord Siena