Dopo una "sfibrante" attesa di 33 il maltempo rovina la festa ad un lettore
SIENA. È possibile avere la fibra anche fuori città? Si può? Siena può?
È quello che si è chiesto uno sfortunato cittadino del Comune di Siena residente in strada di Presciano quando, dopo aver aspettato ben 33 giorni prima di poter riutilizzare la sua vecchia linea telefonica in seguito ad un guasto, sperava di passare almeno il periodo natalizio senza problemi. Invece, dopo appena 12 giorni, è bastato l’acquazzone di sabato 21 dicembre per mettere di nuovo ko la sua linea e la possibilità di potersi connettere a internet.
È normale che nel 2020 ci sia ancora questa disparità di trattamento tra chi abita in città e chi, pur residente nello stesso comune, si trova in periferia? Si, risponderanno coloro che ritengono insostenibili le spese di scavi e il passaggio della fibra in zone così poco densamente popolate. E chi potrebbe dire diversamente? Neanche il più ottimista potrebbe infatti sognare di vedere ruspe e squadre di operai portare la connessione a banda ultra-larga attraverso le strade di campagna. E allora quale sarebbe la prospettiva per i cittadini che, oltre a pagare le stesse tasse, pagano anche di più di chi sta in città per connettersi a velocità anche 200 volte inferiori? Affidarsi a connessioni senza fili? E con quali garanzie? Questo tipo di connessioni offrono solo teoricamente una velocità comunque molto inferiore alla fibra, perché parliamo di 30 Megabit/s contro 1000. Ma sono valori ideali che possono drasticamente diminuire se il ripetitore è distante, se ci sono ostacoli tra questo e l’utente, se il meteo non è favorevole o se, soprattutto, vengono come sempre venduti più accessi di quanti il nodo possa sostenere. Costano forse meno degli altri tipi di connessione? La risposta è no. E allora sarebbe questa la prospettiva?
Ma la soluzione c’è ed è anche più economica e veloce da realizzare di quanto si voglia far credere. Non servono ruspe o squadre di operai. Non serve pagare onerosi permessi per occupazione di suolo pubblico. Non servono mesi di lavoro. Servono solo accordi tra il comune e gli enti privati per fare in modo che due operai, ne basterebbero solo due, possano salire sui pali enel e passare la stessa fibra che nelle città passa nei tombini. E allora la risposta è sì, si può. In altri comuni d’Italia è già stato fatto ed è possibile perché la fibra, a differenza del doppino telefonico, non teme nessuna interferenza elettromagnetica e quindi può benissimo passare insieme ai cavi della corrente. Inoltre i pali enel, già presenti sul territorio, darebbero ogni tipo di garanzia di tenuta, non essendo in legno ma molto spesso in solido cemento o in metallo. E allora ogni cittadino avrebbe gli stessi diritti e la stessa velocità di accesso ai dati, le stesse garanzie di continuità del servizio, le parabole dai tetti potrebbero essere eliminate per dare modo alle multinazionali della tv-on-demand di entrare nelle case di tutti e tutti potrebbero avere accesso ai servizi cloud, tanto di moda ma di fatto inutilizzabili se la connessione è lenta. E si potrebbe, soprattutto, smettere di spendere soldi per incerottare vecchie centrali analogiche, spendere soldi per sostituire pali telecom oramai marci o aggiuntare linee in rame che non aspettano altro che di essere dismesse. In Italia sono stati appena cambiati milioni di contatori della corrente, giustificando la scelta (e la spesa) con motivazioni tecnologiche non troppo convincenti. Ma siamo sicuri che i contatori precedenti fossero così diversi? E siamo sicuri allora che il problema di portare la fibra ovunque sia solo un problema economico? La speranza è che i finanziamenti europei, la collaborazione tra gli enti e il buonsenso possano, per una volta, superare le barriere burocratiche e portare vantaggi a tutti.
Lettera firmata