Influenzerà le stime sulle emissioni globali di CO2
SIENA. Ci sono piccolissimi diamanti nelle rocce delle nostre Alpi. E la storia della formazione di questi minerali, fatti di carbonio, racconta come il carbonio stesso risalga dal mantello terrestre prima di essere rilasciato nell’atmosfera, aiutando gli scienziati a riformulare le attuali stime globali di emissione di CO2 terrestre.
Autrice di queste scoperte, pubblicate sull’ultimo numero della rivista scientifica internazionale Nature Geoscience, è la ricercatrice Maria Luce Frezzotti dell’Università di Siena, in collaborazione con ricercatori delle Università di Torino e di Albuquerque (USA).
Gli studiosi hanno svolto un’analisi estremamente accurata di alcuni campioni di rocce provenienti dalla zona del Lago di Cignana, in Valle D’Aosta, che ha permesso di identificare per la prima volta diamanti di dimensioni micrometriche (circa 0.01 mm) all’interno di rocce Alpine. L’analisi della composizione chimica dei fluidi contenenti i diamanti è stata estremamente impegnativa: i laboratori dell’Università di Siena sono stati i primi a realizzare con successo simili misurazioni dirette in fluidi di origine così profonda, più di 100 km sotto la superficie terrestre.
I risultati ottenuti hanno dimostrato che i diamanti delle Alpi sono precipitati da fluidi acquosi nei quali sono state riscontrate alte concentrazioni di ioni carbonato e bicarbonato, inaspettate in fluidi di origine così profonda. I ricercatori hanno così osservato per la prima volta come il trasporto del carbonio a profondità maggiori di 100 km all’interno della terra avvenga anche per meccanismi di dissoluzione.
E’ stato trovato, insomma, un nuovo meccanismo di trasporto del carbonio nell’interno della terra, e questo consente di migliorare le attuali conoscenze sul ciclo profondo, e di conseguenza sulle emissioni in superficie, del carbonio terrestre. Avere una stima più precisa del carbonio emesso dalla Terra, che oggi viene calcolato considerando le stime globali di CO2 vulcanica, è fondamentale per valutare la CO2 presente in atmosfera, e capire gli effetti delle emissioni legate alle attività dell’uomo. Oggi è di primaria importanza interpretare con precisione questi dati, per poter descrivere la situazione attuale, prevedere quali saranno le tendenze future e quali gli effetti, ad esempio sul riscaldamento globale o sul clima, che ci possiamo aspettare.
Infatti, la risposta della Terra a questo tipo di eventi è molto più dinamica di quanto si creda, e questo dimostra l’importanza di una più ampia comprensione del ciclo del carbonio terrestre. La ricerca dell’Università di Siena porterà a nuovi importanti sviluppi soprattutto su questo fronte.
Autrice di queste scoperte, pubblicate sull’ultimo numero della rivista scientifica internazionale Nature Geoscience, è la ricercatrice Maria Luce Frezzotti dell’Università di Siena, in collaborazione con ricercatori delle Università di Torino e di Albuquerque (USA).
Gli studiosi hanno svolto un’analisi estremamente accurata di alcuni campioni di rocce provenienti dalla zona del Lago di Cignana, in Valle D’Aosta, che ha permesso di identificare per la prima volta diamanti di dimensioni micrometriche (circa 0.01 mm) all’interno di rocce Alpine. L’analisi della composizione chimica dei fluidi contenenti i diamanti è stata estremamente impegnativa: i laboratori dell’Università di Siena sono stati i primi a realizzare con successo simili misurazioni dirette in fluidi di origine così profonda, più di 100 km sotto la superficie terrestre.
I risultati ottenuti hanno dimostrato che i diamanti delle Alpi sono precipitati da fluidi acquosi nei quali sono state riscontrate alte concentrazioni di ioni carbonato e bicarbonato, inaspettate in fluidi di origine così profonda. I ricercatori hanno così osservato per la prima volta come il trasporto del carbonio a profondità maggiori di 100 km all’interno della terra avvenga anche per meccanismi di dissoluzione.
E’ stato trovato, insomma, un nuovo meccanismo di trasporto del carbonio nell’interno della terra, e questo consente di migliorare le attuali conoscenze sul ciclo profondo, e di conseguenza sulle emissioni in superficie, del carbonio terrestre. Avere una stima più precisa del carbonio emesso dalla Terra, che oggi viene calcolato considerando le stime globali di CO2 vulcanica, è fondamentale per valutare la CO2 presente in atmosfera, e capire gli effetti delle emissioni legate alle attività dell’uomo. Oggi è di primaria importanza interpretare con precisione questi dati, per poter descrivere la situazione attuale, prevedere quali saranno le tendenze future e quali gli effetti, ad esempio sul riscaldamento globale o sul clima, che ci possiamo aspettare.
Infatti, la risposta della Terra a questo tipo di eventi è molto più dinamica di quanto si creda, e questo dimostra l’importanza di una più ampia comprensione del ciclo del carbonio terrestre. La ricerca dell’Università di Siena porterà a nuovi importanti sviluppi soprattutto su questo fronte.