SIENA. Le esternazioni dell’ad della Fiat Marchionne di queste ore hanno riproposto prepotentemente il dibattito sul rapporto fra economia e presenza dello Stato, ovvero gli aiuti pubblici. Teorie economiche che hanno occupato pagine intere di libri e caratterizzato la storia degli ultimi cento anni dell’imprenditoria mondiale. C’è però una costante in tutto questo lunghissimo arco di tempo, la capacità degli artigiani di procedere da soli, senza aiuti esterni se non quelli dovuti alla loro capacità di “fare squadra” e “fare sistema” fra di sé. Su una cosa concordiamo con Marchionne: lo Stato non è vicino agli imprenditori (gli artigiani nel nostro caso) come vorremmo, tutt’altro. Tutti, davanti ai video, nei convegni, nei media dichiarano che la priorità per uscire da questa crisi è aiutare gli artigiani, le micro imprese, salvo poi il non fare niente e addirittura investire da tutt’altre parti ed il giorno dopo ripetere la stessa storia. Fortuna vuole, ma si tratta per lo più della ferrea volontà di chi lavora, di chi ogni giorno è abituato a portarsi la “famosa” pagnotta a casa, che le cose stanno cambiando. Da un’indagine effettuata su un campione di 800 cittadini e 242 piccoli imprenditori, risulta che sarà la microimpresa a creare nuovi posti di lavoro, sarà la micro impresa a far uscire il nostro paese dalla palude della crisi. Le micro imprese non solo guideranno la ripresa, ma cresceranno numericamente, proprio perché, oggi, il posto di lavoro bisogna crearselo. Nuove imprese stanno nascendo in settori nuovi, Ict, green economy, servizi ecologici e ambientali, servizi alla persona. La volontà, la fede che ogni artigiano investe nella propria azienda sembra che riesca a sconfiggere questo momento di difficoltà. Nel giudizio degli intervistati le micro imprese, “i piccoli cuori pulsanti dell’economia”, creano ricchezza e posti di lavoro in silenzio, senza ricevere agevolazioni e sussidi, rischiando in proprio, resistendo non solo alle “regole del gioco” che cambiano in continuazione, ma anche alla concorrenza sleale e alla illegalità. La microimpresa pur esposta ai venti della crisi internazionale in misura maggiore alla grande impresa, ha contribuito sino ad oggi in modo decisivo alla tenuta dell’economia e della occupazione. Alla domanda “secondo lei quanto è importante la micro impresa” il 50% risponde molto ed il 45% risponde abbastanza. Giudizi ugualmente positivi sull’importanza delle micro imprese sul fronte della tenuta occupazionale questa la percezione dell’87% degli intervistati. Davvero scarsa l’attenzione che il Governo concede alle esigenze delle micro imprese, pressoché inascoltate e non sostenute: per il 71% degli intervistati il Governo guarda soprattutto, se non esclusivamente, agli interessi della grande impresa. Possiamo solo auspicare che la nomina del nuovo Ministro dello Sviluppo Economico, consenta di attivare le necessarie politiche per rilanciare il nostro sistema imprenditoriale. Ecco perché non bisogna pensare che solo con un aiuto dall’alto si possano risolvere tutti i problemi ed aspettare che il miracolo avvenga, questo gli artigiani lo sanno, si sono rimboccati le maniche hanno stretto accordi con le proprie risorse, hanno condiviso i problemi, hanno migliorato la qualità e la competitività dei loro prodotti, hanno ripreso la valigia in mano, hanno superato il guado. Per fare in modo che tutto questo possa durare nel tempo, gli artigiani e la Cna, hanno bisogno di sentirsi meno soli, di avere accanto le istituzioni per costruire delle regole più semplici,meno burocrazia, di avere un accesso al credito più facile, più legato al progetto dell’impresa, e non al capitale dell’imprenditore. Gli artigiani i piccoli imprenditori, chiedono un mondo più vivibile, una società più rispettosa, proiettata nel futuro, una società più attenta ai bisogni dei propri cittadini, una società più equa. Solo rigenerando la fiducia, facendo rispettare le regole, dando più fiducia e valore alle piccole imprese, agli artigiani che si possono ridisegnare le strade del bene comune.
Paolo Parodi
presidente Cna Siena
Paolo Parodi
presidente Cna Siena