Una moria di pesci nel canale Solmine ha fatto sorgere la necessità di un controllo più approfondito delle aree soggette ad inquinamento
di LEXDC SIENA
SIENA. Il comitato contro l’inceneritore di Scarlino è di nuovo in prima fila a causa dell’ennesimo inquinamento del canale Solmine, con conseguente ennesima moria di pesci e molluschi fino allo sbocco in mare in località Puntone, luogo molto frequentato dai villeggianti senesi.
Il canale raccoglie gli scarichi industriali della zona, con riferimento anche all’inceneritore di Scarlinoenergia, e il “fattaccio” è successo il 27 dicembre scorso. Si è sentita chiamata in causa anche l’Arpat, che ha prodotto un lungo comunicato per informare la popolazione delle azioni di monitoraggio fatte nel canale in cui scorre prevalentemente acqua marina. E qui casca l’asino. L’attività di controllo è stata fatta in giorni prestabiliti, nel 2010 il 13 aprile e il 14 ottobre. Ora, se io volessi sbarazzarmi di rifiuti inquinanti nella zona, starei bene attento a non farlo nei giorni scelti dal monitoraggio! E se fossi, ad esempio, qualche utente collegato al depuratore di Follonica (senza per questo voler incolpare alcuno), saprei bene come fare a conoscere i movimenti di controllo di Arpat.
Il sindaco di Scarlino, secondo il comitato, tende a prendersela con i sostenitori dello stesso piuttosto che a porre in essere azioni forti e continue per individuare chi opera in danno all’ambiente e ai cittadini della zona, che subiscono una azione di inquinamento devastante da troppi anni, come avevamo documentato in una intervista di qualche tempo fa.
Così si conclude il comunicato Arpat: “Nei primi mesi del 2009 si è verificata una moria all’interno del canale… che ha indicato il permanere di una situazione critica. ARPAT riconosce il limite del controllo tradizionale… il canale dovrebbe essere dotato di un sistema di controllo in continuo della qualità delle acque… oltre a un sistema di prelievo automatico di campioni e la loro conservazione per cicli di 24 ore… per un sistema integrato di monitoraggio chimico-fisico e tossicologico”.
Come dire, mutatis mutandis, che se facciamo, per esempio, un sistema di monitoraggio a campione con centraline mobili a Poggibonsi scegliendo ad arte i periodi di attività, possiamo ottenere non i dati reali ma i dati che vogliamo di qualità dell’aria, e Arpat ce lo conferma in sede di attività analoga. Il comune di Poggibonsi, se vuol sapere cosa respirano i suoi cittadini, si deve affidare a dati scientificamente raccolti costantemente nel tempo e non al caso. E soprattutto faccia conoscere le informazioni a tutti in tempo reale con le dovute premesse metodologiche.