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SIENA. (s. b.) Da un lato c’è questa preoccupazione – tutta solo a parole – per i piccoli paesi, che sarebbero quelli che sorreggono e punteggiano un’idea di Italia dei borghi, di tradizioni diffuse, di vecchi mestieri e cibo, e prodotti tipici che piacciono tanto al turista, e che vengono “scoperti” sulle pagine dei più autorevoli quotidiani. È una preoccupazione ostentata dai politici, ma non è quasi mai seguita da fatti concreti.
Stare in un piccolo paese non è affatto facile, e in un’epoca di riduzione di costi e di servizi che si rarefanno in città, in un borghetto un po’ tagliato fuori, può succedere di vederli svanire del tutto, i servizi. Via le Poste, via uno sportello bancario, più lontano il medico, niente negozi (ovviamente), ma soprattutto via gli abitanti che invecchiano e muoiono. Coppie giovani zero, perciò anche niente nascite e poco ricambio. Certo, ci sono magari stranieri, lavoratori, che vanno ad abitare anche in un vecchio villaggio: loro però spesso parlano un’altra lingua, lavorano da mane a sera e il tempo della cosiddetta integrazione è ancora lontano. Ci vogliono dei bambini che crescano e acquisiscano una mentalità (cultura è una parola grossa) che li porti a vedere i vecchi del luogo come dei nonni, o come succedanei di nonni lontani.
Un piccolo vecchio paese è un organismo molto delicato, con equilibri fragili come le cartilagini dei suoi vecchi abitanti; per campare in attesa che accada un poco probabile miracolo che lo rivitalizzi, ha bisogno di amore, di attenzioni affettuose, di una buona parola, anche da parte di un visitatore di quelli che ormai si chiamano solo turisti e che da turisti, un po’ anche colonialisti, si comportano.
Figurarsi perciò quanto sarebbe prezioso che un nuovo abitante, anche senza farsi in quattro, avesse uno sguardo affabile, un po’ di attenzione generosa, magari qualche carineria, nei confronti di una piccola comunità che vede con apprensione le giornate che si accorciano e le attività svolgersi tutte via, fuori dal contesto – pure affascinante e attraente – delle vecchie case di pietra.
Se poi capita, in un paese in quella situazione, che arrivi qualcuno che anziché farsi conoscere come persona più giovane e vogliosa di collaborare, cerca piuttosto di conoscere la vita, le abitudini e le abitazioni dei vecchi abitanti, sfruttando i loro tic e le loro paure, intimidendoli con il racconto di un passato onorevole, pretendendo servigi, male dicendo alle spalle dell’uno e dell’altro, chiedendo prestiti di denaro a vecchi che vivono di pensioni minime, e affrontando con cipiglio da “custode dell’ordine”, o quasi da giudice, anche persone che avrebbero tutte le possibilità di schivare situazioni simili e ogni situazione che non sia la più banale del mondo, allora la piccola comunità paesana si sbriciola, entra nel panico, sussulta e rischia di perire.
Morire, forse no, ma annichilire di sicuro, se – contemporaneamente a presenze problematiche – accadono anche fatti più precisi e meno sfumati, come un’ondata di furti. Spariscono soldi da un’auto lasciata pochi minuti in sosta in un luogo in cui arrivano solo e sempre le stesse persone conosciute, spariscono altri soldi da una casa di cui la proprietaria ha avuto da sempre l’abitudine di lasciare le chiavi sotto il solito vaso, spariscono soldi anche dalla cassetta delle elemosine di chiesa; da ripostigli e soglie abitualmente sicuri spariscono bottiglie d’olio e di vino, cesti e attrezzi. Agatha Christie avrebbe da scrivere un altro dei suoi micidiali racconti; qualcuno potrebbe invece munirsi di buona volontà e cercare di ridare vita ai piccoli paesi spaventati dallo spopolamento. Nel frattempo gli abitanti dei piccoli paesi hanno un po’ cambiato le loro vecchie abitudini; sono diventati guardinghi, non lasciano più le chiavi nell’uscio, chiudono sempre a doppia mandata e hanno perso del tutto la speranza e la fiducia nelle istituzioni. L’autunno procede con i suoi splendenti colori, i cinghiali cercano i pochi grappoli scampati alla vendemmia; volpi e faine sono sempre alla ricerca di polli da spennare e i vecchi dei piccoli paesi ricordano con nostalgia i tempi in cui non era necessario guardarsi alle spalle.