Intanto per il rinnovo delle cariche in Fondazione è ripresa la corsa
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. In attesa dell’esito dell’assemblea dei soci di Banca Mps, possiamo dedicarci a quanto appare in costante movimento in città. In ambito pratico come in ambito ideologico.
Circa la banca, le conclusioni a cui sono arrivati gli inquirenti, indagando sull’acquisizione Antonveneta e successive operazioni disgraziate, non fanno altro che confermare quello che andavamo dicendo – e scrivendo – da anni. La politica, quella locale e quella nazionale, ha svolto un ruolo di primissimo piano nelle decisioni prese solo apparentemente dal management. I referenti politici nella banca, del resto, non avevano cariche secondarie – Mancini di area margheritina era presidente in Fondazione Mps e Mussari, di chiara appartenenza piddiina, aveva la stessa carica a capo prima della Fondazione e poi della banca. Bastavano forse anche solo questi indizi per far venire un piccolo ma lecito dubbio circa le influenze a cui questi personaggii erano sottoposti. Per i più scettici, inoltre, c’erano quei curricula magri, inidonei agli incarichi affidati, privi delle competenze necessarie per meritarsi quei faraonici compensi.
La prossima udienza – che vede indagato lo stesso Mussari insieme all’ex dg Vigni nella vicenda dell’acquisizione Antonveneta – si terrà il 23 maggio. Ma le indagini su commistione finanza-politica sono ancora in corso, vivaddio! E se sul fronte della banca Mps siamo in attesa di conoscere le chiare responsabilità e la longa manus del potere con tanto di nomi e cognomi (sebbene C., uno dei politici “di riferimento” decennali della banca, abbia fatto già qualche nome illustre come, per esempio, quello di Massimo D’Alema), sul fronte della Fondazione Mps si stanno consumando incontri, confronti, discussioni e pure rotture, intorno al rinnovo delle nomine. La deputazione amministratrice corre verso una conferma o verso il cambio di alcuni membri. I nomi in bilico, che pare non piacciono al Pd “conservatore”, sono quelli di Flavia Galletti e Camilla Dei. Troppo distanti dalle “direttive” politiche, troppo a sostegno della relativa autonomia della presidente Mansi.
E se la Fondazione Mps resta sempre al centro dell’attenzione, malgrado la pecunia ben ridotta negli anni, ci sono altri incarichi pronti per essere occupati, sempre e comunque dalla politica. Estra, per esempio. Alessandro Piazzi, uno dei più nominati e poltronati del Partito Democratico, è in lizza per il rinnovo della carica. Con l’ottimo sostegno del partito tradizionalista e di buone e salde amicizie anche in Regione. Il suo nome fa storcere il naso ai rinnovatori ma la forza di questi ultimi resta troppo relativa – anche grazie ad un tiepido sostegno del sindaco renziano – per poter realmente incidere su tali e tante decisioni.
C’è poi da scegliere i vertici di Siena Casa e, su questi, ci sarebbe già un qualche indirizzo. L’uomo che spesso ha fatto da ago della bilancia ad una maggioranza belligerante, l’ex-assessore al Bilancio, Mauro Marzucchi, sarebbe in pole position per il ruolo di presidente. Un incarico da 27 mila euro annui che non dipiacerebbe a nessuno in tempo di crisi. E potrebbe, eventualmente, aprire a nuove alleanze anche in Consiglio Comunale. Un’operazione che priverebbe del giusto peso i consiglieri di Siena Cambia e, di conseguenza lo stesso sindaco. O meglio: il vicesindaco, sul cui destino si è spesso sussurrato, prefigurandolo come vittima prescelta per un rimpasto di giunta. Un vicesindaco prima ben visto al potere, con incarichi e ruoli assegnati a lui e alla consorte, e poi, improvvisamente inviso e ritenuto scomodo. Una inversione di marcia interna al Pd di stampo ceccuzziano che ancora non trova una plausibile spiegazione.
Fino ad oggi – la vicenda Francesconi lo dimostra chiaramente – le nomine sono state politiche. Hanno continuato ad essere tali, infatti, anche sotto la guida valentiniana. Nulla è cambiato, diciamocelo. Nulla di sostanzioso. Nulla che faccia pensare ad una decisa (e come potrebbe essere altrimenti) inversione di tendenza. I posti da ricoprire formano ancora quella scacchiera in cui le pedine hanno un colore ben preciso e devono essere posizionate seguendo manuali che fanno impallidire qualunque Cencelli. E chi parla di merito, competenza e professionalità mente a se stesso e gioca d’anticipo su un argomento che “acchiappa” il popolo ma che neppure quest’ultimo persegue come dovrebbe. E la conferma sta nell’indignazione scarsissima che si solleva dalle strade e dalle piazze alla notizia dei “soliti noti” che vanno a ricoprire una illustre poltrona. Si resta tutti impassibili, in parte rassegnati e in parte forse meschinamente amareggiati per non essere nella posizione di poter godere di certi privilegi. L’indignazione viene relegata alla chiacchierata tra amici, allo sfogo in famiglia. Poi si dimentica e si passa ad altri pensieri, ad altre più impellenti necessità.
Si rimuovono, in un tentativo di difesa della propria lucidità o forse dei propri sogni, anche notizie che fanno un certo scalpore. Quella pubblicata a Pasqua, per esempio. Proprio a Pasqua, infatti, La Repubblica riportava un articolo in cui si parlava di riciclaggio di denaro sporco attraverso lo IOR, la banca vaticana. Sotto indagine per questo genere di “comportamento” l’ex-arcivescovo di Siena, Gaetano Bonicelli, oggi 89 enne in pensione ma rimasto a Siena fino al 2001. Il denaro è lo sterco del diavolo ha detto Papa Francesco in una sua recente omelia. Una frase che ha gettato nel dubbio morale i tanti italiani che non riescono ad arrivare a fine mese… ma che era rivolta, in prima istanza, agli uomini che governano l’economia globale… e in seconda istanza anche a quelli che indossano l’abito talare – con o senza cintura viola o porpora – e che hanno il compito delicato di gestire l’immenso patrimonio ecclesiastico fatto di lasciti e donazioni da parte di fedeli. Questi beni, come abbiamo avuto modo di sapere anche attraverso l’inchiesta sull’incendio alla Curia di Siena – perchè Siena fa scuola – sono spesso stati usati per aumentare il peso specifico–sociale o castale dei servitori di Dio. Come strumenti di scambio per ottenere benefici del tutto personali. Con buona pace del significato profondo della carità – in senso di amore per il prossimo – che è il pilastro del cristianesimo.
Siena si conferma, anche con questa notizia, uno dei centri più attivi della ramificazione del potere. Del resto credo in pochi possono aver dimenticato il contatto emerso tra MPS E IOR nell’acquisizione Antonveneta. Ed a pochi può essere sfuggito come, alle dimissioni di Gotti Tedeschi, allora presidente Ior per indagini sul suo conto, si sia fatto subito il nome di Giuseppe Mussari. Voci poi smentite perché nel frattempo anche quest’ultimo aveva cominciato ad annusare aria di indagini. Il grande peso della banca Mps negli anni ’90 non deve essere sfuggito ai banchieri del Vaticano e, quindi non possono stupire queste nuove indagini che hanno coinvolto l’anziano ex-arcivescovo di Siena.
Nel dibattito seguito alle indagini su Bonicelli qualcuno ha ricordato il Mangia d’Oro da lui ricevuto nel 1997. Dibattito che si era aperto, addirittura con l’apertura di una pagina Fb, anche su Ferdinando Minucci, Mangia 2004 e sulla opportunità di annullare quel riconoscimento. Un gesto, ovviamente, simbolico con il quale la città dovrebbe rinnegare e disconoscere quel gesto che, nell’intenzione, doveva premiare non solo i successi, la gloria ed i traguardi professionali raggiunti dei premiati, ma soprattutto la loro umanità, l’etica, la levatura morale, da portare ad esempio alle generazioni future. Non so quale senso possa avere tale operazione di “cancellazione”. Poco, credo, se a questa non si aggiunge una mai realmente affrontata autocritica, una analisi di quanto fino ad oggi fatto dalla “casta” e sostenuto da una città che si è voltata dall’altra parte, quando non si è mossa scompostamente per avvalorarla o adularla.
Quanti uomini e donne si sarebbero meritati il Mangia d’Oro per un lavoro intenso ma sommerso, non acclamato dai giornali di regime forse perchè reputato scomodo o non allineato? Ieri come oggi. Quanti uomini e donne sono ancora oggi vivi e attivi sul campo, portatori di una Italia sana e creativa, onesta e coraggiosa…
Occorre seguire un percorso propositivo… vanno cambiate le regole… e forse anche la lega delle medaglie…