Non avremo altro presidente che Pizzetti. Forse...
di Ruscitto Raffaella Zelia
SIENA. Il sindaco Valentini è tornato dalle ferie. Ce ne siamo accorte grazie ad una intervista rilasciata al Sole 24 Ore. Lanciato come un missile sul tema di scottante attualità riguardante le nomine in Fondazione, la banca e il futuro di entrambi gli enti.
In pieno stile rivoluzionario della prima ora, il primo cittadino sfodera ottimismo e grinta, “entusiasmo, ambizione e voglia di cercare nuovi segmenti di mercato”. Questa, almeno, è la frase che conclude l’intervista. E vale per la banca, ovviamente. O no?!? Perchè, in effetti, detta così, fuori dal contesto originario, la frase potrebbe calzare a pennello proprio addosso a chi l’ha pronunciata.
Valentini sarà tornato dalla vacanza rinfrancato? Avrà fatto un’analisi della sua situazione (e quindi anche della nostra) lontano dalle campane e dai campanacci della politica senese? Avrà trovato la maniera per tagliare i fili che lo imbrigliano e legano a scene e personaggi “a tinte fosche”? Si sarà impegnato a cercare “altri segmenti di mercato “etico” arrivando, magari, a guadagnare quella immagine di “rinnovatore” che ha perso molto del suo smalto?
Scorrendo bene l’intervista, però, abbiamo quasi paura a dire che “no”, non è cambiato proprio nulla. Scordiamoci i nuovi segmenti…
La pappa è sempre la stessa: la politica fuori dalla Fondazione e dalla banca, come se fosse possibile e come se lui stesso non avesse seguito pedissequamente la vecchia regola; macchè divisione interne al Pd, siamo tutti uniti, compatti e felici, come se non sapesse che questa è davvero grossa e non può crederci nessuno! Forse, durante la sua vacanza non gli sono arrivati gli echi di macchinazioni atte a concludere anzitempo la sua esperienza da sindaco. Echi di persone ben informate, che giurerebbero di aver sentito con le loro orecchie C. in persona minacciare un’imminente caduta del sindaco in carica entro fine settembre, al voto sul bilancio di previsione. E, a quel punto: l’Australia diventerebbe la meta di Valentini, come da lui promesso solo nel giugno scorso, e per noi si tornerebbe alle urne, con pianto e stridor di denti!
Ma tranquilli, non è vero niente, nessuna divisione interna al partito; la collaborazione regna sovrana e l’obiettivo è comune.
Anche l’intenzione di investire in cultura e ricerca scientifica nel futuro della Fondazione Mps è una certezza condivisa (caro Bezzini, si fidi, questa volta). E’ certo. Altrimenti un personaggio come Antonio Paolucci che ci sta a fare nella Deputazione Generale! Considerato che il signore in questione è nel comitato scientifico di Civita Group (non è una colpa, sia chiaro, ma siamo così abituate alla dietrologia che…), per non farsi mancare nulla per quello che riguarda la cultura, è anche nel comitato promotore di Urbino CEC 2019, concorrente diretta e aggueritissima di Siena. Non si può certo parlare di conflitto di interessi, ma ancora una volta ci pare una questione di opportunità. Per quello che può valere. Ma magari, Paolucci ha già dato le dimissioni e noi non lo sappiamo.
Ma torniamo a noi. Ecco il messaggio rivoluzionario capace di catturare la nostra attenzione e mettere in secondo piano ogni altra cosa: i vertici (Profumo) che si autoincensano fanno scattare lo spirito proletario di Valentini che sbotta proponendo il monumento al “bancario ignoto”. Altro che management strapagato!
E poi si torna sul piano reazionario: Pizzetti resta il nome sostenuto dal sindaco. L’uomo giusto per le sue competenze e per i collegamenti nazionali e internazionali. Niente marionette. Solo la convinzione di aver individuato la persona idonea al momento. Niente ragionieri e neppure salumieri (che magari, molto sommessamente, avrebbero saputo almeno fare bene i conti), e se poi si trova dalla parte giusta (ovvero il Pd) tanto meglio; non serviranno traduttori o narratori di antefatti; il dottor Pizzetti sarà già stato messo al corrente di tutto lungo il viaggio da Torino a Sovicille.
Nessun cedimento strutturale, nessuna apertura alle proposte dell’opposizione (neppure una banalissima citazione) e neppure, e figurarsi, alle proposte lanciate dalla rete e raccolte dalla stampa nazionale e da semplici cittadini pronti, addirittura, a creare una pagina su Fb di promozione dell’avvocato De Mossi al ruolo di presidente della Fondazione Mps.
E reazionaria (ma con abiti rivoluzionari) è la faccenda della “discontinuità” e la richiesta che il sindaco intende avanzare ai membri della Deputazione Generale. Nientemeno i quattro moschettieri dovrebbero cercare eventuali prove che evidenzino mancanze della precedente deputazione e quindi dare avvio ad azioni di responsabilità. E qui ci sorge un grande dubbio: ma il sindaco ha parlato di questa sua intenzione con il suo assessore Paolo Mazzini, che in quella deputazione sedeva? E poi, siamo davvero sicuri che sia necessario scomodare i deputati freschi di nomina, certamente impegnati in altre beghe? Non ci sono prove sufficienti, secondo il Valentini? Quel mancato rispetto dello Statuto che obbligava a diversificare il patrimonio? E quel mancato rispetto dello Statuto che imponeva di non indebitarsi oltre una soglia ben precisa quanto ben ampiamente superata? Lo sanno anche i muri (sicuramente i salumieri senesi, sebbene a qualche ragioniere sia sfuggito), ma evidentemente questo non basta. Anche perchè, in lizza per la presidenza della Fondazione Mps ci sarebbe (ancora!?) Alessandro Piazzi, anch’egli membro della Deputazione uscente. Sulla rampa di lancio per la presidenza della Banca nella stagione del dopo-Mussari, sempre sostenuto da C., oggi il suo nome viene ripetuto ai quattro venti per quest’altra poltrona da presidentissimo. Quindi, di azioni di responsabilità non se ne parla mai veramente.
Ma c’è un’altra poltrona che appare di grande interesse e su cui, all’ombra della stagione delle nomine “evidenti”, si stanno consumando altre guerre intestine: quella del direttore generale della Fondazione, quello che, ai fatti, metterà mano ai conti e stabilirà le linee programmatiche concrete dell’ente. Pare che C. tifi per la conferma di Pieri (in pieno stile discontinuativo), mentre sul fronte valentiniano le idee scarseggiano, probabilmente in vista del nome certo per il presidente.
Un nome certo che, a meno di 24 ore dalla prossima sedute della Deputazione Generale, non si conosce. I candidati in lizza sono tanti (resta anche l’autocandidatura dell’avvocato Falaschi) e non mancano le fazioni. E non è detto, come pure a volte accade, che l’accordo non venga trovato “con il favore della notte” su un terzo nome. Un nome che possa essere ingoiato senza troppo dolore dal sindaco, da C. e da Guzzetti (per esempio) che potrebbe sentire la Fondazione Mps come una spina nel fianco, da togliere con un colpo da prestigiatore. In passato si parlava di Divo Gronchi ma oggi non si potrebbe giurare sulle preferenze del presidente Acri.
E sul futuro della Fondazione? In barba all’entusiasmo del sindaco Valentini si arranca. I debiti sono tanti e non permettono grosse operazioni di smarcamento, senza scendere sotto la soglia del 10 per cento. Una triste verità che andavamo scrivendo in tempi non sospetti e che ha trovato una mesta conferma in quanto accaduto in seguito. Questo tanto per sottolineare che i sintomi della grave malattia erano lì da vedere senza bisogno di “mettere troppo a fuoco”.
Ma Siena dorme, neppure tanto disturbata dal clamore della Festa Democratica in Fortezza. Ieri sera (ospiti del Pd in veste di giornalisti) abbiamo percorso viali quasi deserti e non abbiamo sentito l’aria di spensieratezza che pure si respirava in tempi passati. In compenso, delle facce da partito non ne mancava alcuna: Bezzini, Guicciardini, Guasconi, Piazzi, Scaramelli, Chiantini, Mugnaioli e funzionari vari della segreteria provinciale facevano capannello nell’attesa che il Ministro Carrozza finisse il suo intervento, seguita da una settantina di persone tra cui i rettori senesi in carica o in procinto di assumerla. Certo, abbiamo sentito la mancanza del presidente della Fondazione Mps (ai tempi era Mussari) che stacca biglietti per il concerto di turno. Ma, del resto, non c’era Baglioni a cantare, quest’anno in Fortezza. E non abbiamo neppure intravisto C. ma è colpa nostra: non l’abbiamo cercato.
Insomma: la rassicurante atmosfera, sempre così costantemente proletaria e partecipata, controcorrente, non si è conservata, caduta sotto i colpi di chissà quale modificazione genetica sociale. In questo, la tanto declamata discontinuità ha colpito e ci ha lasciato un senso di malinconia e di rimpianto…
Ma siamo ancora in piedi. Anche questa volta.
(foto di Mirco Mugnai)
In pieno stile rivoluzionario della prima ora, il primo cittadino sfodera ottimismo e grinta, “entusiasmo, ambizione e voglia di cercare nuovi segmenti di mercato”. Questa, almeno, è la frase che conclude l’intervista. E vale per la banca, ovviamente. O no?!? Perchè, in effetti, detta così, fuori dal contesto originario, la frase potrebbe calzare a pennello proprio addosso a chi l’ha pronunciata.
Valentini sarà tornato dalla vacanza rinfrancato? Avrà fatto un’analisi della sua situazione (e quindi anche della nostra) lontano dalle campane e dai campanacci della politica senese? Avrà trovato la maniera per tagliare i fili che lo imbrigliano e legano a scene e personaggi “a tinte fosche”? Si sarà impegnato a cercare “altri segmenti di mercato “etico” arrivando, magari, a guadagnare quella immagine di “rinnovatore” che ha perso molto del suo smalto?
Scorrendo bene l’intervista, però, abbiamo quasi paura a dire che “no”, non è cambiato proprio nulla. Scordiamoci i nuovi segmenti…
La pappa è sempre la stessa: la politica fuori dalla Fondazione e dalla banca, come se fosse possibile e come se lui stesso non avesse seguito pedissequamente la vecchia regola; macchè divisione interne al Pd, siamo tutti uniti, compatti e felici, come se non sapesse che questa è davvero grossa e non può crederci nessuno! Forse, durante la sua vacanza non gli sono arrivati gli echi di macchinazioni atte a concludere anzitempo la sua esperienza da sindaco. Echi di persone ben informate, che giurerebbero di aver sentito con le loro orecchie C. in persona minacciare un’imminente caduta del sindaco in carica entro fine settembre, al voto sul bilancio di previsione. E, a quel punto: l’Australia diventerebbe la meta di Valentini, come da lui promesso solo nel giugno scorso, e per noi si tornerebbe alle urne, con pianto e stridor di denti!
Ma tranquilli, non è vero niente, nessuna divisione interna al partito; la collaborazione regna sovrana e l’obiettivo è comune.
Anche l’intenzione di investire in cultura e ricerca scientifica nel futuro della Fondazione Mps è una certezza condivisa (caro Bezzini, si fidi, questa volta). E’ certo. Altrimenti un personaggio come Antonio Paolucci che ci sta a fare nella Deputazione Generale! Considerato che il signore in questione è nel comitato scientifico di Civita Group (non è una colpa, sia chiaro, ma siamo così abituate alla dietrologia che…), per non farsi mancare nulla per quello che riguarda la cultura, è anche nel comitato promotore di Urbino CEC 2019, concorrente diretta e aggueritissima di Siena. Non si può certo parlare di conflitto di interessi, ma ancora una volta ci pare una questione di opportunità. Per quello che può valere. Ma magari, Paolucci ha già dato le dimissioni e noi non lo sappiamo.
Ma torniamo a noi. Ecco il messaggio rivoluzionario capace di catturare la nostra attenzione e mettere in secondo piano ogni altra cosa: i vertici (Profumo) che si autoincensano fanno scattare lo spirito proletario di Valentini che sbotta proponendo il monumento al “bancario ignoto”. Altro che management strapagato!
E poi si torna sul piano reazionario: Pizzetti resta il nome sostenuto dal sindaco. L’uomo giusto per le sue competenze e per i collegamenti nazionali e internazionali. Niente marionette. Solo la convinzione di aver individuato la persona idonea al momento. Niente ragionieri e neppure salumieri (che magari, molto sommessamente, avrebbero saputo almeno fare bene i conti), e se poi si trova dalla parte giusta (ovvero il Pd) tanto meglio; non serviranno traduttori o narratori di antefatti; il dottor Pizzetti sarà già stato messo al corrente di tutto lungo il viaggio da Torino a Sovicille.
Nessun cedimento strutturale, nessuna apertura alle proposte dell’opposizione (neppure una banalissima citazione) e neppure, e figurarsi, alle proposte lanciate dalla rete e raccolte dalla stampa nazionale e da semplici cittadini pronti, addirittura, a creare una pagina su Fb di promozione dell’avvocato De Mossi al ruolo di presidente della Fondazione Mps.
E reazionaria (ma con abiti rivoluzionari) è la faccenda della “discontinuità” e la richiesta che il sindaco intende avanzare ai membri della Deputazione Generale. Nientemeno i quattro moschettieri dovrebbero cercare eventuali prove che evidenzino mancanze della precedente deputazione e quindi dare avvio ad azioni di responsabilità. E qui ci sorge un grande dubbio: ma il sindaco ha parlato di questa sua intenzione con il suo assessore Paolo Mazzini, che in quella deputazione sedeva? E poi, siamo davvero sicuri che sia necessario scomodare i deputati freschi di nomina, certamente impegnati in altre beghe? Non ci sono prove sufficienti, secondo il Valentini? Quel mancato rispetto dello Statuto che obbligava a diversificare il patrimonio? E quel mancato rispetto dello Statuto che imponeva di non indebitarsi oltre una soglia ben precisa quanto ben ampiamente superata? Lo sanno anche i muri (sicuramente i salumieri senesi, sebbene a qualche ragioniere sia sfuggito), ma evidentemente questo non basta. Anche perchè, in lizza per la presidenza della Fondazione Mps ci sarebbe (ancora!?) Alessandro Piazzi, anch’egli membro della Deputazione uscente. Sulla rampa di lancio per la presidenza della Banca nella stagione del dopo-Mussari, sempre sostenuto da C., oggi il suo nome viene ripetuto ai quattro venti per quest’altra poltrona da presidentissimo. Quindi, di azioni di responsabilità non se ne parla mai veramente.
Ma c’è un’altra poltrona che appare di grande interesse e su cui, all’ombra della stagione delle nomine “evidenti”, si stanno consumando altre guerre intestine: quella del direttore generale della Fondazione, quello che, ai fatti, metterà mano ai conti e stabilirà le linee programmatiche concrete dell’ente. Pare che C. tifi per la conferma di Pieri (in pieno stile discontinuativo), mentre sul fronte valentiniano le idee scarseggiano, probabilmente in vista del nome certo per il presidente.
Un nome certo che, a meno di 24 ore dalla prossima sedute della Deputazione Generale, non si conosce. I candidati in lizza sono tanti (resta anche l’autocandidatura dell’avvocato Falaschi) e non mancano le fazioni. E non è detto, come pure a volte accade, che l’accordo non venga trovato “con il favore della notte” su un terzo nome. Un nome che possa essere ingoiato senza troppo dolore dal sindaco, da C. e da Guzzetti (per esempio) che potrebbe sentire la Fondazione Mps come una spina nel fianco, da togliere con un colpo da prestigiatore. In passato si parlava di Divo Gronchi ma oggi non si potrebbe giurare sulle preferenze del presidente Acri.
E sul futuro della Fondazione? In barba all’entusiasmo del sindaco Valentini si arranca. I debiti sono tanti e non permettono grosse operazioni di smarcamento, senza scendere sotto la soglia del 10 per cento. Una triste verità che andavamo scrivendo in tempi non sospetti e che ha trovato una mesta conferma in quanto accaduto in seguito. Questo tanto per sottolineare che i sintomi della grave malattia erano lì da vedere senza bisogno di “mettere troppo a fuoco”.
Ma Siena dorme, neppure tanto disturbata dal clamore della Festa Democratica in Fortezza. Ieri sera (ospiti del Pd in veste di giornalisti) abbiamo percorso viali quasi deserti e non abbiamo sentito l’aria di spensieratezza che pure si respirava in tempi passati. In compenso, delle facce da partito non ne mancava alcuna: Bezzini, Guicciardini, Guasconi, Piazzi, Scaramelli, Chiantini, Mugnaioli e funzionari vari della segreteria provinciale facevano capannello nell’attesa che il Ministro Carrozza finisse il suo intervento, seguita da una settantina di persone tra cui i rettori senesi in carica o in procinto di assumerla. Certo, abbiamo sentito la mancanza del presidente della Fondazione Mps (ai tempi era Mussari) che stacca biglietti per il concerto di turno. Ma, del resto, non c’era Baglioni a cantare, quest’anno in Fortezza. E non abbiamo neppure intravisto C. ma è colpa nostra: non l’abbiamo cercato.
Insomma: la rassicurante atmosfera, sempre così costantemente proletaria e partecipata, controcorrente, non si è conservata, caduta sotto i colpi di chissà quale modificazione genetica sociale. In questo, la tanto declamata discontinuità ha colpito e ci ha lasciato un senso di malinconia e di rimpianto…
Ma siamo ancora in piedi. Anche questa volta.
(foto di Mirco Mugnai)