Una lunga campagna elettorale giocata sul cambiamento. Aspettiamo che le promesse diventino fatti
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. “Oggi è un giorno perfetto per volare/oggi penso che il futuro sia un dovere/il ministero della speranza/ha detto che si può sperare/ oggi è un giorno perfetto per volare/oggi è un giorno che c’è tutto da capire” (De Gregori)
Urne chiuse e scrutini fatti. La lunga stagione elettorale 2013 si può dire conclusa. Circa seimila elettori hanno disertato i seggi rispetto al primo turno di queste amministrative senesi di stampo “straordinario”. Quindi, solo il 54 per cento degli aventi diritto ha deciso di prendere parte al primo sentito ballottaggio, ballottaggio vero, per la carica di primo cittadino. Per Eugenio Neri si sono schierati 11.146 senesi (quasi il doppio rispetto a due settimane fa); per Bruno Valentini 12.076 (500 e spiccioli di voti in più rispetto alla scorsa tornata). Toccherà dunque all’ex sindaco di Monteriggioni la “patata bollente” di un Consiglio Comunale tra i più frammentati della storia.
Venti consiglieri per la maggioranza: Mario Ronchi, Gianni Guazzi, Carolina Persi, Rita Petti, Simone Vigni, Gianni Porcellotti, Giulia Periccioli, Federico Nesi, Stefania Bufalini, Massimiliano Bruttini, Ivano Da Frassini, Katia Leonini (Pd), Pasquale D’Onofrio e Alessandro Cannamela (Sel), Laura Sabatini, Alessandro Trapassi, Lorenzo Di Renzone, Fabio Zacchei, Pasqualino Cappelli (Siena Cambia), Simone Lorenzetti (Riformisti). All’opposizione 5 consiglieri per la coalizione Neri: Eugenio Neri, Giuseppe Giordano (Siena Rinasce), Pietro Staderini (Sena Civitas) Massimo Bianchini e Luciano Cortonesi (Nero su Bianco). Il Movimento 5 Stelle potrà contare su Michele Pinassi e Mauro Aurigi mentre per Sinistra per Siena ci sarà Laura Vigni ed Ernesto Campanini. Dentro al consesso cittadino gli altri tre candidati a sindaco Marco Falorni, Enrico Tucci e Mauro Marzucchi. … e se un brivido è corso lungo la schiena (da quella del neo sindaco a tutti i cittadini) pensiamo sia una “sensazione” più che giustificata! A nomi di “buone speranze” si frappongono nomi certamente più inquietanti, poco trasparenti, chiaramente riferibili ad un potere precostituito di stampo “pre-inter-post crisi”. Personaggi, insomma, che fanno capo (ma lo abbiamo detto fino alla nausea) all’ex sindaco Ceccuzzi come al presidente del Consiglio Regionale Alberto Monaci. Ovvero alle due anime del Pd che si sono sposate senza aver mai davvero consumato. E che poi sono arrivati alla separazione violenta che ha avuto come vittima la città.
E, sul fronte dell’opposizione, sempre analizzando i nomi dei neo-consiglieri, i brividi non accennano a placarsi. Come si comporteranno i grillini in un confronto con Marco Falorni, Enrico Tucci, Mauro Marzucchi (tanto per fare qualche nome)?. Si riuscirà ad avere un adeguato e “utile” controllo sull’operato del Governo? O faranno un tutti contro tutti in una battaglia senza quartiere mirata solo alla visibilità in previsione di un possibile “ritorno alle urne” prima della naturale scadenza del mandato?
Se la stagione elettorale ha alternato momenti di noia a momenti di tensione, si prospetta una “alba” del nuovo Governo della città caratterizzata essenzialmente dalla seconda delle emozioni citate. La tensione.
Adesso Bruno Valentini non avrà ulteriori possibilità di appello. Da domani dovrà concretizzare il suo anelito di cambiamento, a partire dalla scelta della Giunta. Fino ad oggi per il suo pacato ignorare le forze “controverse” e “compromesse” interne al suo partito aveva avuto la “scusa” di essere troppo impegnato a raggruppare tutte le possibili forze per vincere una per nulla scontata tornata elettorale. Adesso le scuse sono finite. Il suo compito primario (quello che si è scelto e che ha voluto con tanta forza e perseveranza) dovrà essere quello di dare un volto nuovo alla politica e all’amministrazione della città. Impresa ardua: una di quelle (poche) cose su cui lui non può dire di essere esperto. Dal momento che stiamo ancora aspettando qualcuno che, dopo aver parlato di rinnovamento e moralità, poi li abbia realmente messi in pratica. La città ha deciso, con una maggioranza non certo da “esultanza”, piuttosto da stentata e timida riconoscenza, di confermare il Pd al “comando” di Palazzo Pubblico, sperando proprio nella nuova figura di Valentini e nell’eco delle sue polemiche accese con la dirigenza del partito e quindi nella netta condanna del passato. La “rivoluzione dolce” si è dimostrata una strategia vincente, sebbene ancora aleggi sulla parola “rivoluzione” una pensante incognita circa la sua reale esistenza. Questa sera, anche su questo aspetto, non ci resta che sperare: cercare di capire, aspettare e sperare. O, come scriveva nel Conte di Montecristo, Alexandre Dumas, “tutta l’umana saggezza sarà riposta in queste due parole: aspettare e sperare”.
Infine, qualche piccola considerazione sul risultato generale di questa tornata amministrativa. Una manciata di senesi ha decretato la vittoria del candidato del centrosinistra su quello delle liste civiche. La gran parte dei senesi ha deciso di delegare agli altri la scelta tra i due candidati. La ragione dichiarata? “Sono le due facce della stessa medaglia”. Fermo restando che proprio la stessa medaglia non era (per dei distinguo che non possono essere ignorati), il fatto di non essersi recati alle urne ha promosso questi senesi, direttamente e senza ulteriori esami, a “sostenitori” del vincitore. La prima ragione di questa semplice osservazione è che era Neri che partiva con ben 16 punti percentuali di svantaggio ed aveva quindi bisogno del supporto di una maggiore fetta di popolazione; la seconda è che della fedeltà degli elettori del Pd non si poteva dubitare: sebbene spaccato, il partito avrebbe votato granitico per il candidato Valentini. Dall’altra parte c’era un elettorato frammentato che diceva di avere come obiettivo unico il cambiamento e la fine dell’egemonia Pd ma che poi, per ragioni disparate, si è “spaccato” proprio in vista del traguardo, rallentando inesorabilmente la marcia. Se il messaggio di sfiducia della città al Pd si voleva lanciare, una volta per tutte, l’occasione di questo ballottaggio non poteva essere ignorata. Ci ricordiamo del detto “gli assenti hanno sempre torto”?
Ponzio Pilato con il suo lavarsene le mani non ha dimostrato di essere degno di apprezzamento e considerazione e, alla luce della sua non scelta, si può ritenere responsabile in solido della crocifissione di Cristo. Possiamo noi, poveri individui del terzo millennio, troppo legati alle cose materiali per riuscire a tenere sollevato il capo dalla polvere, confutare questa ormai consolidata tesi?
© RIPRODUZIONE RISERVATA