Senza candidati certi nel centrosinistra le amministrative non partono
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Stare dietro ai cambi di pensiero, alle ipocrite frasi dette solo per mostrare una condivisione del sentimento popolare – ammesso e non concesso che se ne conosca la natura e l’intenzione – diventa un vuoto esercizio filosofico che non porta a nessun risultato; a nessuna certezza; a nessun punto fermo da cui ripartire.
I pm che si occupano di dipanare la matassa Mps sono alacremente impegnati a sentire i protagonisti della storia. Davanti alla Procura sosta ancora un gruppetto di giornalisti. Piazza Salimbeni pare un piccolo deserto nell’andirivieni dei senesi. E isole circondate da una fitta nebbia sembrano anche il Palazzo Pubblico, Palazzo Sansedoni…
Martedì sera su Canale 5, Andrea Pamparana, vicedirettore del Tg5, ha raccontato fatti e cose che i senesi sapevano già molto bene. Le voci ascoltate [- l’avvocato Pagni, Romolo Semplici, l’avvocato Luigi De Mossi, Raffaele Ascheri, Paolo Mazzini, qualche sindacalista Mps, i due ex sindaci Mazzoni Della Stella e Piccini -] hanno confermato – senza remore – il degrado di un sistema che non ha saputo mettere a frutto una ricchezza ineguagliabile. Un sistema misto di “corruzione ed incapacità” che non ha saputo neppure dialogare con quanti, invece, avevano le mani pulite e qualche competenza in più. Nel generale disinteresse della città e nel puro e poco lungimirante interesse di pochi “castisti”.
I volti dei protagonisti sono solo passati in qualche fotogramma: un ex-presidente Mussari nella versione pre-disastro e, sempre lui, iinvecchiato improvvisamente, in un primo ingresso in Procura tra lanci di monetine e smorfie di profondo disagio; l’ex sindaco Ceccuzzi, in una vecchia intervista in cui chissà cosa stava dicendo; Antonio Vigni sorridente nel suo parka impellicciato; David Rossi in una delle sue apparizioni televisive; scorci del Vaticano; l’attuale presidente Profumo; l’ad Viola; Baldassarri… un bel compitino.
Il silenzio della casta, oggi, è l’unico comprensibile. Quello di tutti gli altri – e per altri si intende la città – francamente sta diventando inquietante. Sopra questo silenzio, le voci che si sollevano sono quelle dei candidati a sindaco che ancora viaggiano “a vista”, nell’attesa di conoscere i definitivi rivali alle prossime amministrative. Il nodo da sciogliere è ancora quello interno al Pd e, di conseguenza, interno al centrosinsitra.
Siamo ancora, purtroppo, al balletto “primarie sì… primarie no”. Il conflitto interno è in corso, furibondo, e ha stancato. Stufato. Annoiato.
Lo scontro tra Ceccuzzi e Valentini, alla sua nascita, aveva dato motivo a tanti di sperare in un cambiamento radicale interno al partito di maggioranza a Siena. E non poteva essere altrimenti, visti i disastri causati in città dalla vecchia dirigenza… non poteva essere altrimenti se, a capo dei democratici, non ci fossero degli incoscienti, ancora legati a doppio filo, al rinunciatario (causa avviso di garanzia) Franco Ceccuzzi. E pare sia sempre lui a fare incontri, a pontificare, tramite il suo fedele amico Carli, o Mugnaioli (dato anche per candidato) o Guicciardini.
Gli incontri, anche a Firenze, alla presenza della dirigenza regionale, sono all’ordine del giorno. Il diktat che arriva è perentorio: “La via delle primarie è auspicabile ma, in alternativa, si può anche pensare alla scelta di un candidato unico “di alto profilo”, che possa sanare la ferita interna – quella tra valentiniani e ceccuzziani, per capirsi – e mettere tutti d’accordo.
E capirai! Trovalo uno, vivo e con il cervello a posto, che possa mettersi in questo guazzabuglio con la ferma intenzione di rimanere un uomo libero dal sistema preesistente! Non facciamo fantapolitica, cortesemente. Restiamo con i piedi per terra. L’uscita di scena (virtuale) di Ceccuzzi non ha modificato di una virgola la struttura interna del Pd senese. Tutto e tutti sono rimasti al loro posto. Uomini e donne che rispondono, comunque, all’ex-sindaco dimissionario. E cosa mai può far pensare a chicchessia che un eventuale candidato, se non allineato al pensiero unico del partito, possa andare bene a Carli, Guicciardini, Bezzini & co. (ovvero sempre e solo a Ceccuzzi)? E l’alto profilo chi dovrebbe deciderlo? Sempre gli stessi? La nota stonata si sente lontano un miglio e francamente fa venire i capelli “ritti”.
Pare che Valentini ci voglia credere ancora anche se, oggi, ha messo in dubbio il tavolo aperto per la scelta di questo fantomatico candidato unico, dal momento che nessun rappresentante di Siena Cambia è stato invitato a dire la sua… Pare, anche, che le prossime ore siano quelle decisive. Nel caso così non fosse, la situazione potrebbe degenerare e portarsi dietro anche il sindaco di Monteriggioni che, nella sua incertezza, sta rendendo la vita difficile ai suoi stessi sostenitori. In molti pensano che questi tentennamenti siano l’anticamera ad un accordo che prescinda dagli ideali di cambiamento per i quali in tanti, credendoci fortemente, si sono spesi in prima persona. Non è che anche i fedelissimi si stanno stufando?
Ma poi: basterebbero le primarie libere a “sradicare il potere precostituito all’interno del Pd”? Ammesso e non concesso che, questo strumento democratico, possa essere preso seriamente in considerazione dall’attuale vertice democratico senese!
Di fronte al quadro incerto che coinvolge Sel, Riformisti e Siena Futura, anche gli altri schieramenti in campo battono la fiacca e paiono accusare il lento e poco definito avvio di questa campagna elettorale.
Laura Vigni resta sulle sue posizioni di sinistra e mostra un totale disinteresse alle vicende interne al Pd. Certo, non avere un avversario con cui confrontarsi sul passato senese, così ricco di spunti polemici, lega un tantino le mani…
Eugenio Neri, dalle sue pagine FB chiede ai senesi di sostenerlo, di fargli da “supporto” contro “forze oscure” che vogliono condizionare la sua azione indipendente di impegno civico. Di “forze oscure” se ne vedono in giro parecchie, a Siena… è dura non potersi fidare di nessuno. In questo momento di crisi, poi… Certo, mancando altre coordinate per definire queste “forze” diventa difficile fare da schermo difensivo.
Maurizio Montigiani prosegue il suo impegno su Mps, Università e Bilancio comunale. Le fratture interne alla Lega Nord non frenano, comunque, la sua campagna elettorale. Il candidato sindaco non se ne cura, non entra nel merito e fa bene.
Michele Pinassi, forte del recente successo alle politiche del suo schieramento, pare assumere un atteggiamento più sicuro e deciso. Il cammino, comunque, a Siena è tutto in salita. E’ bene che se ne renda conto. Questa città è molto più complicata di quello che appare. E già appare molto complicata!
Enrico Tucci, tra i candidati, è quello più attivo. L’inziativa di ieri sera (20 marzo) a Palazzo Patrizi, sulla “Sanità Senesota”, che aveva come spunto il nuovo lavoro editoriale di Raffaele Ascheri (è scaricabile sul blog dell’Eretico), lo ha visto al tavolo dei relatori con un atteggiamento per nulla da candidato sindaco. Il suo intervento asciutto, concreto, su un tema a lui più che familiare, è stato tutt’altro che un comizio. Apprezzabile. Come è stato apprezzabile lasciare libero spazio, in un incontro “targato” Pietra Serena e Siena C’è, anche agli altri candidati a sindaco. Solo Eugenio Neri ha preso la parola (c’erano anche Pinassi, Montigiani, Valentini): vuoi perchè anche lui più che competente, vuoi perchè sulla sua pelle ha avuto modo di vivere una pagina di “omertà sanitaria” che ha saputo onorevolmente contrastare.
Bella e incoraggiante la presenza del professor Giovanni Grasso e del dottor Domenico Mastrangelo; l’eccellenza nella ricerca (sempre più bistrattata) a braccetto con l’integrità morale. E stimolante e battagliera la presenza del dottor Mario Maiorano, ex dipentente Asl7, che è riuscito a smascherare una serie di magagne che si autogeneravano all’interno dell’azienda pubblica.
Politica, sanità, università, comune, banca, fondazione… il voltare le spalle a tutto questo, da parte della metà (e forse più) sana della città, ha generato il disastro. Il credere che demandare attraverso il voto voglia dire non curarsi più della cosa pubblica ha portato in tutti i settori ad un abuso di potere che la dice lunga su coloro che lo hanno esercitato. Nessun freno, nessun minimo desiderio di fare anche qualcosa di buono (tra i tanti fattacci propri).
Tra l’assenza di scrupoli di chi operava e la passività di chi subiva, siamo arrivati al fondo. E speriamo di non doverci mettere a scavare.
Adesso, per risalire, abbiamo una sola ricetta: l’impegno collettivo, un rinnovato senso della moralità e uomini e donne con una faccia sola. Possibilmente quella che mostrano pubblicamente!
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