Le assemblee dei circoli chiedono il "ricambio". Ma la cosa viene "ignorata"
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Strano gioco la politica. Un tempo arte nobile, attività riservata quasi esclusivamente ad aristocratici (perchè poco proficua e molto dispendiosa), a borghesi coltissimi, a compassati uomini di legge, è poi diventata una scelta di vita possibile per un sempre più vasto stuolo di candidati. La molla, quella che spingeva a intraprendere la carriera politica, in passato, era varia, ma si poteva comunque inserire tra le ambizioni sane dell’uomo. Tenuto conto che il voler primeggiare, voler lasciare un segno nella storia, voler essere un leader, non è di per sè negativo.
E arriviamo al qui e ora… Vediamo, facendoci prestare gli occhi dagli stessi iscritti, un Pd allo sbando. Il gigante di un tempo (potente per via di quel controllo su banca, fondazione, comune, università, ospedale), mostra chiaramente i suoi piedi d’argilla. E vacilla sotto i colpi interni di chi vorrebbe schiodarlo dal suo immobilismo. Di più: di chi vorrebbe contrastare la sottomissione ad una singola volontà, dimostratasi ampiamente poco lungimirante e poco trasparente.
E arriviamo al qui e ora… Vediamo, facendoci prestare gli occhi dagli stessi iscritti, un Pd allo sbando. Il gigante di un tempo (potente per via di quel controllo su banca, fondazione, comune, università, ospedale), mostra chiaramente i suoi piedi d’argilla. E vacilla sotto i colpi interni di chi vorrebbe schiodarlo dal suo immobilismo. Di più: di chi vorrebbe contrastare la sottomissione ad una singola volontà, dimostratasi ampiamente poco lungimirante e poco trasparente.
Ieri sera (12 marzo) si sono concluse le assemblee dei circoli cittadini alla ricerca di una strategia in vista delle amministrative. 17 circoli. Circa una ventina di persone (dove qualcosa in più dove qualcosa in meno) per circolo si è data appuntamento per decidere: primarie si, primarie no. I vertici avevano sconsigliato ai partecipanti di fare nomi. Poi, come accade quando le teste si incontrano, sono venuti fuori anche quelli. Tanto, mancando i verbali degli incontri… si può dire e fare a piacimento, avranno detto tra loro i “famosi” vertici. Peccato che, i presenti, non fossero per nulla distratti. Qualcuno ha sentito, preso nota, ascoltato l’umore, reagito malamente…
Difficile parlare di maggioranza in una situazione frammetata come è il Pd oggi. Difficile pensare che possa esserlo dopo tutto quello che è accaduto.
Una cosa è certa: l’aria di cambiamento arrivata con i renziani non accenna a fermarsi ed anzi trova nuovi proseliti all’interno del partito. E si rafforza anche grazie a tutti gli scandali emersi all’ombra della banca, e non solo.
Difficile parlare di maggioranza in una situazione frammetata come è il Pd oggi. Difficile pensare che possa esserlo dopo tutto quello che è accaduto.
Una cosa è certa: l’aria di cambiamento arrivata con i renziani non accenna a fermarsi ed anzi trova nuovi proseliti all’interno del partito. E si rafforza anche grazie a tutti gli scandali emersi all’ombra della banca, e non solo.
Il timore reverenziale in qualcuno resta sotto traccia (soprattutto nei gerarchi ceccuzziani), ma quelli che cominciano a far sentire la loro voce ci sono e metterli a tacere diventa sempre più complicato. Anche perchè i toni si alzano, le valide argomentazioni non mancano e sotterrare i “dissidenti” con la macchina del fango rischia di annegare l’intera città.
I nomi usciti dalle assemblee dei circoli sono pochi, appena accennati. Valentini, prima di tutto. Il suo nome è risuonato in diversi circoli, da parte di più iscritti. E questo dà la misura della voglia di opporsi e di dare spallate al vertice dell’apparato senese.
I nomi usciti dalle assemblee dei circoli sono pochi, appena accennati. Valentini, prima di tutto. Il suo nome è risuonato in diversi circoli, da parte di più iscritti. E questo dà la misura della voglia di opporsi e di dare spallate al vertice dell’apparato senese.
Altro che Mugnaioli, Ferretti e Bruni (nomi che pure qualcuno, dal comunale, ha fatto molto timidamente): gli iscritti al Pd hanno chiesto, a gran voce, il totale rinnovamento della dirigenza del partito e l’uscita di scena di quelli che si sono “distinti” per i ruoli ricoperti negli anni del disastro generale dei conti (e non diciamo di quali tanto sono tutti nelle stesse condizioni). Una richiesta che, solo qualche decennio fa, non sarebbe arrivata dal basso (e certo non sarebbe stata messa a tacere) ma sarebbe, invece, stata anticipata dalle dimissioni spontanee di chi, riconoscendo i propri errori, anteponeva il bene del partito al proprio tornaconto.
A Siena, invece, quanto più la verità sfugge prepotente dalle maglie dell’omertà, dell’inciucio e del malaffare, tanto più si mettono in moto gli untori, i fantasiosi sceneggiatori, gli abili tessitori del nulla, intenti a fare i nodi al bandolo del groviglio che si è spezzato in più punti. La verità rischia ogni giorno di restare vittima di trame ordite nelle segrete stanze da uomini che hanno perso ogni contatto con la realtà e per questo ancora più scriteriati e scellerati che mai.
Purtroppo il Pd (o quello che ne rimane) resta ostaggio di pochi uomini che, forse, non riescono ad afferrare chiaramente la misura di quanto gli è accaduto intorno negli ultimi mesi. Uomini che sono rimasti a logiche pre-disastro e pre-dissesto che, se facevano pena prima, adesso fanno rabbia.
La cosa che fa ben sperare è che dietro Valentini e gli aderenti a Siena Cambia c’è una parte di democratici attivi che hanno fatto o stanno facendo una seria e ponderata, seppure sofferta, analisi della gestione senese del partito. E stanno dissentendo. Dall’interno. Mettendo in moto un senso critico che solo fino a un anno fa era impensabile, stanno guardando in faccia le cause dirette della mala politica e si stanno facendo carico del cambiamento. Con grande orgoglio, con un senso di responsabilità forse neppure tanto dovuto in quanto indiretto, stanno facendosi carico dell’immagine del Pd, della sua fragilità, e dell’onta che gli è caduta addosso, nel tentativo di recuperare una dignità persa.
Una prova di coraggio che non merita di essere tradita dai soliti giochi di palazzo. E che dovrebbe accecare di vergogna quelli che la contrastano con manovre sordide. Quelle stesse manovre – e stessi manovratori – che hanno vilmente usato persino la morte per stringere quelle maglie da cui la verità aveva trovato modo di uscire. Non rassegnandosi al tempo che è irreversibimente cambiato, questi fantocci sanno di non poter sopravvivere ad una stagione di chiarezza e si affannano a cercare vie di “restaurazione”.
In questi giorni, a Siena, è difficile sperare. I conti non tornano e, dietro i numeri è sempre più difficile nascondere una cattiva gestione della cosa pubblica che, purtroppo, non si può dire conclusa neppure adesso. Roba da scoraggiare i portatori sani di ottimismo! E roba da far desistere molti dall’ipotizzare una diretta azione nel futuro governo della città. Diciamolo: il Comune, per come è messo, non è un “boccon da ghiotti”! Occorre essere molto motivati, fortemente temerari, persino avventati per lanciarsi in una avventura che si prevede una carica di responsabilità e è certamente sprovvista di consenso.
Occorre, inoltre, una vagonata di partecipazione, di trasparenza e di onestà, per mettere insieme una squadra “eroica” che sia da esempio al resto della città. Questa città prima inconsapevole (ma forse è quello che speriamo non quello che è realmente) poi incredula, poi ancora sgomenta, ferita… e adesso? La mia fida mestizia vorrebbe suggerire qualcosa…