7 candidati o aspiranti tali per una città al centro dell'attenzione mediatica
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Politica, politica e ancora politica. Perchè questo termine non appartiene solo a quelli che ne hanno fatto, ahimè, una professione… la buona amministrazione della cosa pubblica riguarda tutti! E allora, occupiamocene! Magari storcendo il naso, tappandocelo, alle volte, almeno fino a quando non saremo in grado di far “cambiare aria” alla stanza dei bottoni…
Siena resta ancora sotto assedio dei professionisti dell’informazione. E’ giusto: in questo periodo pare proprio che siano le notizie a rincorrere i giornalisti! E, approfondendo appena le notizie, ci si trova spesso a grattare superfici solo in apparenza pulite. Sotto, si trova sempre un intreccio di rapporti sovente poco puliti. A volte anche insospettati. E si comprende molto più chiaramente – se qualcuno ancora avesse bisogno di prove – come è potuto accadere che tutte le istituzioni cittadine siano state in balia di un gruppo ben organizzato (e trasversale) di potere. All’ombra di questa doppia tornata elettorale, si stanno consumando vendette, rese di conti e, parimenti, si stanno creando alleanze insolite, matrimoni inattesi, impensabili rapporti.
Con il disastro della banca sullo sfondo, con quello del Comune e dell’Università a seguire, i politici di professione non hanno perso l’abitudine di complottare, fare e disfare seguendo una logica tutt’altro che superata. Certo non per loro…
Franco Ceccuzzi, dopo le primarie farsa e le conferenze stampa per prendere le distanze dai suoi vecchi amici (Mussari in primis), ha proseguito la sua campagna elettorale senza indugi o tentennamenti, sostenuto, in maniera sempre più tiepida in verità, dai vertici nazionali del suo partito. Quelli che hanno negato qualsiasi rapporto con la banca contro l’evidenza di nomine e nominati dal partito (sempre Mussari in primis). La sua sfrontatezza e la sua testardaggine non hanno una spiegazione logica apparente. Come non ce l’ha la disponibilità di alcuni suoi “amici” che si prestano al gioco denigratorio messo in atto contro i suoi oppositori – più interni al partito che esterni. Scaricare le responsabilità di quanto accaduto a Siena sempre su altri poteva essere una buona tattica fino a qualche mese fa. Adesso è una scelta insostenibile che non fa altro che esacerbare gli animi e creare una sempre maggiore disillusione nei confronti della politica e dei politici. Inutile: gli asini non volano, e neppure saltano molto in alto! Insistere con il dire che il sindaco si e dimesso per colpa degli otto consiglieri “dissidenti” è una barzelletta, diciamolo. Così come il fatto che i vertici del Pd locale non sapessero quello che accadeva al Monte dall’amico Giuseppe. E che il Santa Maria della Scala si trova in condizioni disperate? Sempre colpa di qualcun altro? Allora le cose sono due: o l’ex sindaco non si accorge di quello che gli accade intorno, e allora “non può candidarsi a governare la città in un momento così delicato”, oppure se ne accorge ma non sa che pesci prendere (escludiamo l’ipotesi che sia lui a decidere cosa far accadere…) e allora “non può candidarsi a governare la città in un momento così delicato”.
Bruno Valentini, dopo aver scatenato il putiferio per delle primarie aperte, ha dato vita, insieme ad una trentina di esponenti non di secondo piano del Pd, a Siena Cambia. Per la nuova associazione è lui il candidato sindaco. Ma la candidatura non è stata ancora ufficializzata. Si attende, pare, la chiusura delle politiche che, sulla carta, potrebbe decretare la caduta di Ceccuzzi e il riequilibrio del partito. Le ipotesi sul banco sono diverse: c’è chi giura che Ceccuzzi non sarà il candidato definitivo dei democratici. Se lui farà un passo indietro non potrà farlo in avanti Valentini, pena l’ennesimo fratricidio. Allora entrambi potrebbero lasciare il passo ad un terzo candidato, quel Paolo Mazzini che ha improvvisamente mostrato il suo pensiero “contro” dalle stanze della Fondazione Mps. Entro il 26 febbraio Valentini dovrà sciogliere gli indugi se vuole davvero mettersi in gioco per la candidatura a sindaco di Siena, dimenttendosi da sindaco di Monteriggioni. A quel punto avrà il quadro chiaro della situazione post elettorale. E potrà decidere se uscire da Pd e presentarsi con una sua lista civica oppure restare nel Pd e mettere da parte tutte le “frizioni” nate con i vertici locali. In tanti lo danno “in dialogo” con gli altri candidati a sindaco. Un dialogo aperto e senza preclusioni di pensiero o di coalizione. Un accordo di larghe intese potrebbe anche essere una buona cosa, nell’ottica della salvezza della città e quindi dell’unione delle forze, ma gli elettori oggi pretendono una trasparenza che, come concetto non è ancora arrivato a chi si candida ad essere rappresentante della volontà del popolo. Ed è un vero peccato.
Laura Vigni e Sinistra per Siena da mesi parla di modifiche allo Statuto della Fondazione. Un passaggio molto delicato ed altrettanto importante. Il gruppo sostiene che a fare le modifiche debba essere la deputazione uscente, per non dover fare le nuove nomine con un metodo che, negli anni, si è rivelato inappropriato e “aberrante”. Peccato che, con un tempismo decisamente sfavorevole, il Corriere della Sera se ne sia uscito con la bozza di modifica allo Statuto che vede la possibilità di allontanare la direzione generale della Banca da Siena. Un duro colpo, che non è dipeso dalla Vigni ma che, in qualche modo (salvo colpi di scena) delegittima l’attuale organo amministrativo della Fondazione a discapito della proposta della sinistra senese. Di “dubbie scelte” ne sono state fatte tante, troppe. Diciamo che, usando un eufemismo, la città non si fida di questi amministratori. E ne ha ben ragione. Forse Laura dovrebbe rivedere le sue posizioni e cercare nuove strade per contrastare i vecchi metodi che hanno sorretto il controllo della Fondazione.
Anche Enrico Tucci ha il suo bel grattacapo in questo fine settimana di febbraio. L’uscita sull’Espresso in cui si parla dell’acquisto da parte dell’ex dg Vigni di una grande proprietà appartenente a Mps Tenimenti ha visto annoverato anche Romolo Semplici, uno dei vertici di Pietra Serena. L’articolo allude anche all’opposizione “blanda” dei rappresentanti della lista nell’ultimo Consiglio Comunale lasciando intendere una conoscenza o comunque un possibile intreccio con la maggioranza al potere.
Maurizio Montigiani è il candidato ufficiale della Lega Nord. Lui, montepaschino doc, non teme la vicenda bancaria ed anzi ha trovato nei rappresentanti nazionali del suo partito un valido appoggio alla “battaglia”.
Michele Pinassi è il terzo candidato in lizza (con Laura Vigni e Franco Ceccuzzi) che già un anno e mezzo fa (quasi due) aveva tentato la scalata allo scranno di sindaco. Il Movimento 5 Stelle conta sull’effetto delle politiche e ha, al suo interno, personaggi che sono ben noti per il loro ruolo di “grilli parlanti” su numerose vicende senesi.
Eugenio Neri nelle ultime settimane ha dato prova di essere ben disposto ad andare “ai materassi”, come nella famosa frase del “Padrino”. Non ha temuto la rissa e neppure le critiche che, normalmente, gli arrivano, circa la compagine che lo sostiene. Forte della sua inattaccabilità personale si è impegnato a evidenziare la sua “indipendenza” da certi schemi della politica, creando anche qualche maldipancia nel tradizionale mondo politico. L’outsider si impegna sul serio e potrebbe essere un interessante avversario.
Ne resterà soltanto uno. Tra qualche mese – ma forse anche prima – potremo fare il conto dei sopravvissuti alle politiche e poi dei prediletti dall’elettorato senese. E non sono escluse sorprese (cosa che ci auguriamo). Indipendentemente da quello che, ancora e forse sempre, si decide nelle “segrete stanze”.
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