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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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2013: siamo, siate dei colibrì!

Le difficoltà non mancheranno: servono uomini e donne che sappiano fare la loro parte

di Raffaella Zelia Ruscitto

SIENA. Siamo pronti ad abbandonare un annus horribilis come quello che tra qualche ora si chiuderà tra canti, balli e musica in piazza? Siamo davvero pronti a farlo?
Potrebbe apparire una domanda ridicola… il tempo passa, nonostante i nostri eventuali tentennamenti, le nostre paure rivolte al futuro…
Tra poco sentirete il tappo dello spumante emettere quel tipico, secco, suono che, anche ad occhi chiusi, porta ad altre immagini di festa condivisa. E penseremo, forse, a quanti non sono tra le facce che ci stanno intorno, davanti, nel preciso momento in cui faremo tintinnare i calici sperando, in cuor nostro, in un tempo migliore, in una serenità duratura.
In quei pochi secondi che precedono l’inizio di un nuovo anno si resta come sospesi tra i ricordi dell’anno appena passato e le speranze che si assiepano davanti a quel cambio di data così atteso, celebrato, desiderato.
I senesi lasceranno questo anno con uno spirito di liberazione. Forse, con un sospiro di sollievo.
Il pessimismo che esattamente un anno fa ci sovrastava è stato superato, incredibilmente, dagli avvenimenti. https://www.ilcittadinoonline.it/news/144737/Aspettando_il_______riflessioni__pessimistiche__sul_tempo_che_verr%C3%A0.html
366 giorni fa – sembra passato un secolo – analizzavamo le vicende senesi con preoccupazione. Oggi, dopo che quanto temevamo è avvenuto – in parte – i timori, le ansie, non ci hanno abbandonato. Eppure, nel nostro spirito, è scesa una strana calma.
La pace che ci avvolge, probabilmente, è simile a quella di un esploratore che, raggiunto un punto di osservazione sognato lungo tutto un faticoso percorso, si siede e, accantonando per un attimo la meta ultima del suo viaggio, assapora il silenzio dopo aver sentito il rumore dei suoi passi, il suo respiro affannoso… osserva il paesaggio ampio e avvolgente, dopo essere stato costretto in una foresta intricata ed avversa… analizza il percorso fatto e, con maggiore chiarezza, studia quanto ancora deve camminare… e non c’è pessimismo nei suoi pensieri ma una lucidità che si fa mitezza, calma. E forza.
Dopo un 2012 segnato da eventi drammatici per la comunità, la parola che viene in mente – il punto di osservazione – è la “perdita”. Abbiamo perso. O siamo stati privati. Che lo si guardi nell’ottica dell’individualismo o della collettività, comunque ci resta questa mesta posizione. L’elenco è presto fatto.
Abbiamo perso una banca. Il Monte dei Paschi in questo 2012 è diventato un colosso dai piedi d’argilla. Svuotato del suo patrimonio,  ha assunto le dimensioni di un “problema nazionale” con aiuti di Stato che mai aveva ricevuto in passato. Il suo azionista di maggioranza, la Fondazione, rappresentante della comunità senese, è praticamente franato sotto i colpi inferti dalla malagestio di un management che doveva essere al suo servizio – al servizio della comunità e invece… il “padrone” della banca si è fatto “servo” contro il suo stesso interesse, come nella peggiore – o migliore – commedia dell’arte! Oggi i dipendenti della banca guardano con timore al proprio futuro: qualcuno di loro ha già trovato sotto l’albero la lettera di licenziamento. E se vi pare un buon Natale…
Il Comune è passato nelle mani di un Commissario. Lo strappo interno alla maggioranza si è consumato all’ombra di un bilancio disastroso, impossibile da approvare senza la certezza dell’intervento della Fondazione (arrivata solo in seguito all’insediamento di Laudanna). E questo è, di per sè, un fallimento dell’amministrazione corrente e di quella precedente. Come è possibile che un Comune come è Siena, abbia bisogno di milioni di euro arrivati da enti terzi per potersi mantenere? Pur avendo attuato una pressione fiscale tra le più alte d’Italia!
In un momento di passaggi cruciali, di decisioni importanti da prendere, di credibilità vacillante del “sistema Siena” (inteso nel senso buono) la città è rimasta sprovvista di rappresentanza. Di autorevolezza ne era già priva da tempo. Infatti, la sua classe dirigente aveva dimostrato ampiamente e su molteplici fronti un pressapochismo legato a doppio filo allo scarso, quasi nullo, interesse per il benessere della città da una parte e l’affannoso, spasmodico attaccamento a poltrone e potere dall’altro. Nessuna lungimiranza, nessuna preparazione, niente di niente. Solo accordi sotto banco per garantire posizioni di prestigio economico agli accoliti e rafforzare la rete di “amicizie” su cui contare, anche solo per una questione di riconoscenza.
L’Università, schiacciata dai debiti si trova ad essere privata del suo principale scopo: non produrre entrate per ripianare i buchi, non licenziare per ridurre i costi e neppure togliere diritti ai dipendenti spogliandoli anche dell’entusiasmo e dell’attaccamento alla propria istituzione…. no… non è esattamente questo lo scopo di una università. Lo scopo principale di questo genere di istituzioni è essere fucina di intelletti liberi, di creatività a disposizione della collettività, di ingegno puro orientato al materiale e allo spirituale. Una Università ricca di secoli di storia, dovrebbe spendere sui suoi giovani, sulle belle speranze – con mani e piedi – sulle menti spiccatamente produttive, sugli animi nobili di una società, spingendo, quindi, tutti, verso una evoluzione “a valanga”, impossibile da frenare. Impossibile, anche in tempo di presunta crisi.
Invece, con rammarico, si scopre che questa nostra Università ha nutrito un apparato esterno di accordi, intrallazzi, malcostume fornendo e mettendo a disposizione le sue prebende e la sua “autorevolezza” al miglior offerente, al meglio “piazzato”. Oggi, tra indagati e illegittimati, stiamo a guardare una diluizione dei debiti che serve solo a caricare esageratamente le generazioni future di “spese” che non gli sarebbero state di competenza…
L’ospedale: un’altra piaga. Prima eccellenza oggi “succursale” di Firenze. Ridotto all’affanno da una serie lunghissima di “ristrutturazioni”, dal declino economico dell’università, dallo strapotere di alcuni professoroni a dispetto di altri, da forme di nepotismo a volte accettate per competenza a volte accettate e basta; di competenza neppure l’ombra…
E allora, di grazia, da dove ci viene questa calma che pure, nonostante tutto, ci avvolge e non ci lascia? Di fronte a questo disastro, a queste macerie, alla deriva morale e sociale della nostra città e, per esteso, del nostro Paese, noi abbiamo la tranquillità e la “follia” del colibrì che, noncurante della assoluta inutilità del suo gesto, si dirige caparbio verso l’incendio che sta devastando la foresta. Lui, il più piccolo tra gli animali. Mentre il leone fugge, e con lui tutti gli altri, il piccolo uccello tiene nel becco una goccia d’acqua; lui vuole “fare la sua parte”.
In questo 2013 che arriva, come gli altri anni che lo hanno preceduto, ILCITTADINOONLINE.IT continuerà a fare la sua parte.
Una parte incomprensibile a tanti, per molti versi inutile, certamente scomoda, a volte condivisibile ma pur sempre attaccabile per opportunità e convenienza – perché denigrare, a prescindere, serve ad insinuare il dubbio, ad indebolire l’immagine: una pratica che funziona dai tempi di Gesù Cristo e ancora prima di lui.
Ci attende una campagna elettorale di grande fermento, in linea con la nuova era predetta dai Maya…

Speriamo in una competizione per le primarie. Speriamo in uno spirito di “rivoluzione” che soffia nel Partito Democratico. Troppo timidamente per poterci credere ma tant’è. Speriamo ancora perché voci discordanti ne arrivano ogni giorno. Al di là delle candidature uscite per “quietare qualche rivale scomodo”  alle primarie parlamentari. Al di là dell’uscita, sbattendo la classica porta, dell’ex sindaco Maurizio Cenni. Un colpo di scena che inconsciamente ci aspettavamo tutti ma che nessuno riusciva a rendere “consapevole”. La rottura, tra Cenni ed i vertici del suo partito, risale ad almeno un anno prima della fine del suo mandato. E che non ce lo ricordiamo più?? E che ci siamo dimenticati, per caso, la caciara sulle nomine in Fondazione??? Per favore, non caschiamo sempre dal pero… che uno di questi giorni ci facciamo ben male!

Speriamo, invece, fortemente, che Bruno Valentini riesca a raccogliere le firme necessarie per aprire una vera competizione interna al partito; per sparigliare le carte e rimettere in discussione un apparato ingessato da troppi anni di potere incondizionato. Non sarà il nuovo che avanza, come ha detto qualcuno, ma potrebbe essere un primo, timido passo verso un cambio di rotta del partito che rappresenta ancora la maggioranza a Siena. Impensabile l’uscita di un “homo novus” in una struttura così granitica: inutile sperare in una “discontinuità” netta; è credibile, invece, un lento ma progressivo mutamento, come di coscienze che si svegliano dopo anni di coma.

Il coma vissuto dalla sinistra senese che oggi ha una compagine degna di tal nome sotto la candidatura di Laura Vigni, unica donna, come nella precedente tornata elettorale, ad accettare la nuova sfida. Battagliera, tanto da poter reggere lo scontro.

Spaccato anche il PdL: una parte simpatizzante con la compagine del Baricentro Civico; un’altra interessata alla neonata formazione capeggiata da Enrico Tucci, sostenuto anche dall’Associazione Pietraserena.

Spaccata anche la Lega Nord: con l’arrivo di “Più Siena”, costola di “Più Toscana” fondata dagli ex Carroccio regionali, i giochi sono aperti e non si capisce ancora quale peso avranno le azioni messe in campo dall’attivissimo gruppo di Francesco Giusti e Maurizio Montigiani a difesa del Monte e dei dipendenti dell’Università. Prima che nelle urne, nelle decisioni di eventuali alleanze. I leghisti senesi hanno brillato per “interventismo” e questo potrebbe pesare sulle decisioni che verranno prese a livello regionale.

Il Baricentro Civico, capeggiato da Eugenio Neri, ha mosso i suoi primi passi con cautela, mostrando di voler ambire ad una posizione importante in questa campagna elettorale; non alla ricerca di una collocazione tra destra e sinistra ma di una credibilità sul candidato e sul pensiero che lo muove. E pure sulle persone che lo sostengono. Una questione, quest’ultima, tutta da sviscerare e su cui, certamente, questa formazione si gioca la partita più importante.

E vogliamo parlare pure, tanto per non farci mancare niente, della neonata associazione 53100? Un logo che è a metà tra un bersaglio ed un divieto… nomi illustri… volti noti. Nessun candidato a sindaco. E qui il sospiro di sollievo è d’obbligo! Una lista, quella sì, che possa sostenere una maggioranza eterogenea, dicono, ma compatta. Siamo pronti a raccogliere le novità che vorranno proporre… con lo scetticismo che deriva dalle “amicizie”, che non si possono proprio mettere tra le cose “a prescindere”.

In questo “incendio” di passioni, convincimenti, guerre più o meno vere, accuse, difese, dichiarazioni di intenti e manifesti programmatici, noi ci butteremo a capofitto – un piccolo stormo di colibrì laboriosi e folli – dicendo la nostra, rischiando di sbagliare, prendendo posizioni scomode o impopolari. Il nostro intento non è piacere agli altri ma seguire la nostra coscienza. In perfetto stile narcisistico, intendiamo piacere a noi stessi. E dormire tranquilli la notte, avvolti da quella calma che, questa sera, vogliamo trasmettere ai nostri lettori.

Cari, carissimi…. vi auguriamo, in questo 2013, di conquistare la vostra “calma interiore” e di lanciarvi nell’incendio che vi sovrasta con la determinazione e l’incoscienza del colibrì con la sua goccia d’acqua. Perché se ognuno di noi è una goccia, tutti insieme siamo il mare. Vi auguriamo di essere più coraggiosi del leone, più veloci del giaguaro, più intelligenti e “portatori di memoria” degli elefanti, più lungimiranti delle aquile… non vi sarà richiesto di meno in questo anno di trasformazione. Un anno in cui Siena si gioca quel poco che gli resta… seguita dal resto del mondo.

Auguriamo a tutti di riconquistare quanto è stato perso, di svegliarsii dal torpore o dallo spavento che ha colto molti e di ritrovare l’energia e la lucidità necessarie per fare scelte giuste.

A volte speriamo nelle stelle, nei numeri, nell’anno che verrà (come diceva Dalla) perché non sappiamo essere noi stessi il perno del cambiamento. Cambiare… Quale migliore augurio per tutti noi???

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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