Il gioco delle parti in alleanze fino a ieri inimmaginabili
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Il tempo delle mele è finito. E pure quello dei pomodori marci in faccia. Tra ex Ds e ex Margherita dalle parole si è passati ai fatti.
Sospensione dagli incarichi per i sette dissidenti, rottura di ogni rapporto, “trame” tessute tra i palazzi aviti, tra le lastre, tra un sussurro e l’altro per mettere in cattiva luce, pesare il proprio potere, limare la vendetta, ridurre le distanze di un tempo per creare nuove alleanze.
Incredibilmente – o forse anche no – dalla caduta di Ceccuzzi hanno tratto giovamento personaggi che, fino a qualche tempo fa erano fuori dai rumors politici. Che controllavano probabilmente il loro piccolo pontentato ma certo non decidevano più in linea diretta le strategie del potere. Uomini, insomma, che in questi giorni stanno rispolverando l’abito del politico, del leader, del “big man” e si stanno ponendo davanti all’opinione pubblica come il “quasi nuovo” o sicuramente il “meglio” rispetto a tutto il marasma di politici che è arrivato a valanga dopo.
I vecchi sindaci commentano la situazione politica attuale. Vecchi sindaci un tempo – solo un anno fa o poco più – seduti allo stesso tavolo del bar in piazza del Campo, in compagnia di ex ministri, che non se le mandano certo a dire… L’asse Mazzoni Della Stella – Piccini che sembrava cosa fatta durante la scorsa tornata elettorale (ma forse abbiamo visto un altro film, visto anche il risultato emerso dalle urne) è miseramente crollato a leggere bene le interviste pubblicate da La Nazione.
Un Mazzoni Della Stella che denigra il suo diretto successore (e predecessore nell’intervista) , e quasi quasi guarda con tenerezza un Ceccuzzi e un Mussari incapaci si, ma mica responsabili direttamente di una situazione già drammatica al loro arrivo sulla scena politica che conta! Perché l’operazione Antonveneta (quella che gli analisti economici considerano ormai unanimemente un pessimo affare) è stata ben meno catastrofica di quella relativa alla banca del Salento…
Opinioni queste, che non si discutono per la loro opinabilità (come non si può discutere l’opinione che ciascuno dei lettori si farà fatto di fronte a tali dichiarazioni) ma che certo mostra una ricerca di equilibrio che ancora non si materializza e che, a dirla senza essere troppo cattivi, rigetta una luce fosca su “accordi” e “giochi di potere” dove in parte sono cambiati gli attori ma la tragedia resta la stessa.
Il cambio di posizioni (forse già avviato durante l’ultima campagna elettorale) potrebbe presto materializzarsi o rimanere sotto traccia, all’occorrenza.
E Piccini che abbandona la politica? Che dichiara la sua età dicendo di non poter più “parteggiare”? Che abbandona gli incarichi all’Api e critica il brutto ruolo rivestito dalla politica nelle istituzioni cittadine? In quanti sono caduti dalla sedia leggendo queste dichiarazioni! Proprio da quello che è stato evocato nelle ultime settimane con l’artefice dei mali senesi… il nemico numero uno! Mazzoni della Stella lo conferma in tutta l’intervista… “Piccini, no! Proprio non te ne puoi andare! Qui ci manca un capro espiatorio…”
Nel Pd, intanto, denaturato degli alleati democristiani, si gioca la partita del segretario provinciale. Il Guicciardini (candidato della Federazione) si atteggia già a successore insignito della Meloni ma c’è chi giura che questo è il tempo del giovane Bonura, spintissimo dall’ex sindaco Ceccuzzi. Anche da queste elezioni interne si comprenderà l’influenza e la dipendenza del partito nelle sue frange più exdiessine dalla figura “quiescente” del fino a qualche giorno fa primo cittadino di Siena. Ceccuzzi, infatti, ricevuto il veto alla ricandidatura (pare da Roma) adesso cercherebbe di ricompattare il partito. Un partito che anche senza Margherita appare frastagliato, percorso da venti di ammutinamento.
Perchè la momina di un segretario provinciale a soli tre mesi (estivi) dalla naturale scadenza di mandato? Da un Congresso che potrebbe tranquillamente azzerare tutte le cariche e far ripartire il partito sotto il segno dell’unità? Il sospetto è che si sia voluto forzare la mano, continuare a giocare al braccio di ferro, misurando la forza di quelli che erano seduti allo stesso tavolo.
Al Comunale Giulio Carli potrebbe avere come rivali un Paolo Mazzini o, ancora meglio un Simone Petricci, sostenuti entrambi da Starnini.
E che nome potranno spendere i “discontinuatori” alle prossime elezioni? Torna con una certa insistenza il nome della Rosy Bindi. Una maniera, dicono i rumors romani, per Bersani di tenere impegnata una figura troppo ingombrante ed esigente all’interno del partito. E poi la Rosy potrebbe essere un buon collante tra la parte più “moderatamente di sinistra” interna al Pd e l’anima cattolica del partito. A Siena questa spaccatura, inutile dirlo c’è stata e necessita di una ricucitura.
Il sospetto, però, è che in lizza ci sia un nome di peso molto senese. Quello di Antonio Sclavi. Intorno alla sua figura, ultimamente gravitano molti personaggi legati alla politica dal verso ceccuzziano. Lui potrebbe essere l’uomo che proprio il sindaco uscente può aver scelto nel ruolo di successore alla carica. Per un Pd senza Margherita. Il presidente provinciale dell’Unicef, infatti, starebbe gà cercando successori per la sua carica nell’associazione.
Mentre invece resta ancora in forse, perchè non ufficializzata, la candidatura di Romolo Semplici, il leader di Pietra Serena, per il neonato Partito dei Senesi. Una candidatura coraggiosa se si tiene conto della brutta performance negli ultimi Consigli Comunali di Corradi e De Risi.
Il PdL resta sotto traccia. Sebbene qualcuno parli ancora del famoso “partito popolare di stampo europeo” all’interno del quale potrebbero convergere diverse sigle, tutto tace.Si fa il nome di Enrico Tucci come papabile ad un posto di rilievo alle prossima tornata elettorale ma non si comprende in quale ruolo e sostenuto da quale frangia del partito (perchè i guai non sono solo a sinistra!). La Lega Nord è invece agguerrita e tenta, in questi giorni, di dialogare con tutti. Il prossimo incontro al Moderno lo conferma. “Nulla in contrario ad una alleanza con una lista di stampo civico” ci è stato riferito, ma a condizioni chiare.
Ecco. E’ sempre qui che “casca l’asino”!
Di chiaro, nella politica c’è sempre stato poco. Oggi anche nulla.
Non abbiamo neppure fatto in tempo a tirare giù il sipario che è già cominciata un’altra rappresentazione.
Forse gli attori sulla scena sono cambiati… oppure c’è da capire chi fa la marionetta e chi è il burattinaio.
Che mestizia…
Siena pare addormentata sotto questo improvviso assaggio d’estate; adesso arriva il Palio e tutti giù a parlare di monte, accordi, cavalli…
Passerà un’altra calda stagione e, a settembre, ci ritroveremo con i giochi già fatti; ci dimenticheremo del passato più recente, accettando o quasi non accorgendoci di volti e nomi passati da uno schieramento all’altro, da un clan all’altro e saremo belli tonici a prendere quello che arriva con la convinzione che tanto, uno vale l’altro. O peggio: magari cercando di capire quale conviene e quale no. O (e questo è terribile a pensarci) valutando quale sia la scelta “meno peregrina” in una lista di nomi che, in altre situazioni neppure ci sogneremmo di considerare “degni”.
Se queste sono le novità… che Dio ci salvi da noi stessi. E ci offra una via di uscita!
(Foto Corrado De Serio – 08/04/2011)
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