"Nei pronto soccorso i problemi restano strutturali, ancor più che di organico"
FIRENZE. “Vogliamo conoscere nel dettaglio quali mansioni saranno effettivamente svolte dai medici specializzandi nei pronto soccorso, una volta terminato il periodo di tutoraggio di circa due mesi”. Così il consigliere regionale di Sì-Toscana a Sinistra, Paolo Sarti, che, assiema al collega Tommaso Fattori, ha presentato un’interrogazione all’assessore Stefania Saccardi.
“Ci sono molte questioni delicate in sospeso -continua Sarti- alcune delle quali possono apparire molto tecniche, ma interessano tutti i cittadini. In particolare, secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione (20270 del 2019), il medico specializzando non può di fatto prescrivere i farmaci, se non con l’avvallo del medico di ruolo, e l’infermiere è tenuto ad accertarsi che questo passaggio avvenga effettivamente. Insomma, sulla carta è facile chiedere agli specializzandi di tamponare le carenze di organico del pronto soccorso, ma la pratica è ben più dura”.
“La parte positiva dell’investimento deciso dalla Giunta sugli specializzandi riguarda senz’altro le borse di studio. Ed è fondamentale aver trovato le risorse per 150 contratti aggiuntivi, in un quadro nazionale a dir poco disastroso: un medico italiano su due rimane fuori dalla specializzazione, e quindi dal sistema sanitario nazionale, per mancanza di borse di studio. Ma di qui a dire che allora si sono risolti i problemi dell’emergenza-urgenza, ce ne corre”, aggiunge Sarti. In generale, siamo convinti che il pronto soccorso abbia un problema strutturale, più che di personale. E’ costantemente affollato perché il territorio non è attrezzato, ed è stato ancora più impoverito dalla riforma regionale del 2015. Dobbiamo ripartire dal rilancio, non più rimandabile, delle case della salute. Il consiglio regionale ha approvato la nostra proposta di legge, è l’ora che quest’altra riforma prenda corpo”.