L’atto promuove coltivazione, allevamento, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari biologici secondo il modello del distretto
FIRENZE. Un sistema produttivo locale, anche di carattere interprovinciale, a spiccata vocazione agricola biologica che rispetta i criteri di sostenibilità ambientale, conservazione del suolo agricolo e tutela dell’agrobiodiversità. Questo è il distretto biologico così come viene definito dalla proposta di legge che li disciplina e che è stata licenziata, a maggioranza, questa mattina in commissione Sviluppo economico e rurale, presieduta da Gianni Anselmi (Pd). L’atto ha ricevuto il voto favorevole di Pd e M5S e l’astensione della Lega.
Questa proposta di legge promuove lo sviluppo della coltivazione, dell’allevamento, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari biologici secondo il modello del distretto, applicato a un territorio dove insiste un sistema produttivo locale a spiccata vocazione agricola bio che ne permette lo sviluppo. Nel modello di distretto si prevede un accordo tra agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni per la gestione sostenibile delle risorse locali, partendo dal modello biologico di produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio). Si fa una distinzione tra i soggetti che devono obbligatoriamente essere parti dell’accordo al fine del riconoscimento del distretto biologico: almeno tre imprenditori agricoli biologici e un terzo dei comuni del territorio del distretto, e altri soggetti che possono, invece, aderire all’accordo come altre associazioni o altri soggetti o enti pubblici o privati.
A margine della seduta, Anselmi ha precisato: “La legge segue quella sui distretti rurali, anzi, ne diventa una declinazione caratterizzata biologicamente. L’idea – afferma il presidente – è quella di consentire ai territori impegnati sulla strada del biologico di costituire questi distretti”. Tra i requisiti indispensabili per il loro riconoscimento, come ricorda Anselmi, “oltre ad una superficie minima condotta con metodo biologico pari almeno al trenta per cento rispetto alla superficie utilizzata nel distretto, devono esserci un numero minimo di produttori, si parla di almeno tre imprenditori agricoli biologici, deve essere creata l’assemblea di distretto e tutto deve essere volto a favorire l’incremento del biologico e a disincentivare l’utilizzo di prodotti fitosanitari”.
Con questa proposta di legge si istituisce poi il tavolo tecnico regionale dei distretti biologici che sarà convocato almeno due volte l’anno per il coordinamento e il monitoraggio delle loro attività.
L’atto passa all’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio regionale.