CHIUSI. Da Nicola Bettollini, PC Valdichiana, riceviamo e pubblichiamo.
“Si affronta, di seguito, la problematica inerente il progetto per la realizzazione di un impianto di recupero fanghi biologici (80.000 tonn/annue) di risulta dal trattamento (depurazione) delle acque reflue, mediante un processo termo-chimico (cd. “carbonizzazione idrotermale”) finalizzato alla produzione di bio-lignite, da realizzarsi a Chiusi. La società proponente è ACEA Ambiente srl. L’autorità competente a decidere sulla compatibilità ambientale del progetto in questione è la Regione Toscana, che dovrebbe rilasciare un Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (art. 27bis D.lgs. n. 152/2006 e smi e art. 73bis LRT n. 10/2010 e smi).
Ci chiediamo quale sia l’utilità di questo impianto gigante che dovrà assorbire i fanghi di tre regione (Toscana, Umbria e Marche), come verranno portati tali rifiuti a Chiusi? Tramite autobotti? Se ne calcolano circa 80 al giorno? Ove circoleranno? Il nostro carente asse viario locale sopporterà tale circolazione? Le ricadute occupazionali sono pochissime (10 dipendenti forse 20), l’impatto ambientale sarà altissimo (in riferimento all’inquinamento di aria, acqua e terra) ed a scapito della popolazione per il profitto privato e non sociale di un’unica azienda .
Viene proposto di trasformare il rifiuto organico in carbone, ma per fare cosa? Come ammendante agricolo non può essere utilizzato, come combustibile nemmeno. Si prevede quindi di inviarlo in discarica o peggio in inceneritore? A nostro parere l’unica giustificazione di tale tipologia di impianto è la redditività dovuta alla sua capacità di trattare velocemente i rifiuti, meglio se con contributi pubblici… L’unico impianto esistente, da qualche anno, della stessa tipologia, ma di dimensioni molto più ridotte,
si trova in Spagna a Valencia e lavora esclusivamente rifiuti di origine vegetale I reattori a Valencia sono 2 e lavorano 12 .000 tonnellate all’anno mentre i reattori previsti a Chiusi sono più di 10 con una capacità di trattamento di 80. 000 tonnellate all’anno. Il paragone non regge. La Regione Toscana nicchia, si rimpallano le responsabilità con i comuni, come sulla FALDA TERMALE, omertà totale.
Facciamo quindi una prima analisi politica, a seguire, nei prossimi giorni scenderemo ancor più nei dettagli”.
IN RIFERIMENTO AL CARBONIZZATORE DI CHIUSI ED ALLA SITUAZIONE DELLE FALDE TERMALI TOSCANE COME PRIMA ANALISI GENERALE
Il capitalismo è un modello insostenibile per il futuro dell’umanità. Non è insostenibile assicurare a tutti una vita dignitosa, i beni e le esigenze essenziali per tutti. È invece insostenibile continuare a promuovere uno sviluppo e un consumo che è finalizzato esclusivamente alla riproduzione del capitale e alla concentrazione dei profitti nelle mani di pochi grandi monopoli finanziari, che allo stesso tempo impedisce alla stragrande maggioranza delle persone di poter avere una vita dignitosa e accesso ai beni essenziali.
In nome di questo interesse i consumi sono stati dirottati sui prodotti più profittevoli, ma non sempre – anzi quasi mai – più necessari; la produzione è orientata in relazione alla capacità di massimizzazione del profitto e non in relazione alle esigenze dei lavoratori e della salvaguardia ambientale. Questi paradigmi sono propri del sistema capitalistico stesso e non sono ascrivibili unicamente all’ingordigia o alla brama di profitti dei singoli capitalisti, è il sistema stesso ad essere malato e ad imporre, pena l’estromissione mercato, di sottomettere la tutela ambientale alle ragioni della concorrenza. Ovunque le ricadute ambientali sono costi scaricati sulla collettività da parte delle imprese private, direttamente monetizzate dai capitalisti. In poche parole, il capitale ha subordinato tutto all’accrescimento dei propri profitti, anche a costo di distruggere l’ecosistema e mettere a rischio la sopravvivenza stessa di milioni di persone.
È ormai evidenza scientifica che i cambiamenti climatici siano un prodotto diretto dell’azione dell’uomo, intendendo con questa espressione il modello di utilizzo indiscriminato delle risorse che trae inizio proprio con l’affermazione al potere della borghesia e il suo consolidamento. Ciò comporta sfide nuove: mutamento dei cicli climatici con conseguente distruzione delle produzioni agricole, siccità e desertificazione, fenomeni atmosferici di portata sempre più eccezionale, innalzamento dei mari e distruzione di habitat, oltre che conseguenze più profonde e ancora da analizzare. Ciò mette in atto processi epocali, come le migrazioni verso i paesi più sviluppati, innesca conflitti locali e guerre per il controllo delle risorse sempre più scarse.
Il capitale ha posto al suo servizio la scienza e la tecnica, impedendo lo sviluppo di tecnologie più sostenibili ove queste si pongano in conflitto con i profitti privati. L’enorme progresso scientifico della nostra epoca potrebbe essere indirizzato verso le reali sfide dell’umanità, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita di milioni di persone e la sostenibilità della nostra esistenza rispetto all’ambiente in cui viviamo. Il progresso della scienza e delle capacità dell’uomo consentirebbe oggi la soluzione di gran parte dei problemi che affliggono l’uomo e l’ambiente. Ma per far questo sarebbe necessario liberare l’immensa forza della scienza dalle sue catene capitaliste. Questo sarà possibile solo in una diversa società, in cui il potere sia nelle mani dei lavoratori e si perseguano gli interessi della maggioranza e non di una esigua e parassitaria minoranza. La questione ambientale diviene quindi oggi un nuovo paradigma della necessità storica dell’abbattimento del capitalismo e della costruzione di una società socialista. Per questo però è necessaria consapevolezza e il rifiuto di ogni falsa contrapposizione, alimentata scientificamente dai capitalisti, tra ambiente e lavoro. La versa contraddizione è tra ambiente e profitto.