SIENA. Dal consigliere comunake PD Bruno Valentini riceviamo e pubblichiamo.
“Dopo aver licenziato Daniele Pitteri, il direttore della rinascita del Santa Maria della Scala scelto con bando nazionale, il sindaco aveva annunciato una selezione di grande respiro per trovare un sostituto all’altezza. Avendo invece impostato una ricerca al ribasso, con un inquadramento contrattuale ed economico molto al di sotto della precedente qualifica da dirigente, i candidati sono stati meno della metà del bando di 4 anni fa e non hanno convinto. Allora il sindaco butta tutto all’aria, si aggrappa ad una proposta della minoranza di ripensare la forma giuridica di gestione e si mette lui il berretto da direttore. In nessun altra città italiana un grande museo è diretto dal sindaco.
Ma scherziamo? Come se non ci fosse un problema di competenze ed esperienza. Il Santa Maria della Scala è in mezzo al guado. Non c’è un programma di livello (ed infatti i visitatori per la prima volta da anni sono in calo) e da mesi la menano con grandi idee che avrebbero nel cassetto e misteriosi mecenati (è dalla campagna elettorale che fantasticano di “assi olandesi” ). Vivono di rendita con i risultati già raggiunti, dalla bigliettazione unica col Duomo agli investimenti finanziati dalla Regione con fondi europei. Nel frattempo è da oltre un anno che hanno congelato le opportunità di rilancio garantite dalla gara già portata a termine per il Museo Civico, che langue senza iniziative adeguate.
L’unica cosa chiara in questo pantano è l’ego del sindaco che si mette alla guida di una nave insabbiata, dove il centro congressi che si sono trovati praticamente fatto ancora non viene sfruttato appieno. Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare. Il passaggio chiave non è la forma giuridica quanto il progetto di lungo periodo e cioé cosa se ne vuol fare di quel luogo magnifico e simbolico. Al momento sembra un po’ di tutto, ovvero un outlet di cultura e gastronomia, di arte e spettacolo.
E’ realistica la sostenibilità economica di un complesso così vasto in una città come Siena che, per quanto di grande rilevanza turistica, è lontanissima dai numeri delle maggiori città d’arte italiane? Ed allora quale sarebbe l’impegno finanziario costante richiesto al Comune? Il precedente Consiglio Comunale aveva già votato la costituzione di una fondazione a partire dal 2022 per avere il tempo di consolidare un progetto di autonomia programmatica e finanziaria, ma così si torna indietro.
Oggi il Santa Maria della Scala gode dell’apporto del partner privato selezionato con gara, che ci investe 1,5 ml di euro all’anno, avendo in carico tutto il personale di sala e di servizio al pubblico, per 32 addetti, ed il pareggio di gestione poteva essere raggiunto fra due anni se il trend di crescita fosse stato confermato. Inoltre sul Comune gravano altri 1,7 ml di costi, di cui 700mila per i dipendenti. Per sostenere questo livello di costi, occorrerebbe raddoppiare il numero degli ingressi raggiunti con la gestione Pitteri, ma non si vede l’ombra di grandi idee. Puntare sul mecenatismo? Nel medio periodo è irrealistico e difatti nessuna istituzione culturale italiana vive di sponsorizzazioni. Insomma, il Santa Maria della Scala non è un giocattolo per far sollazzare i politici ed è essenziale che prima possibile ci si affidi a manager qualificati. Fermiamo questa smania di protagonismo del sindaco, altrimenti ce lo troveremo anche sul verrocchio”.