di Umberto De Santis
SIENA. A Bologna hanno costituito un Consorzio che rileverà dal Comitato per la Fondazione Fortitudo delle quote societarie per rafforzare la proprietà del club, che giocherà, dopo diversi anni, in serie A. Benedetti Consorzi, da quello storico di Varese a quello recentissimo che hanno dovuto inventarsi a Trieste, dopo che il presidente/sponsor Scavone è finito agli arresti perché impegnato a creare fondi neri dagli utili della sua azienda Alma – e per una volta la squadra di pallacanestro è rimasta fuori dallo scandalo!
L’aspetto straordinario è quello che vede il loro lavoro e la partecipazione al costo del club per la comunità raggiungere dei risultati confortanti. Dappertutto, con alti e bassi (tranne che a Siena). Sì, è vero che per la prossima stagione a Varese come a Trento avranno una riduzione di budget, ma l’esistenza delle squadre non è mai stata messa in discussione. Perfino il Consorzio di Pesaro, che assomiglia ad un club di super ricchi locali, continua ad assicurare il suo contributo alla causa della Victoria Libertas. Invece a Siena il Consorzio si mette, ohibò, in liquidazione attraverso un comunicato che non è firmato da nessuno. Come se tutti quelli che hanno praticato le prime file del PalaEstra e gioiosamente goduto del buffet all’intervallo delle partite fossero stati turisti per caso, studenti cinesi cooptati per l’occasione, spettatori che hanno sbagliato strada pensando che quelli davanti andassero in bagno.
E se davvero, come si recita nel comunicato, avesse dato 900mila euro di contributo per la Mens Sana Basket 1871, il Consorzio avrebbe fatto bene il proprio dovere. E allora perché vergognarsene al punto che, se dovessimo intervistare il suo presidente, non abbiamo uno straccio di organigramma a cui rivolgerci? Abbiamo preso il dato di contribuzione con beneficio di inventario: sono state dette troppe parole senza presentare pezze d’appoggio per potersele bere come acqua fresca. Ci capitò personalmente di parlare nel dicembre 2016 con due responsabili amministrativi della Mens Sana, che ci chiesero se avevamo fiducia nel loro progetto. La nostra risposta (ampiamente motivata) fu che sarebbero andati incontro ad un fallimento e, anche se dobbiamo aspettare il fine mese di giugno 2019, così sarà. Nei conti della società potrebbero mancare anche due milioni di euro, e non c’è convenienza per alcuno di salvare il titolo sportivo, che dovrebbe ripartire con un saldo negativo di 17 punti in classifica da scontare. Il progetto? Tutto fumo, niente arrosto.
Il Consorzio, poi, spiega di aver preferito i fatti alle parole. E i fatti parlano, parlano chiaro. Aver reclutato appena venti aziende cittadine “anche di piccole e piccolissime dimensioni” è un fallimento di marketing epocale: Siena è piccola, ma non così piccola. Qualcuno pensava che bastava tendere una mano col cappello per raccogliere soldi e consensi? Chi all’interno del Consorzio ha reclutato alla causa della Mens Sana una figura come Filippo Macchi? Il Corriere della Sera* – già l’anno precedente al suo arrivo a Siena nel 2017 – l’aveva etichettato come “presunta vittima di usura per un prestito ottenuto da Massimo Carminati e Riccardo Brugia (imputati nella cosiddetta Mafia Capitale, ndr)”; testimone reticente per l’accusa “non si è presentato a deporre per due volte consecutive… adducendo la morte di un parente, in realtà mai avvenuta” per una somma di 30mila euro. Vicenda che certo non lo poteva fare inserire nel novero degli imprenditori idonei a governare una società di pallacanestro; la Federazione non ha avuto nulla da obiettare; i risultati si sono visti e forse il peggio deve ancora venire, e non sappiamo chi ringraziare. O forse sì.
Sì, perché i “tempi non sospetti” delle dimissioni dei componenti del CdA in quota Consorzio nel novembre 2018, in realtà, sono nel pieno del bubbone che deve ancora manifestarsi virulentemente. Si deve pensare che in quel momento la squadra stava andando bene, nonostante la penalizzazione con cui era partita, c’è ancora entusiasmo, l’occasione è buona per passare inosservati anche per la stampa cittadina. E’ facilmente prevedibile che non dalle dimissioni ma dalla mancata presentazione di consiglieri in sostituzione dei dimissionari il Consorzio abbia potuto percepire come la situazione societaria fosse già compromessa.
Il fulmine a ciel sereno è stato solo per il tifoso che viene informato esclusivamente dalle richieste d’aiuto dei Macchi, che affermano di aver messo a disposizione della Mens Sana la loro parte di soldi senza che il Consorzio (e anche l’Associazione Io Tifo Mens Sana, ma l’abbiamo già raccontato e nessuno è intervenuto a offrire una puntuale spiegazione che ci smentisca) possa avere una carta contabile in mano che confermi o meno il tutto. Ora la provvidenziale liquidazione potrebbe non mettere il pubblico a conoscenza dei veri conti presentati ai Macchi nel luglio 2017. I sei mesi precedenti e i sei mesi seguenti sono cruciali per la quantificazione dei debiti che poi sono venuti al definitivo scoperchiamento soltanto nel gennaio 2019.
Sotterranea, come nella migliore tradizione cittadina, è partita la corsa al riciclo. In diversi stanno prendendo le distanze da quattro anni di folle incapacità gestionale (2016-19) per riproporsi a vario genere – “per amore della Mens Sana” – come guida per una nuova società, per una nuova squadra. Ovvio che con certe (in)competenze acclarate, il risultato non potrà che essere lo stesso. Che non lo capiscano da soli ci risulta davvero incredibile. In questi ultimi anni la pallacanestro in Italia e nel mondo sta subendo cambiamenti epocali; occorre per prima cosa – se si vogliono coltivare ambizioni – dirigenti che vivano il basket attuale, con vere competenze. Il tempo dei mecenati, dei clienti della banca, della banca stessa è tramontato senza pietà per le macerie che ha lasciato.