“Come ogni anno di questo periodo gli studenti a Siena diventano oggetto di inutili e sterili polemiche. Quest’anno il primo tema di discussione è stata la chiusura del “Cacio e pere”.
Premettiamo che il punto fondamentale per noi non è la chiusura del locale: non staremmo neanche a scrivere questo comunicato se il problema fosse la chiusura di un privato.
Il punto che ci interessa è il motivo della chiusura, senza entrare nella specifica situazione. Ci fa riflettere l’idea che un locale che fa musica dal vivo debba chiudere perché disturba la quiete pubblica in una città vissuta prevalentemente da studenti.
Il “Cacio e pere” non è altro che l’ennesima vittima di una città che reprime ogni forma di aggregazione e di cultura. Non è certo il primo locale che chiude: negli ultimi anni Siena ha perso moltissimi locali, anche storici. Ha visto concentrare le pochissime attività commerciali in via Pantaneto, senza mai impegnarsi come città a diventare a misura di studente. Più volte anzi gli studenti sono stati tacciati di essere poco rispettosi della città e di lasciarsi andare a una movida “sfrenata”. Questa enfatizzazione dimostra la chiusura e l’intolleranza che purtroppo una parte di questa città, assecondata dalle varie amministrazioni che si sono susseguite, ha nei confronti di chi a Siena non è solo un ospite e ha diritto anzi ad avere spazi e momenti di aggregazione.
Addirittura è di qualche giorno fa la notizia secondo cui il Comune abbia stanziato 800.000€ contro il “degrado” in via Pantaneto, segno che la repressione sarà anche più alta in futuro e lo scontro con gli studenti sarà accentuato.
Dal canto nostro non accetteremo ulteriori misure restrittive: Siena è anche nostra e siamo sicuri che la parte sana di questa città supporta le nostre posizioni, perché “Siena città aperta” non può e non deve essere solo uno slogan”.