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di Lele Phant
MURLO. Che bello vivere in campagna, dove tutti si amano e si aiutano e dove anche la politica si fa con il contatto diretto, a viso aperto.
O forse no. Prendiamo le elezioni comunali a Murlo. Un paesino ridente su una collina, un'amministrazione PD guidata da un giovane sindaco di Casciano, un PD riconfermato a pieni voti. Un'opposizione che ora sarà fatta da tre forze politiche: Pdl, con due consiglieri, per la prima volta, e poi Italia dei Valori e Rifondazione Comunista.
Ottimo, dirà il lettore. Maggioranza e opposizione, lavoro di squadra, decisioni prese insieme.
Ma cosa è accaduto ''prima''? Come mai, ad esempio, durante la campagna elettorale si trovano nomi in lista un tempo appartenuti a liste del tutto diverse, riciclati, che ''si sono rigirati la giacca'', come ha detto un candidato PD alla serata di fine campagna elettorale a Vescovado solo una settimana fa? Niente di nuovo sotto il sole, certo.
Prendiamo ora un ex sindaco che a Murlo non raggiunge il quorum e quindi non viene eletto. Si dispiace, ovvio. Solo il capolista del suo partito, Idv, passa. La gente non rinnova la sua fiducia per un ex sindaco che a suo tempo ha attirato antipatie, controversie, ha cambiato posizione sull'asse politico. Ma qualcuno pensa addirittura che adesso la persona eletta lascerà passare un mese o due e poi si dimetterà per far spazio a questo signore che ha in passato guidato il Comune e che pare ci tenga ancora ad essere presente in Consiglio.
ll Pd batte tutti con il 63% dei voti. Aveva presentato una lista di ottimi nomi, persone laureate, professionisti preparati in vari settori, molte donne e giovani. Candidati equamente divisi tra Casciano e Vescovado, storicamente non tanto amici e da sempre coinvolti in un braccio di ferro per ottenere più servizi. Sei cascianini, sei vescovini. Niente alleanza con l'Idv, contrariamente a quanto accade in provincia, sempre per lo stesso motivo: poca fiducia per una lista che presenta sia l'ex-sindaco che nomi riciclati da altri partiti. Una propaganda, quella svolta dal Pd, all'apparenza corretta, con eventi sui due versanti, Casciano e Vescovado.
Ma è cosa nota che il Pd soffre di divisioni interne anche qui, e in mesi recenti le due principali correnti nel partito (Margherita e Ds) hanno anche mietuto vittime. C'è gente che ha perso il lavoro per aver preso certe posizioni. Gente che si è sentita ingiustamente attaccata, che ha sofferto. Quindi è ovvio che, al momento della scelta dei candidati per le elezioni comunali, vi siano spaccature su chi mettere in lista e chi no. Le due correnti, quella dei 'buoni' e quella dei ''cattivi'', si sfidano e su certi nomi vi sono divergenze. Ma i ''buoni'' riescono a candidare più gente ed iniziano il lavoro di sostegno durante la campagna elettorale. I ''cattivi'' non si danno per vinti. E lavorano nell'ombra per silurare alcuni dei candidati malvisti.
Così a Vescovado accade questo. I "cattivi" telefonano a coloro che i candidati "buoni" stanno contattando per ottenere preferenze e li pregano di non votarli. Propongono nomi alternativi sempre in lista PD. Non votate X, votate Y perchè in questo modo le preferenze verranno equamente suddivise, dicono. Gli elettori, che intanto vengono avvicinati anche dal candidato specifico secondo le direttive PD, non sanno più come fare. Votare quello che è venuto a trovarli o quello che gli hanno proposto per telefono? Disorientati, tantissimi votanti vescovini decidono di scegliere il simbolo ma non il candidato. Come biasimarli?
Allo spoglio delle schede, il risultato è evidente. Le due sezioni di Vescovado mostrano subito una netta tendenza: quella a non esprimere le preferenze. E così un mese di assiduo, stancante lavoro dei candidati vescovini va in fumo. Su ben oltre 400 votanti, solo circa 200 esprimono una preferenza scrivendo il nome. Oltre 350, invece, le preferenze a Casciano su circa 430 votanti. Passano tutti i candidati PD di Casciano, ovviamente, perchè raggiungono e oltrepassano il quorum di 50 voti, essendo i votanti stati istruiti in modo diretto e non contraddittorio.
A Vescovado passano in due soltanto, una consigliera uscente ed un candidato che ha sofferto grandemente durante lo scorso anno a causa delle divisioni interne del Pd. Un voto di solidarietà, di affetto, schiacciante. Gli altri 4, un popolarissimo studente, una nota scrittrice e giornalista, una ex assessore della cultura ed uno storico iscritto al partito noto in provincia, se ne vanno via con la coda tra le gambe.
Al seggio di Vescovado la gente va via scuotendo la testa. Dicono che se lo aspettavano, viste le premesse. A ciò va aggiunto che le altre tre liste, Pdl, Italia dei Valori e Rifondazione prendono buone percentuali, tutti e tre i capolista passano, il Pdl raggiunge addirittura 208 voti e prende 2 consiglieri. Come dire: la non-unione non fa la forza. Esattamente il contrario.
Fare il mea culpa adesso non serve. Forse una lezione per il futuro? Ne dubitiamo. Bisognerebbe tagliare certi rami secchi di cui sopra. Ma nessuno sa come farlo.
Un paesino ridente su una collina…