Tutto inizia il Giovedì santo (18 aprile) con la messa in Coena Domini (ore 20.30) nella chiesa di San Pietro e la processione «buia» (ore 21,30)
RADICOFANI (SIENA ) – I riti pasquali che si svolgono a Radicofani, in provincia di Siena, sono tra i più antichi e suggestivi. Tutto inizia il Giovedì santo (18 aprile) con la messa in Coena Domini (ore 20.30) nella chiesa di San Pietro e la processione «buia» (ore 21,30). Gli Scalzi, incappucciati, portano una massiccia croce e, seguiti dagli apostoli, percorrono in preghiera le vie del paese. Si rientra in chiesa sulle note del Miserere, poi la processione si scioglie e inizia l’adorazione al Santissimo dei confratelli, che alle sei del mattino cedono il passo alle consorelle delle confraternite.
Il Venerdì gli oratori sono in fermento. Dalle 13 iniziano le Tre ore di agonia, seguendo testi settecenteschi nella chiesa di Sant’Agata, tra meditazioni, canto corale ed assoli. Intorno alle 16 il rito termina e si porta la statua dell’Addolorata nella chiesa di Santa Maria Assunta, di fronte alla statua di Gesù morto. La sera (ore 20,30) con la liturgia della Passione nella chiesa di San Pietro, c’è il bacio della croce e, subito dopo, la grande processione. Gli scalzi portano una grande croce, seguiti da altri incappucciati, dai confratelli di Sant’Agata con la cappa rossa, dalla banda, dalle consorelle del Carmine, dell’Addolorata e dall’Azione cattolica con i loro stendardi. Quindi il parroco e la statua di Gesù morto, trasportata dai confratelli della Misericordia, con la cappa nera, la statua dell’Addolorata sorretta dai confratelli del Santissimo sacramento con la cappa bianca, e il popolo. La banda intona musiche sacre, mentre canti tradizionali accompagnano il cammino. Al rientro in chiesa si svolge il rito dell’adorazione del Cristo morto.
Nel pomeriggio del Sabato santo c’è l’attesa benedizione delle uova pasquali. Le celebrazioni si concludono la mattina di Pasqua, con la santa Messa. La Settimana santa a Radicofani ci parla di un mondo antico ma sempre nuovo: è un momento di intensa spiritualità, che non ha bisogno di spiegazioni. I riti che lo compongono sono un patrimonio immateriale fatto di pie pratiche, liturgie, processioni, che ci riportano a un mondo nel quale la fede permeava tutti gli ambiti della vita, a un tempo lento, distaccato dalla quotidianità. È una tradizione che ha varcato i secoli, ma ancora viva e sentita. La caratterizzata l’odore del bosso, usato per creare una quinta che rappresenta il Calvario. Gli arbusti vengono raccolti, preparati, intrecciati e montanti su impalcature che coprono la parte centrale del presbiterio della chiesa di Sant’Agata. Il manufatto, con una scritta luminosa che inneggia a Gesù, è un po’ il simbolo delle celebrazioni, in un centro storico affascinante, dominato dalla fortezza.