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di Gianni Basi
SIENA. Se il caos può raffigurare, nella sua tempesta policroma, qualcosa di paradossalmente affascinante, la pittura di Paola Failla sa trasformare ogni sconvolgimento della natura, ogni incastro di forze, ogni mescolanza furibonda e incontrollata degli elementi in uno scenario emotivo che si recepisce e “si gusta” dolce e quieto. I colori che usa, e che tratta come accarezzandoli eppur rendendoli vivi e lucenti, sembrano prendere per mano e accompagnare dentro sogni festosi. Un esempio è dato da questo dipinto, dal titolo “Tra le piante”, rappresentato in locandina, che introduce alle opere in esposizione a Siena per tutto il mese di maggio, al Chiostro del Campansi. Il “Tra – svolando”, che è il nome della mostra, porta a un affacciarsi sul mondo e ad osservarne ammirati le sue tinte. Quasi la scoperta, sbalordita, dei primi colori da parte di un bimbo. Accesi e sfumati, dirompenti e spumeggianti, liberi, capricciosi, e senza un nesso preciso. E’ un paese delle meraviglie che ruota nella fantasmagoria di un blu a volte smagliante, altre in gradazione, quindi perso nella fusione in più e più colori che invitano lo sguardo come fossero a se stanti, pennellata per pennellata, flash di luce per flash di luce.
Di Paola Failla, geniale pittrice padovana, nota da anni in Italia, Europa, Giappone, molti decantano il tocco caldo e delicato, il pulsante gioco sensuale apparentemente distratto, rossa gioia da far esplodere, e che esplode. Ma anche, in certe particolari colorazioni, e in certi ghirigori schizzati qua e là, la presenza sottile del divino. Annidata tanto in spirito che in corpo, quando nel richiamo ai canti sacri o alle nenie del muezzin, quando alle movenze di bajadere da mille e una notte. Oltre a questo, ci piace annotare quell’avvertire, in ogni tratto, la sensazione di un “sogno bello”, di quelli rari che appaiono non solo a colori ma si alternano in rapida trasformazione cromatica. Tipo la successione frenetica, da computer, di banchi di nuvole nei cieli sterminati. E’ la pittrice stessa, osservandosi nell’intimo, che ama accostare il lavoro sulle sue tele al prodigio di una metamorfosi assolutamente non tecnologica ma naturale: come se dipingendo “entrasse” in una visione onirica e ne facesse parte.
Lucia Manigrasso, poetessa conosciuta come “Ler”, nome senegalese che evoca il chiarore dell’alba, traccia nei suoi versi dedicati a Paola Failla un percorso che sembra danzare “tra blu intensi giunti da lontano, aranci mediterranei, verdi vitali e ori incensati dal sentore d’oriente, dai caratteri grafici preziosi”. Anche qui, il sapore del sogno.
Paola Failla, reduce dal Salon d’Art di Saint Germain dove ha esposto in marzo e aprile, è stata scelta per la realizzazione del “Gonfalone del Palio” nei comuni del territorio padovano di Montagnana. Prima o poi, forse, sarà un suo patchwork ad esaltare il drappellone coi colori delle contrade del Palio senese. Non v’è dubbio che quanto a vivacità e fantasia un “Failla” calzerebbe quantomeno a pennello.
SIENA. Se il caos può raffigurare, nella sua tempesta policroma, qualcosa di paradossalmente affascinante, la pittura di Paola Failla sa trasformare ogni sconvolgimento della natura, ogni incastro di forze, ogni mescolanza furibonda e incontrollata degli elementi in uno scenario emotivo che si recepisce e “si gusta” dolce e quieto. I colori che usa, e che tratta come accarezzandoli eppur rendendoli vivi e lucenti, sembrano prendere per mano e accompagnare dentro sogni festosi. Un esempio è dato da questo dipinto, dal titolo “Tra le piante”, rappresentato in locandina, che introduce alle opere in esposizione a Siena per tutto il mese di maggio, al Chiostro del Campansi. Il “Tra – svolando”, che è il nome della mostra, porta a un affacciarsi sul mondo e ad osservarne ammirati le sue tinte. Quasi la scoperta, sbalordita, dei primi colori da parte di un bimbo. Accesi e sfumati, dirompenti e spumeggianti, liberi, capricciosi, e senza un nesso preciso. E’ un paese delle meraviglie che ruota nella fantasmagoria di un blu a volte smagliante, altre in gradazione, quindi perso nella fusione in più e più colori che invitano lo sguardo come fossero a se stanti, pennellata per pennellata, flash di luce per flash di luce.
Di Paola Failla, geniale pittrice padovana, nota da anni in Italia, Europa, Giappone, molti decantano il tocco caldo e delicato, il pulsante gioco sensuale apparentemente distratto, rossa gioia da far esplodere, e che esplode. Ma anche, in certe particolari colorazioni, e in certi ghirigori schizzati qua e là, la presenza sottile del divino. Annidata tanto in spirito che in corpo, quando nel richiamo ai canti sacri o alle nenie del muezzin, quando alle movenze di bajadere da mille e una notte. Oltre a questo, ci piace annotare quell’avvertire, in ogni tratto, la sensazione di un “sogno bello”, di quelli rari che appaiono non solo a colori ma si alternano in rapida trasformazione cromatica. Tipo la successione frenetica, da computer, di banchi di nuvole nei cieli sterminati. E’ la pittrice stessa, osservandosi nell’intimo, che ama accostare il lavoro sulle sue tele al prodigio di una metamorfosi assolutamente non tecnologica ma naturale: come se dipingendo “entrasse” in una visione onirica e ne facesse parte.
Lucia Manigrasso, poetessa conosciuta come “Ler”, nome senegalese che evoca il chiarore dell’alba, traccia nei suoi versi dedicati a Paola Failla un percorso che sembra danzare “tra blu intensi giunti da lontano, aranci mediterranei, verdi vitali e ori incensati dal sentore d’oriente, dai caratteri grafici preziosi”. Anche qui, il sapore del sogno.
Paola Failla, reduce dal Salon d’Art di Saint Germain dove ha esposto in marzo e aprile, è stata scelta per la realizzazione del “Gonfalone del Palio” nei comuni del territorio padovano di Montagnana. Prima o poi, forse, sarà un suo patchwork ad esaltare il drappellone coi colori delle contrade del Palio senese. Non v’è dubbio che quanto a vivacità e fantasia un “Failla” calzerebbe quantomeno a pennello.