La Polizia nelle piazze a Siena, Poggibonsi e Chiusi
SIENA. Se ti ricatta
Se danneggia le tue cose
Se ti isola
Se pretende amore o sesso quando tu non vuoi
Se ti intimidisce
Se ti fa del male fisico, se ti spinge e ti schiaffeggia
Se ti chiude in una stanza
Se ti offende, se ti umilia
Se minaccia te e i tuoi figli
Se ti chiede “l’ultimo appuntamento”
Se ti prende a calci, ti tira pugni e ti strappa i capelli
Se ti telefona di continuo per insultarti
Se minaccia la tua libertà anche economica
Se ti infastidisce con sms ossessivi
Se ti controlla
Se ti segue
…questo NON è AMORE’.
In occasione della “Giornata internazionale della donna” la Polizia di Stato scende di nuovo nelle Piazze con la campagna di sensibilizzazione “Questo non è amore” e il progetto Camper.
Anche a Siena, nella mattinata di domani, 25 novembre, il camper della Polizia sarà tra Piazza Salimbeni e Piazza Matteotti, con a bordo personale specializzato della Squadra Mobile e della Divisione Anticrimine della Questura, e alcuni rappresentanti dell’associazione “Donna Chiama Donna”, esperti in materia, a disposizione di chi ha bisogno di supporto o anche semplicemente d’informazioni sul delicato tema della violenza di genere.
A Chiusi, sempre nella mattinata di domani, ci saranno i poliziotti e le poliziotte del Commissariato di Pubblica Sicurezza, insieme ai rappresentanti dell’associazione Amica Donna, prima alla Stazione Ferroviaria e poi in Piazza Dante.
A Poggibonsi, invece, già ieri mattina, si è svolta presso la Sala Conferenze Hospital Burresi, l’iniziativa organizzata dalla CGIL Poggibonsi/ san Gimignano, in collaborazione con il Commissariato di Pubblica Sicurezza del luogo e il Camper di esperti nel settore, l’associazione Donna Insieme e il Centro Pari Opportunità Valdelsa, con la partecipazione delle scolaresche, oltre all’intervento dell’Assessore alle Politiche Sociali Filomena Convertito, in rappresentanza del Sindaco.
La campagna “Questo non è amore” e il Progetto Camper contro la violenza di genere, a partire dal 2016, in molte province d’Italia tra cui la nostra, ha portato poliziotte e poliziotti nei principali luoghi pubblici e di aggregazione con una squadra multidisciplinare fatta di psicologi, medici, investigatori e operatori dei centri antiviolenza, a mettere a disposizione di chi ne facesse richiesta le proprie competenze, con l’obiettivo di informare ed aiutare a far emergere il sommerso, i casi di violenza taciuta e nascosta. Piazze, scuole, università, centri commerciali, mercati, sono stati teatri d’incontro che hanno consentito di ottenere ottimi risultati: dal luglio 2016 ad ottobre 2018, infatti, si sono registrati oltre 76.000 contatti da cui sono emerse più di 500 segnalazioni all’autorità giudiziaria. Oltre alla tutela offerta dalla legge, che va dagli strumenti dell’ammonimento al divieto di avvicinamento fino ai domiciliari e al carcere per i casi più gravi, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione, in cui la Polizia di Stato è impegnata, non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori. In questa prospettiva si muove l’adozione dall’inizio dell’anno del protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite) da parte di tutte le Questure d’Italia. Procedura che consente agli equipaggi di Polizia, chiamati dalle sale operative ad intervenire su casi di violenza domestica, di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare. Tutto questo attraverso una procedura che prevede la compilazione di checklist che, anche in assenza di formali denunce, spesso impedite dalla paura di ancor più gravi ritorsioni, consentono di tracciare situazioni di disagio con l’obiettivo di tenerle costantemente sotto controllo e procedere all’arresto nei casi di violenza reiterate.