"Ogni iniziativa legislativa che abbia come obiettivo la sconfitta della violenza sulle donne non può che essere utile, ma a patto che sia tale e non mera propaganda un po’ machista"

SIENA. Leggo sui giornali che nei prossimi giorni la Lega distribuirà, anche nei nostri territori, spray al peperoncino. Leggo, ancora dagli organi di informazione, che la collega senatrice della Lega Nisini, ringrazia il Ministro Salvini per il suo impegno contro la violenza, impegno che evidentemente a me è sfuggito e parla anche di un prossimo intervento legislativo.
Ogni iniziativa legislativa che abbia come obiettivo la sconfitta della violenza sulle donne non può che essere utile, ma a patto che sia tale e non mera propaganda un po’ machista. Mi chiedo infatti se sia sufficientemente noto come e dove avvengono la stragrande maggioranza dei casi di violenza sulle donne e chi sono i principali autori dei femminicidi, compresi quelli delle ultime 48 ore. Ecco ve lo ricordo io: avvengono in famiglia, dentro una coppia o nell’ambito di quella che fu una coppia. La violenza domestica è compiuta nel 62,7% dei casi dal partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% dei casi da amici. La violenza sulle donne non è un problema di “ordine pubblico” è un fatto con cui dobbiamo fare i conti. La violenza sulle donne è innanzitutto violenza degli uomini sulle donne. Uomini, italiani o extraeuropei che siano. Non ridimensiono affatto la gravità di aggressioni in strada, o di stupri e morti efferate come quella della povera Desirée. Ma se vogliamo sradicare la violenza, bisogna conoscerla, intervenire sugli uomini e tutelare le donne. È ciò che abbiamo cominciato a fare con la ratifica della Convenzione di Istanbul nel 2013 (non è stato possibile farlo durante il Governo Berlusconi di cui la Lega era componente), poi con il varo di un piano straordinario contro la violenza di Genere, la legge sul femminicidio. Il Piano ha camminato, è intervenuto con risorse, con interventi per la formazione del personale, anche delle forze dell’ordine. Poi il numero di pubblica utilità, il fondo per le vittime, il congedo per le vittime di violenza, le risorse, certo mai sufficienti, per i Centri antiviolenza, la commissione di inchiesta sul fenomeno de femminicidio. Proprio in virtù di quel lavoro di inchiesta le indicazioni per quante cose ancora ci siano da fare, sono state chiare e molteplici. Noi lo abbiamo ribadito pochi giorni fa nella nostra mozione alla Camera. Ci sono ancora molte cose da fare, c’è da favorire il coordinamento tra processo penale, civile, tribunale dei minori e tutele dei soggetti di violenza. C’è da implementare le risorse esistenti, c’è da investire su aggiornamento e formazione delle forze degli ordini, servizi sociali, sanitari di accoglienza, i codici rosa nati anche grazie a splendide donne e competenze di questi nostri territori. C’è da supportare i centri antiviolenza e le case protette, c’è da applicare fino in fondo la Convenzione di Istanbul, c’è da sostenere cultura di genere e l’educazione di genere, nelle scuole dell’infanzia e non solo. Ed è un controsenso culturale tagliare via le risorse per i congedi di paternità come avete fatto nella legge di bilancio o proporre la terra in cambio del terzo figlio. Norme certe, risorse e tutele. Questo serve e allora cominciate a fermare quel ddl del senatore Pillon che, guarda caso, indebolirebbe ulteriormente le donne e le donne vittime di violenza. Il 24 novembre ci sarà ancora una volta una grande manifestazione di donne a ricordare tutto questo. Ascoltatela quella mobilitazione, ascoltate le piazze di queste settimane.
Nei giorni scorsi alla Camera sugli obiettivi da adottare contro la violenza ci sono stati molti voti unanimi. Bene, bisogna però provare a essere coerenti con quegli obiettivi. Fermate quel disegno di legge. Non raccontate che la violenza si ferma armando le donne e gli uomini. Chi vuol tenere uno spray a peperoncino in borsa è libera di farlo, ma temo sia più utile a insaporire un arrosto che a fermare la violenza, perché purtroppo Desirée drogata, stuprata, poi uccisa e le tante vittime di violenza domestica non ci avrebbero fatto un bel nulla”.
Susanna Cenni