Gli strumenti per difendersi dai rischi delle nuove tecnologie ci sono
di Michele Pinassi*
SIENA. “Papà cos’è un selfie? È una foto che ti fai da solo per mostrare ai tuoi amici che non hai amici per farti fare una foto.”
Estate, caldo, mare. Ti godi il sole sulla spiaggia, rilassata, sorridente. Prendi lo smartphone e ti scatti un selfie per gli amici, pubblicandolo su Instagram, Facebook, Twitter. E non importa quali impostazioni della privacy decidi di mettere: in qualche modo, quel selfie, ormai è sul web, alla mercé di chiunque. Anche di squallidi personaggi che lo pubblicano su un sito porno, permettendo ad altre migliaia di squallidi personaggi di commentare la foto, usando espressioni vergognose e ben poco rispettose.
Più o meno, con differenti sfumature, è quanto accaduto a decine di ragazze toscane, vittime inconsapevoli di una nuova forma di bullismo via web, che si pone tra il revenge porn e il furto di identità: è il furto di immagini, più o meno private, a scopo pornografico. E non importa se l’immagine sia tutt’altro che pornografica: sui siti web oggetto di questi squallidi accadimenti, così come già era accaduto qualche mese fa con alcuni gruppi Facebook, l’importante è sfogare le proprie pulsioni sessuali con linguaggio violento, aggressivo, volgare. Il tutto con l’illusione di essere protetti dall’anonimato in Rete, dando libero sfogo ai più bassi istinti.
Inutile sottolineare che tali azioni sono configurabili come reato e bene han fatto le vittime a denunciare alla Polizia Postale quanto sta loro accadendo.
La nostra privacy
Tuttavia non dobbiamo pensare di essere davanti a fenomeni di nicchia quando, come già accaduto in passato, ad una delle conseguenze della continua necessità di sovraesposizione mediatica a cui ci inducono i social network. Ma anche alla scarsa consapevolezza di come sono gestiti e quali sono i potenziali rischi sui nostri dati, che siano il semplice indirizzo e-mail che la foto delle vacanze che la carta di credito.
Anche se la normativa europea GDPR ha imposto ai social network di informare in maniera chiara e adeguata i loro utenti su come vengono gestiti i loro dati, ben pochi si prendono la briga di leggere le privacy policy o di adottare comportamenti meno rischiosi per la propria vita privata: spesso è proprio un utilizzo sbagliato di questi strumenti a mettere a repentaglio la nostra privacy!
Tra abuso e inconsapevolezza
A questo scenario, già di per sé desolante, si aggiunge l’estrema facilità con la quale i giovani utilizzano potentissimi smartphone, con il beneplacito dei genitori e degli insegnanti, inconsapevoli dei rischi a cui vanno incontro: sono passati 16 anni da quando il video “Forza Chiara“ irruppe, con la potenza di un uragano, nei salotti degli italiani, mostrando a tutto il Paese i rischi e le insidie della Rete.
Così come già in pochi ricorderanno la vicenda di Tiziana Cantone, la ragazza napoletana che ha deciso di togliersi la vita in seguito alla diffusione virale dei video intimi di cui era protagonista: con il web non si scherza e le conseguenze di una “leggerezza” possono essere davvero molto serie.
Certo, ce ne è di differenza tra un video hot ed un selfie in costume sulla riva al mare. Ma nel mondo virtuale, dove è dato libero sfogo alle pulsioni sessuali più animalesche, diventare una preda è questione di un click.
Una immagine in Rete non è più nostra
E’ necessario capire che una volta che una immagine, così come un documento o qualunque altro oggetto, finisce in Rete essa non è più controllabile. Non importa se abbiamo protetto il nostro profilo: spesso basta uno semplice screenshot per superare qualsiasi protezione.
Anche gli utenti di SnapChat, il social network che ha spopolato proprio perché -dichiaravano- era impossibile salvarne i contenuti, hanno dovuto fare i conti con la realtà: il web è pieno di trucchi su come salvarne i contenuti, anche senza farlo sapere all’interlocutore.
Al di là quindi degli strumenti normativi, tutelare le immagini che carichiamo in Rete, che sia su Facebook, Twitter o ImgUr, è molto molto difficile.
Come difendersi?
Difendersi, come dicevo, è davvero difficile ed una volta che una immagine finisce sul web, la rimozione della stessa è praticamente impossibile. Ci sono degli strumenti che possono aiutarci a tutelare la propria web reputation, come ad esempio Google Alerts che ci avvisa via e-mail ogni qualvolta il nostro nome (o altra frase) finisce in qualche pagina web.
Evitare inoltre di perdere il controllo delle proprie immagini, controllando attentamente le impostazioni della privacy sui social network che utilizziamo:
- Controllo della tua visibilità su Instagram
- Twitter, Privacy e Sicurezza
- Google Safety Center
- Gestione della privacy, Facebook
Per verificare su quali siti è finita una nostra foto si può anche utilizzare il motore di ricerca per immagini di Google, anche se il risultato non sarà sempre efficace e completo:
Tuttavia, la prevenzione è lo strumento migliore per difendersi dai pericoli del mondo virtuale: siete proprio sicuri che valga la pena mandare in giro quella foto?
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