Massimo Mori in difesa ddell'avvocato Luigi De Mossi
SIENA. Questa volta è attaccata la sua professione: secondo una parte dell’intransigente sinistra dovrebbe smettere di fare l’avvocato; il fatto è abbastanza semplice, esso è il rappresentante in giudizio di uno dei due presunti violentatori di due ragazze minorenni.
Intanto è bene ricordare che esiste almeno fino al terzo grado di giudizio la presunta innocenza, ma è cosa certa che ogni individuo ancora non condannato ha un diritto, magari uno solo, è quello della difesa, e per difendersi ha bisogno di un legale, il sindaco Luigi De Mossi, come altri, presenti nella giunta e nel Consiglio comunale, è un avvocato, dovrebbe rinunciare alla propria attività professionale, solo perché sindaco?
Questa storia appare molta come la classica arrampicata sugli specchi, poco credibile nelle motivazioni che a questo punto appaiono a me, modesto cittadino senese, assolutamente strumentale; il fatto della violenza è grave, e se provato fino in fondo, personalmente gli farei molto peggio che mandarli in galera, o comunque non li manderei con gli attributi che gli hanno permesso quell’azione scellerata.
Però il problema resta, hanno o no diritto alla difesa? Se l’hanno, perché non dovrebbero poter scegliere il difensore? Se come difensore ha scelto Luigi de Mossi, che poi è diventato sindaco di Siena, perché non dovrebbe continuare l’azione difensiva? Perché “di fatto, eticamente riprovevole, moralmente deprecabile e simbolicamente pericolosa” non riuscire a discernere il ruolo del sindaco da quello del professionista a mio modestissimo avviso, è sicuramente strumentale.
Il movimento pansessuale, l’ARCI omosessuale, centro culturale della donna Mara Meoni, Unione donne italiane (UDI), non possono essere immuni da un pensiero negativo nei loro confronti, sono di sinistra o vicino a essa ed è normale che siano contro questo sindaco che di certo non le rappresenta, per fortuna, aggiungo io.
Voler infamare la sua persona solo perché difende un presunto violentatore, innocente fino al terzo atto di giudizio, non fa certamente bene alla causa che affermano di aver sposato, caso mai la riduce a una sorta di sciacallaggio politico e questo è deplorevole, sfruttare una disgrazia, un atto criminoso per la propria battaglia politica a me fa abbastanza schifo, agli altri non so.
In ogni modo anche in questo caso il sindaco non è solo, è giusto che l9o sappia, ma non dovrà mai in nessun caso rinunciare alla sua professione, è per quella che lo abbiamo scelto e voluto e chi ha perso, deve solo farsene una ragione non saranno queste pagliette a farci cambiare idea.
Massimo Mori