di Gianni Basi
SIENA. La musica classica a Siena non ha soste. Spentasi l’eco degli ultimi saggi dei giovani allievi in chiusura della stagione estiva chigiana, riprende con gran vigore la serie dei concerti del terzo “Festival Franci” dopo la pausa di agosto.
Tre appuntamenti in settembre, con l’apertura alle ore 21 di martedi 8 nella Sala del Mappamondo in Palazzo Comunale, e poi altre tre date nel mese di ottobre così da dare continuità a un’onda musicale che da queste parti pare proprio una felice e infinita colonna sonora. Per l’Istituto di Alta Formazione Musicale “Rinaldo Franci” questo suono si leva ininterrottamente da 175 anni, dapprima come Scuola comunale di musica e solfeggio, poi con la costituzione della Banda cittadina e la direzione di essa ad opera di un validissimo suonatore di violino il cui nome, Rinaldo Franci, è rimasto nella storia di quel primo accenno di grande musica a Siena e di Siena stessa. Si era a quel tempo attorno al 1895 e il nuovo secolo premeva ed eccitava. A ‘900 inoltrato ecco le collaborazioni con la neonata (1932) Accademia Musicale voluta dal Conte Chigi (cui fu affidata in quegli anni la sovrintendenza della “Scuola Franci”), quindi si arrivò alla nascita in successione del Quartetto Senese, poi della Società Orchestrale Senese e infine di varie formazioni sia da camera che orchestrali che dettero lustro al “Franci” e fecero da trampolino di lancio per quello che, sin dal 1985, diventò Conservatorio di Stato e che, dal ‘99, fu proclamato Istituto Superiore di Studi Musicali. Una crescita entusiasmante.
Oggi, il “Franci”, vanta non solo la sua attività di conservatorio d’alto livello in campo nazionale ma anche la realtà di un’Orchestra Stabile e di un Coro, oltre alla nota lietissima di un’Orchestra Giovanile, formata da settanta elementi, che è meglio conosciuta come “Franci Junior” e ne rappresenta il fiore all’occhiello. Così come, fondamentali, sono i veri cardini dell’Istituto di Prato Sant’Agostino, ovvero i suoi 14 corsi propedeutici e i 13 di alta formazione che comprendono ben 27 piani di studio, il tutto curato certosinamente da una cinquantina di docenti fra i migliori in circolazione. Non solo, negli ultimi anni il “Franci” organizza seminari e masterclass tenuti da musicisti di fama internazionale e vede i suoi giovani diplomati presenti in formazioni di prestigio come il Maggio Musicale Fiorentino e l’Orchestra del Carlo Felice di Genova. E le soddisfazioni non mancano. La più recente, umanitaria e solidale, ha riunito in aprile nell’Aula Magna dell’Università di Siena il corpo orchestrale del “Franci” con quello della “Amadeus Kammerorchester” di Salisburgo. Arie di Mozart ed aria di offrire un aiuto alle popolazioni abruzzesi attraverso la comunione fra musicisti italiani, austriaci e di varie parti del mondo: segni tangibili di integrazione, di saper suonare insieme non solo per il piacere di farlo ma nel riconoscersi uguali e sostenere al contempo chi soffre. Daniel Barenboim, che da anni suona tenacemente con palestinesi e israeliani affratellati per rompere muri ed odi, li avrà certamente ammirati, questi ragazzi.
Ma ora ecco il programma del primo concerto settembrino del “Festival Franci”, una prosecutio che cade proprio in un giorno, 8 settembre, che non può non farci riflettere almeno un attimo su cosa significhi respirare in un tutt’uno arie di musica ed arie di pace. Come sottolineato dallo stesso Istituto, sono state in questa serata apportate alcune particolari aggiunte in cartellone, tali da dare a quanto si ascolterà nella Sala del Mappamondo il sapore di “un evento completamente diverso dagli altri”. Infatti, oltre al classico tradizionale con autori come Giacomo Carissimi con “Jehpte”, il suo oratorio più celebre, e poi calarsi negli impressionismi crepuscolari di Debussy e nelle cinquescentesche chansons di Clément Janequin, il festival proporrà musiche moderne a cominciare dalle atmosfere tipiche di Broadway e Manhattan nel jazz-pop di Charles Rodgers ed a finire coi temi sempre cari nati dalla favolosa accoppiata Lennon-McCartney e di quelli, adorabilmente unici, del duo Simon and Garfunkel, capaci tanto di affascinarci col Sound of Silence che di elettrizzarci con pezzi come Mrs. Robinson o Dueling Banjos. Senza contare il mitico “Graceland, di Simon, vera impronta alla “Mississippi afrikaan soul” da antologia. A dirigere, il maestro Massimo Niccolai coadiuvato dal Coro Giovanile di Empoli e, al canto, la soprano Lavinia Bini e il tenore Emanuele Papini con al cembalo Umberto Cerini.
Dopo questa data, e sempre nei martedi alle ore 21, seguiranno i concerti del 15 settembre (in Cappella del Manto in Santa Maria della Scala) con musiche di Schumann, Wieck, Chaminade e Gustavino. Poi, il 29 settembre, stavolta nella Chiesa di San Giuseppe in Contrada dell’Onda, arie di Rameau, Quantz, Roman, Bach, e Locatelli. I tre concerti di ottobre si apriranno giorno 13 all’Auditorium del “Franci” al suono di Beethoven, Chopin, Berg, Rachmaninof e Liszt. La seconda data, 20 ottobre, avrà luogo in Sala San Pio del Santa Maria della Scala con musiche di Chopin, Mendelssohn e Liszt, mentre il concerto conclusivo di martedi 27, in Auditorium Franci, sarà allietato dalle atmosfere di Beethoven e Schumann. Tutta la rassegna comporterà nella parte esecutiva la qualità di molti fra i più brillanti concertisti del “Franci, uniti fra docenti ed allievi, e sin dal primo appuntamento, dell’8 settembre, si potrà apprezzare il talento musicale non comune dei protagonisti, in particolare nella duttilità del sapere affrontare generi e stili diversi. Un settembre che, per il “Franci”, è anche tempo d’esami. Dal 21 di questo mese sino al tre di ottobre decine di studenti si daranno da fare con cultura musicale e solfeggi, teoria e pratica sui vari strumenti tra prove di licenza, compimento e diploma. Ma chi ama la musica saprà, più prima che poi, superare ogni cosa. Avere la musica dentro è già la più forte consapevolezza di appartenenza del suono, un gran bel regalo da continuare a regalarsi offrendolo anche ora, al concerto del “Franci”, tra un’impressione di settembre ed una di Debussy all’ascolto di tutti.
SIENA. La musica classica a Siena non ha soste. Spentasi l’eco degli ultimi saggi dei giovani allievi in chiusura della stagione estiva chigiana, riprende con gran vigore la serie dei concerti del terzo “Festival Franci” dopo la pausa di agosto.
Tre appuntamenti in settembre, con l’apertura alle ore 21 di martedi 8 nella Sala del Mappamondo in Palazzo Comunale, e poi altre tre date nel mese di ottobre così da dare continuità a un’onda musicale che da queste parti pare proprio una felice e infinita colonna sonora. Per l’Istituto di Alta Formazione Musicale “Rinaldo Franci” questo suono si leva ininterrottamente da 175 anni, dapprima come Scuola comunale di musica e solfeggio, poi con la costituzione della Banda cittadina e la direzione di essa ad opera di un validissimo suonatore di violino il cui nome, Rinaldo Franci, è rimasto nella storia di quel primo accenno di grande musica a Siena e di Siena stessa. Si era a quel tempo attorno al 1895 e il nuovo secolo premeva ed eccitava. A ‘900 inoltrato ecco le collaborazioni con la neonata (1932) Accademia Musicale voluta dal Conte Chigi (cui fu affidata in quegli anni la sovrintendenza della “Scuola Franci”), quindi si arrivò alla nascita in successione del Quartetto Senese, poi della Società Orchestrale Senese e infine di varie formazioni sia da camera che orchestrali che dettero lustro al “Franci” e fecero da trampolino di lancio per quello che, sin dal 1985, diventò Conservatorio di Stato e che, dal ‘99, fu proclamato Istituto Superiore di Studi Musicali. Una crescita entusiasmante.
Oggi, il “Franci”, vanta non solo la sua attività di conservatorio d’alto livello in campo nazionale ma anche la realtà di un’Orchestra Stabile e di un Coro, oltre alla nota lietissima di un’Orchestra Giovanile, formata da settanta elementi, che è meglio conosciuta come “Franci Junior” e ne rappresenta il fiore all’occhiello. Così come, fondamentali, sono i veri cardini dell’Istituto di Prato Sant’Agostino, ovvero i suoi 14 corsi propedeutici e i 13 di alta formazione che comprendono ben 27 piani di studio, il tutto curato certosinamente da una cinquantina di docenti fra i migliori in circolazione. Non solo, negli ultimi anni il “Franci” organizza seminari e masterclass tenuti da musicisti di fama internazionale e vede i suoi giovani diplomati presenti in formazioni di prestigio come il Maggio Musicale Fiorentino e l’Orchestra del Carlo Felice di Genova. E le soddisfazioni non mancano. La più recente, umanitaria e solidale, ha riunito in aprile nell’Aula Magna dell’Università di Siena il corpo orchestrale del “Franci” con quello della “Amadeus Kammerorchester” di Salisburgo. Arie di Mozart ed aria di offrire un aiuto alle popolazioni abruzzesi attraverso la comunione fra musicisti italiani, austriaci e di varie parti del mondo: segni tangibili di integrazione, di saper suonare insieme non solo per il piacere di farlo ma nel riconoscersi uguali e sostenere al contempo chi soffre. Daniel Barenboim, che da anni suona tenacemente con palestinesi e israeliani affratellati per rompere muri ed odi, li avrà certamente ammirati, questi ragazzi.
Ma ora ecco il programma del primo concerto settembrino del “Festival Franci”, una prosecutio che cade proprio in un giorno, 8 settembre, che non può non farci riflettere almeno un attimo su cosa significhi respirare in un tutt’uno arie di musica ed arie di pace. Come sottolineato dallo stesso Istituto, sono state in questa serata apportate alcune particolari aggiunte in cartellone, tali da dare a quanto si ascolterà nella Sala del Mappamondo il sapore di “un evento completamente diverso dagli altri”. Infatti, oltre al classico tradizionale con autori come Giacomo Carissimi con “Jehpte”, il suo oratorio più celebre, e poi calarsi negli impressionismi crepuscolari di Debussy e nelle cinquescentesche chansons di Clément Janequin, il festival proporrà musiche moderne a cominciare dalle atmosfere tipiche di Broadway e Manhattan nel jazz-pop di Charles Rodgers ed a finire coi temi sempre cari nati dalla favolosa accoppiata Lennon-McCartney e di quelli, adorabilmente unici, del duo Simon and Garfunkel, capaci tanto di affascinarci col Sound of Silence che di elettrizzarci con pezzi come Mrs. Robinson o Dueling Banjos. Senza contare il mitico “Graceland, di Simon, vera impronta alla “Mississippi afrikaan soul” da antologia. A dirigere, il maestro Massimo Niccolai coadiuvato dal Coro Giovanile di Empoli e, al canto, la soprano Lavinia Bini e il tenore Emanuele Papini con al cembalo Umberto Cerini.
Dopo questa data, e sempre nei martedi alle ore 21, seguiranno i concerti del 15 settembre (in Cappella del Manto in Santa Maria della Scala) con musiche di Schumann, Wieck, Chaminade e Gustavino. Poi, il 29 settembre, stavolta nella Chiesa di San Giuseppe in Contrada dell’Onda, arie di Rameau, Quantz, Roman, Bach, e Locatelli. I tre concerti di ottobre si apriranno giorno 13 all’Auditorium del “Franci” al suono di Beethoven, Chopin, Berg, Rachmaninof e Liszt. La seconda data, 20 ottobre, avrà luogo in Sala San Pio del Santa Maria della Scala con musiche di Chopin, Mendelssohn e Liszt, mentre il concerto conclusivo di martedi 27, in Auditorium Franci, sarà allietato dalle atmosfere di Beethoven e Schumann. Tutta la rassegna comporterà nella parte esecutiva la qualità di molti fra i più brillanti concertisti del “Franci, uniti fra docenti ed allievi, e sin dal primo appuntamento, dell’8 settembre, si potrà apprezzare il talento musicale non comune dei protagonisti, in particolare nella duttilità del sapere affrontare generi e stili diversi. Un settembre che, per il “Franci”, è anche tempo d’esami. Dal 21 di questo mese sino al tre di ottobre decine di studenti si daranno da fare con cultura musicale e solfeggi, teoria e pratica sui vari strumenti tra prove di licenza, compimento e diploma. Ma chi ama la musica saprà, più prima che poi, superare ogni cosa. Avere la musica dentro è già la più forte consapevolezza di appartenenza del suono, un gran bel regalo da continuare a regalarsi offrendolo anche ora, al concerto del “Franci”, tra un’impressione di settembre ed una di Debussy all’ascolto di tutti.