Smascherare gli inganni per difendere i primati del vino “made in”
FIRENZE. Le informazioni sulle qualità nutrizionali delle bevande alcoliche, tipo vino, birra, sidro e bevande spiritose, rappresentano solo un aspetto del problema della corretta informazione dei consumatori. Secondo Coldiretti occorre smascherare in primis anche l’inganno dell’aggiunta di zucchero al vino che l’Unione Europea consente ai Paesi del centro e nord Europa mentre in Italia è vietato da oltre 50 anni.
“L’obiettivo comune – sottolinea Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana – deve essere quello di fornire informazioni corrette senza però che questo vada a caricare le imprese agricole di adempimenti burocratici difficili da sostenere e di dubbia utilità, considerata la grande varietà delle produzioni Made in Italy. La stessa legittima “voglia di trasparenza” – denuncia Marcelli – dovrebbe però essere garantita anche su altri aspetti del settore vitivinicolo che oggi danneggiano i produttori italiani e i consumatori di tutto il mondo, dalla possibilità consentita dall’Unione Europea ai paesi del Nord Europa di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero, pratica vietata nel nostro Paese, a quella di permettere la vendita di pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu’ prestigiose con la semplice aggiunta di acqua”.
Occorre difendere i primati del vino italiano che ha raggiunto nel 2017 un valore record di oltre 10,6 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni che hanno raggiunto il massimo di sempre a 6 miliardi (+6%) mentre sono risultate in leggera crescita anche le vendite sul mercato nazionale pari a circa a 4,6 miliardi, per effetto anche dell’aumento dei consumi familiari (+2%).
“Quello del vino è un argomento quanto mai importante per la Toscana dove le superfici vitate sono oltre 58mila ettari con una produzione di circa 3milioni e 500mila quintali di uve che vengono trasformati in 2milioni e 800mila ettolitri di vino. La Toscana rappresenta il 6.3% del vino italiano attestandosi come sesta regione per produzione media e vanta le più prestigiose denominazioni di origine dei vini con 11 Docg, 41 Doc e 6 Igt. La produzione di VQPRD supera 1,7 milioni di ettolitri. Il Chianti rappresenta la quota più importante della produzione di vini a Docg. Oltre il 70% dei vini è venduto sui mercati esteri (export pari 900 milioni di euro). In pratica una bottiglia su cinque di vino italiano bevuta oltre confine, viene dalla Toscana – dice Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – si tratta di un settore molto dinamico, che spesso deve fare i conti con un sistema burocratico complesso. Ben vengano le norme – prosegue – per la tutela del settore e dei consumatori, ma al tempo stesso auspichiamo che queste non si traducano in orpelli che rendono meno competitivo un comparto così importante per l’economia regionale. Ricordiamo che sulla strada delle semplificazione passi importanti sono stati fatti di recente con il testo unico – conclude – che ha dimezzato gli adempimenti burocratici dal vigneto alla bottiglia con un risparmio per le imprese da noi stimato in circa 19 milioni di euro”.