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“Il disegno di legge Calderoli – si legge nel documento approvato dall’assemblea – rappresenta solo l’ultimo colpo di scure, quello finale, che viene dato alla montagna, ai territori marginali e ai piccoli Comuni. Tali territori si trovano in profonda difficoltà e necessitano di una governance specifica. Tale difficoltà si è accentuata con il venire della crisi economica e con i continui tagli che vengono fatti, in maniera indiscriminata, a livello centrale. La questione è molto complessa e va dagli effetti sciagurati della riforma Gelmini, alle politiche di Poste Italiane nei confronti degli uffici postali marginali, alla banda larga, il taglio pesante del Fondo sociale nazionale, per arrivare al recente decreto Ronchi sull’acqua e alla probabile privatizzazione del trasporto pubblico locale, che porteranno ancora una volta ad aumentare le difficoltà già profonde presenti in questi territori”.
“L’assemblea, tuttavia, – continua il documento – pone al Governo e al Parlamento l’esigenza di affrontare un percorso che garantisca e magari ampli le possibilità di sviluppo dei territori montani intesi come comunità costituite da persone, territori ampi, aziende e associazioni che necessitano di attenzioni particolari, di incentivi e di servizi sempre maggiori. Non affrontare questo problema vuol dire non affrontare una questione che riguarda il 56 per cento della popolazione del nostro Paese. La permanenza delle Comunità Montane è fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese, la sua tutela idrogeologica, lo sviluppo del Sistema Italia”.
“L’assemblea – così si conclude il documento – giudica negativamente l’atteggiamento in atto di Anci e Upi che hanno sostenuto di essere i soli titolari di rappresentanza dei Comuni e delle Province, pretendendo di escludere Uncem da ogni trattativa, anziché collaborare. L’assenza di Uncem dai tavoli delle trattative sta portando all’esclusione dei piccoli Comuni e dei territori marginali a favore solo delle esigenze, portate avanti da Anci e Upi, dei grandi Comuni e delle Province”.