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di Giulia Tacchetti
SIENA. L’incontro, motore capriccioso che governa l’esistenza, in genere è un evento che coinvolge due o più persone, le quali entrano in contatto tra di loro in modo programmato o del tutto casuale con un successivo interscambio di segni, all’incrocio fra un tempo e uno spazio definiti (dal testo di Romano Luperini, “L’Incontro e il caso”) .
L’incontro con Li Chevalier da un lato è avvenuto in modo programmato, perché oggi 30 maggio al Santa Maria della Scala è stata presentata la mostra dell’artista Obscure clarté nei Magazzini della Corticella (dal 1 giugno al 30 settembre), dall’altra inaspettato, perchè ci siamo incontrati con un mondo estetico-spirituale che va oltre il segno, il contingente, verso una dimensione musicale, poetica, culturale, che supera le barriere temporali e territoriali con una vocazione all’universale. In una pittura sperimentale ad inchiostro, in mostra venti opere, possiamo osservare una scala appoggiata (non è ben chiaro se per inerpicarsi su per un poggio) che indica proprio questo desiderio di salire verso la bellezza o la “divina” bellezza, alla maniera cristiana. Come non pensare a “ L’ascensione al monte ventoso” del Petrarca? Le ombre oscure di questi quadri invadono il cielo, mentre la terra è illuminata da una luce livida. Sta arrivando una tempesta? Quando raggiungiamo la cima cosa troviamo? Il precipizio? L’incontro con l’artista e le sue opere ci fa comprendere che quello che non conoscevamo l’abbiamo recuperato. Quando incontriamo l’installazione monumentale e multimediale Site Specific, una foresta di violini, viole e violoncelli, decorati con pennellate d’ inchiostro, che pendono su un lucido piano oscuro ecangiante ( forse allude all’ acqua o al mutare dello spirito ) , con il coinvolgimento della musica e del le proiezioni multimediali rimaniamo un momento senza fiato. Vengono in mente tutte insieme la Cina, l’Europa, l’Oriente (Chevalier esporrà all’Expo del 2020 a Dubai).
La mostra nasce dalla musica, perché Li ha una formazione musicale. A quindici anni viene scelta dalla Compagnia dell’Opera dell’esercito cinese e come cantante lirica cono sce le maggiori capitali europee, Firenze e Venezia, dove studia arte, laureandosi a Londra in Belle Arti. La musica è un elemento costitutivo del suo lavoro, non è un riempitivo. L’artista infatti rende omaggio a Karol Beffa, accordando la sua installazione a due brani famosi del compositore francese, Into the Dark, pièce pour piano et orchestre e Supplique, pièce pour violon seul. I luoghi spogli ed auterovoli del Santa Maria della Scala avvolgono e dialogano con le opere di Li: il linguaggio contemporaneo parla con il passato. Il titolo “ Obscure clartè ” è l’immagine profonda delle opere esposte: tra luce e oscurità, tra il buio delle anime perdute dei nostri giorni ed il chiarore del conforto estetico; la profondità del colore si trasfigura in interiorità (Daniele Pitteri).
Le poesie composte appositamente per l’evento dal poeta senese padre Alfredo Scarciglia arricchiscono e rendono anche il catalogo della mostra veramente interessante (Somogy Editions D’Art). Il testo “I violini di Li” iniziano: In una luce dorata/ su di un serico giardino/ S’odono a Siena, violini d’oltre mare/ S’involano note come farfalle … ”. Inoltre il catalogo è reso accattivante dal formato rettangolare, dal colore bianco del rivestimento su cui spicca la scrittura nera, tipica dei testi poetici.