Aria internazionale e spiriti liberi (del vino) nel cuore del paese il 3 e 4 giugno
di Silvana Biasutti
MONTALCINO. Altri tempi, viene da pensare guardando la foto del presidente Mattarella seduto ad un tavolino assieme a Conte. Mi viene anche da pensare che Mattarella sa esprimersi anche con una gamma di sorrisi che raramente ho notato su volti maschili, soprattutto negli uomini della politica. Il sorriso del presidente della Repubblica è – in questa foto – leonardesco. L’ho pensato molto il nostro presidente della Repubblica, in queste ultime settimane: non siamo coetanei, ma quasi, e io so che cosa si prova, a questa età – a essere sottoposti a tensioni e a pressioni sfacciate -.
Sto lontano e non ho sottomano i giornaletti che riportano tutto quello di cui non ci importa sapere e che non ci dicono mai la verità (anche perché non sempre la conoscono), però sono una frequentatrice di Facebook – orrido, ma in questi casi utile per capire come girano gli umori -. Quindi so dei master, delle lauree, dei taxi presi o no, frequentati o meno da Conte, presidente del consiglio incaricato da Mattarella; tutti dettagli critici, analizzati allo spasimo, spesso in modo cretino, in questo momento di perdurante incertezza, in cui agli italiani magari interesserebbe parlare di futuro, con concretezza e senza pettegolezzi – con mezza Italia che si augura che chi ha vinto le elezioni dia (riesca a dare) qualche riscontro costruttivo e attinente alle idee esposte in campagna elettorale, e l’altra mezza Italia che fa il tifo e macumbe varie acciocché questa “novità” si riveli una frana epocale -.
Ma in questo frangente c’è anche chi lavora, e lo fa con gusto e tigna, perché se il giornalettismo è quasi tutto intruppato a reggere la coda a quelli che temono di perderla nei prossimi mesi (per via del cambio della guardia, massiccio e inevitabile, con l’arrivo dei nuovi), in Italia c’è anche la gente che lavora. Chi vive nella bella campagna senese – dove sto per andare – in questa stagione lavora sodo, lotta con il clima – come sempre foriero di incertezza – e se la vede con il futuro, con cui deve fare i conti. (Parlare di futuro è un esercizio non sempre familiare ai politici, che ci hanno abituati al pensiero breve, quello che vale il voto e il seggio, il resto è nebbia.).
Torno in campagna e vado a Montalcino, in quella campagna che mi ha fatto innamorare tanti anni fa: così tanti che sembra addirittura un’altra vita, e ci ritrovo puntuale il lavoro, il talento, la passione e il senso del futuro, con una novità in più.
Mentre stiamo in pensiero per quello che l’Europa penserà di questa Italia in sospeso tra quello e questo, so che quest’anno ritroverò a Montalcino proprio un po’ di Europa – se non tutta, tanta e significativa -. L’Europa (con un bel pezzo di Italia da nord a sud) che crede nella terra e che lavora – con talento, passione, tenacia e senso del futuro – per fare vini capaci di raccontare chi li fa; tanti vini, da tante terre diverse, tante facce dell’Europa che mi piace di più, quella che conosco fin da piccola; sono i nipoti di quelli che si sono persino combattuti – costretti a farlo dagli altrui interessi -, ora tutti insieme a Montalcino, per la prima volta nella patria del Brunello che il 3 e il 4 giugno diventa Europa, quell’Europa che ci piace e il cui pensiero si assaggia “Tuttoinunsorso”, nella sede di Ocra, nel Chiostro di Sant’Agostino.