Il candidato sindaco spiega perché ha deciso di puntare alla carica di primo cittadino
a cura di Augusto Mattioli
SIENA. “Sono stanco di vedere Siena rappresentata in un modo che non le è consono e mi hanno convinto di essere la persona adatta per poter ripulire la città dalla polvere da cui è stata ricoperta, suo malgrado”. Cosi Massimo Sportelli, neofita della politica, spiega la sua discesa in campo nella corsa alla carica di Sindaco di Siena. “Io rappresento il nuovo – aggiunge Sportelli – e le poche personalità presenti, rappresentano quel minimo di esperienza indispensabile per non cadere nelle trappole dei ‘politici di professione”.’
Lei è nuovo della politica. Il suo è un progetto civico, ma è sostenuto anche da chi da tempo fa politica (vedi Marignani, Marzucchi e altri). Una coalizione variegata che strizza l’occhio anche ai leghisti fuoriusciti. Come pensa di tenerla insieme?
“Io rappresento il nuovo e con me tutta la mia lista (Spqs) e molte delle persone presenti in quelle che mi appoggiano. Le poche personalità che hanno ricoperto incarichi politici pregressi, rappresentano quel minimo di esperienza indispensabile per non cadere nelle trappole dei ‘politici di professione’ presenti nei partiti che hanno fatto il buono e cattivo tempo del ‘sistema Siena'”.
Quali i motivi per i quali si è candidato?
“Perché sono stanco di vedere Siena rappresentata in un modo che non le è consono e mi hanno convinto di essere la persona adatta per poter ripulire la città dalla polvere da cui è stata ricoperta, suo malgrado”
Quali in breve le proposte per la città. E qual è la più urgente?
“Lavoro, riorganizzazione, ufficio bandi ed intercettazione scientifica delle risorse. Programmazione verso uno sfruttamento turistico che si basi sul nostro immenso patrimonio culturale, artistico e agroalimentare. Nel nostro programma, comunque, ci sono 73 punti nati da un lavoro di stampo professionale attraverso il quale abbiamo analizzato le criticità ed elaborato delle progettualità sostenibili, attuabili a scalare nel breve, medio e lungo periodo”.
La Fondazione ha ancora qualcosa in cassa. Come utilizzare al meglio queste risorse?
“Indirizzandole assolutamente verso il territorio, armonizzando ogni iniziativa con un più ampio sviluppo programmatico di cui il Comune si doterà immediatamente, appena saremo arrivati”.
Nove candidati non sono troppi? Sono forse il sintomo di una città divisa?
“Io vorrei che il numero dei candidati fosse sempre l’espressione della libertà democratica della cittadinanza e questo, purtroppo, non sempre succede”.