Sul rapporto con il PD: "Io non ho rotto, sono stato conseguente con le espressioni della maggioranza che si dichiarava negli organi del partito"
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di Augusto Mattioli
SIENA. Con il partito democratico”io non ho rotto, sono stato conseguente con le espressioni della maggioranza che si dichiarava negli organi del partito”. Non fa un passo indietro Alessandro Pinciani., candidatosi sindaco per conto proprio in polemica con il suo (ex?) partito che ha scelto la candidatura a sindaco di Siena di Bruno Valentini. Secondo l’ex presidente della Provincia le responsabilità politiche della crisi che ha attraversato la città “ hanno altri nomi: incompetenza, interessi economici di gruppi “oscuri” agevolati dalla immoralità di personaggi proni alla corruttibilità, entrati nelle simpatie di provincialotti spesso sprovveduti”.
Lei ha deciso di candidarsi rompendo con il Partito Democratico che ha candidato il non gradito Valentini. Con questa decisione non crede che il Pd possa essere escluso anche dal ballottaggio? Quali sono le cose che doveva fare Valentini e che non ha fatto.
Nel Partito Democratico di Siena per mesi – anzi per anni – la maggioranza ha ritenuto e spesso dichiarato che Valentini era superato: “perciò non candidabile”. Io non ho rotto, sono stato conseguente con le espressioni della maggioranza che si dichiarava negli organi del partito, tanto che Valentini aveva già messo a punto la sua Lista (IN CAMPO) per presentarsi comunque. Su quali “poteri” contava, visto che il suo partito non lo sosteneva? Il servizievole Valentini Sindaco su quali ritorni spera nel momento che autorevoli esponenti della sua giunta viravano in direzione opposta? Valentini doveva fare il Sindaco invece non lo ha fatto compiacendosi delle “comparsate” anziché fare delle scelte talvolta difficili e sicuramente faticose.
Perché non ha deciso di partecipare alle primarie del Pd per la scelta del candidato sindaco?
Le primarie sono state “proibite” ma sicuramente non da me.
Quali sono le proposte del suo programma che ritiene più qualificanti?
Proposte concrete e di immediata attuazione che preparino il futuro partendo dalla realtà:
Rilancio dell’Università a cominciare dalla difesa della Facoltà di Medicina nel rapporto strategico con l’Azienda Ospedaliera. Le specializzazioni devono rimanere a Siena. Il Sindaco deve essere garante della tutela del territorio e dei servizi al cittadino, compreso il controllo, l’operato e l’organizzazione del sistema sanitario Locale. Le due Università, più in generale, devono essere intese come un ponte tra cultura, formazione e lavoro che tendano al futuro.
Programmazione anticipata, almeno annuale, degli eventi (mostre, concerti, spettacoli, concorsi di idee etc) che permetta, per tempo, agli operatori turistici la formulazione di un’offerta verso l’estero e al tessuto imprenditoriale della città di organizzarsi e formulare un’offerta emozionale che permetta, a chi soggiorna nella nostra città, di andare via con il ricordo, non solo dell’architettura o della mostra, ma di una città che si lascia vivere bene e piacevolmente sia di giorno che di notte.
Ricognizione sulla previsione dei piani triennali delle opere pubbliche e completamento delle infrastrutture incompiute nonché della mobilità da e verso il centro per decongestionare la città dalle problematiche che l’attanagliano inerenti al traffico.
Recupero del “senso del bello” attraverso sistemi di incentivazione alla costituzione di attività artigiane legate alla conservazione e valorizzazione del patrimonio comunale. Ritornare al bello in un linguaggio digitale. Da qui: Un’anima medievale e un cuore digitale.
Di chi sono le responsabilità politiche della crisi di Siena?
Come si fa a parlare di responsabilità politiche avulse dal pensiero politico? Le responsabilità hanno altri nomi: incompetenza, interessi economici di gruppi “oscuri” agevolati dalla immoralità di personaggi proni alla corruttibilità, entrati nelle simpatie di provincialotti spesso sprovveduti. La Banca plurisecolare è stata consegnata a NESSUNO in attesa che arrivassero Profumo al Viola. Su questa scelta per onestà si deve ricordare che l’allora Presidente della Fondazione Gabriello Mancini rimase solo, soffocato dalla cordata rosso-nera-tricolore, a dire NO votando contro questa soluzione. Per la storia è forse opportuno ricordare che in precedenza un altro personaggio autorevole come Giovanni Bazoli si era arreso all’accerchiamento al quale era stato sottoposto quando invitava a cambiare nome per la Presidenza ABI.
Se non andrà al ballottaggio chi sosterrà?
Le mie proposte! Coerenza fino in fondo.
Come si dovrebbe gestire la Fondazione Mps?
La fondazione Mps è uno strumento notevolmente indebolito ma ancora importante da gestire tuttavia con l’intera comunità senese per non dare impulso alle tentazioni sovraniste alla Valentini ma per riprendere con pazienza il sostegno alle peculiarità che coniughino cultura e lavoro.