ROMA. Il Fisco italiano riceve dal gioco d’azzardo entrate record che nessun altro Paese in Europa garantisce: giochi e scommesse nello Stivale, insomma, offrono ossigeno puro per le casse dello Stato e per i conti pubblici. I numeri sono esaltanti: il gettito fiscale che proviene da slot, puntate sulle partite di calcio, gratta e vinci & company è il doppio di quelli della Gran Bretagna e della Francia, e addirittura 4 volte più elevato di quello della Germania e di quello della Spagna. Nel Vecchio Continente, insomma, nessuno scommette e nessuno si diverte giocando come gli italiani. I numeri che lo dimostrano sono quelli presenti nel rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio, che corrisponde all’Autorità indipendente dei conti pubblici.
Senza crisi
Sembra proprio che il settore dei giochi non patisca alcuna crisi, e in effetti le cifre lasciano immaginare scenari rosei, con poco meno di 7mila imprese coinvolte e un totale di 100mila occupati: di questi, 20mila fanno capo alla filiera diretta, mentre gli altri hanno a che fare con la filiera indiretta, e quindi con le edicole, gli autogrill, i bar, le tabaccherie e i vari punti vendita. Non si può dimenticare, in questo conteggio, tutto l’indotto del settore, che comprende gaming hall e sale da bingo, ma anche le ricevitorie, i gestori di attrezzature, i noleggiatori di apparecchiature, il commercio dei macchinari, i costruttori dei componenti elettronici e i produttori dei giochi. Un indotto che, stando ai numeri, tra il 2006 e il 2011 è praticamente raddoppiato.
Un’industria in salute
Tra le scommesse sulle gare di Formula 1, tra slot machine e Super Enalotto, tra gratta e vinci dalle rendite invitanti e puntate sui cavalli, quella del gioco è una delle industrie più in salute di tutta Italia, grazie anche ai bonus senza deposito e alle strategie di marketing. Non deve essere un caso, insomma, se player come Lottomatica e Sisal nel corso dell’ultimo decennio sono arrivati a investire in pubblicità addirittura miliardi di euro. Ma quali sono i benefici che il Fisco trae da questo scenario? Prendendo come riferimento il periodo compreso tra il 2000 e il 2016, si scopre che la raccolta da giochi totale è cresciuta di ben 5 volte: se nel 2000 corrispondeva a circa 20 miliardi di euro, due anni fa ha toccato la quota di 96 miliardi.
I numeri
Nel 2016 ci sono stati 77 miliardi di euro di vincite, per un payout che ha sfiorato l’80%: il payout non è altro che la percentuale della raccolta restituita sotto forma di premi e vincite ai giocatori. Quindi, dei 96 miliardi raccolti, 77 sono stati restituiti ai giocatori, mentre gli altri 19, corrispondenti alla differenza tra la raccolta e le vincite e quindi alla spesa effettiva dei giocatori, sono stati distribuiti tra il fatturato del settore, che equivale a più di 9 miliardi, e le entrate erariali , pari a 10 miliardi. Insomma, l’8.5% della raccolta si traduce in fatturato, mentre il 10.5% finisce al Fisco.
Dove si gioca di più?
Ma quali sono le regioni italiane in cui si gioca di più? Per saperlo è sufficiente prendere in esame le informazioni relative alla raccolta pro capite, e cioè al rapporto tra la raccolta e la popolazione di età compresa tra i 18 e i 74 anni. La raccolta pro capite più elevata viene registrata in Abruzzo, con 1.767 euro giocati a testa, mentre in Lombardia vengono giocati in media da ogni persona adulta 1.748 euro; sul terzo gradino del podio di questa classifica c’è l’Emilia Romagna, con 1.668 euro pro capite. Più bassi i valori medi della raccolta nel Sud Italia: se la media nazionale è di 1.475 euro, quella del Meridione si ferma a 1.291 euro. Un altro dato interessante è quello relativo al rapporto tra la raccolta e il reddito disponibile in ogni regione, che permette di conoscere la propensione alla spesa per scommesse e giochi: il Meridione, in questo caso, supera il resto d’Italia.