Al netto delle statistiche, dai dati emerge l'aumento di un turismo "mordi e fuggi" e meno incassi
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SIENA. A Siena il turismo deve essere fatto non solo di numeri ma anche e soprattutto di qualità per il bene della nostra città, dei suoi abitanti e degli operatori del settore. Siena è uno scrigno di tesori architettonici, storici, artistici: perché allora il turismo non genera quei benefici economici, culturali ed ambientali che ci si aspetterebbe, oltre a consentire alla città – o almeno a larga parte di essa – di “vivere di turismo”? I dati – seppur positivi – diffusi dall’Osservatorio Turistico del Comune di Siena (+8,1% di arrivi e +5,8% di presenze per l’intera provincia nel 2017) sono composti purtroppo di turismo mordi e fuggi, fatto di scatti al Duomo e pranzi al sacco seduti in Piazza del Campo, di turismo di massa, di pullman di passaggio tra un outlet e l’altro, e di gite scolastiche. La Banca d’Italia ha stimato che lo scorso anno i turisti stranieri hanno speso nelle “terre di Siena” circa 384 milioni di euro: tanti, ma meno dell’anno precedente (5 milioni in meno) e ancor meno del 2015, quando la spesa era stata di 500 milioni (116 milioni di differenza). Al netto delle statistiche, questo significa una sola cosa: cresce il turismo, ma i soldi incassati sono meno.
Quindi, che fare? Prima di tutto c’è bisogno di un’adeguata e ricca programmazione e promozione, di pubblicizzare gli eventi, le mostre ed i concerti un bel po’ di mesi prima e in tutto il mondo (a Badesse o a San Rocco vengono comunicati efficacemente gli eventi cittadini?); di ideare nuove forme di comunicazione turistica, di promozione e di fruizione degli eventi stessi. Occorre coinvolgere il turista in modo diretto dando valore alla sua esperienza, perché un ospite informato e consapevole è più disposto ad investire per “vivere” un’esperienza turistica unica e di qualità.
Quello che manca, quindi, sono proposte nuove ed accattivanti che sappiano fondere tradizione ed innovazione svecchiando l’utilizzo di alcuni contenitori, troppo spesso ridotti a scatole vuote, ed amplificandone la forza attrattiva tramite proposte integrate che sappiano abilmente valorizzare l’aspetto culturale coniugandolo a quello commerciale. In quest’ottica, il Santa Maria della Scala potrebbe essere ripensato come fucina operativa in grado di veicolare il patrimonio storico delle Contrade, delle antiche corporazioni di Arti e Mestieri e della nobile tradizione enogastronomica senese grazie alla sinergia con i consorzi del vino e con le diverse eccellenze aziendali presenti sul nostro territorio. Perché l’arte e la cultura non sono morte ed imbalsamate in compartimenti stagni, ma vive, e costituiscono un intero universo integrato che passa attraverso suoni, odori, sapori!
Questa è l’idea della città che ho in mente. Riportiamo a Siena il Buongoverno, non solo quello affrescato con abile mano da Ambrogio Lorenzetti, ma quello contemporaneo, fruibile e dinamico, quello che davvero può fare di Siena un polo turistico unico al mondo. Non teniamolo soltanto chiuso dentro alle sale del Palazzo Pubblico: portiamolo fuori, in mezzo alla gente e, soprattutto, per la nostra gente!
Federico Minghi – Lista De Mossi Sindaco