"Una meraviglia agli occhi e agli orecchi per quei rumori ed un sentimento di grande orgoglio, per come questa Piazza possa accogliere così tanti mondi, tante culture, tanti sentimenti"

SIENA. Giovedì scorso verso l’ora di pranzo ho attraversato Piazza del Campo, era stracolma di gente di ogni tipo: giovani che festeggiavano con le loro famiglie la fine del percorso universitario, altri arrivati in gruppo o singolarmente per visitare la nostra città, altri ancora in sosta nel momento della pausa pranzo, non mancavano senesi a godere uno dei primi giorni si sole, ed alcuni commercianti sulla soglia del loro negozio a conversare.
Una meraviglia agli occhi e agli orecchi per quei rumori ed un sentimento di grande orgoglio, per come questa Piazza possa accogliere così tanti mondi, tante culture, tanti sentimenti. Non possiamo fare, come qualcuno vorrebbe e ripete sui social, come le nostre nonne: avere un bel salotto e tenerlo sempre chiuso per paura di rovinarlo e di invecchiarlo di polvere; quel salotto, la nostra Piazza, lo vogliamo vivere noi di casa ed aprirlo agli ospiti che arrivano. Sarà tanto più bello, non perché rimarrà chiuso, ma nella misura in cui lo sapremo aprire.

Valentina Carloni
Aprire vuol dire accogliere ciascuno con le sue caratteristiche e con i suoi desideri, sta a noi di casa tenerlo in ordine e presentalo come qualcosa di speciale. Come sempre le piazze sono state luoghi di mercato, di scambio di moneta, di feste, di discussione, in esse si amministrava la giustizia, si condividevano emozioni e stati d’animo, si raccoglievano i bisogni di chi vi si recava, si banchettava come segno di condivisione, si accoglievano gli stranieri dei paesi vicini e tanto altro ancora.
E’ questa la Piazza che siamo chiamati ancora a vivere, certo con modalità diverse e con strumenti attuali, ma con questo significato. A differenza delle nostre nonne ci piace il salotto pieno di polvere se accogliente per tutti quelli che vorranno abitarlo, non dobbiamo avere paura di sciuparlo, come possiamo consumare le pietre che sono lì da tanti secoli. Non dobbiamo confondere l’abitare con il decoro ed il rispetto dei beni comuni, questo concetto vale per qualunque ambiente che frequentiamo ed ha necessità di essere continuamente ricordato sia alle giovani generazioni che agli adulti con un continuo impegno formativo. Il decoro e l’abitare sono concetti fortemente legati ma non possono essere strumentalizzati ai fini elettorali.
Avevo cercato la riflessione di qualche illustre antropologo sul significato della Piazza, partendo dall’Agorà greca fino al significato che nel mondo contemporaneo riserviamo a questo spazio. Ne ho trovato uno un po’ particolare: “ (…) da questa piazza vi invito a considerare la nobiltà dell’agire politico in nome e a favore del popolo, che si riconosce in una storia e in valori condivisi e chiede tranquillità di vita e sviluppo ordinato. Vi invito ad esigere dai protagonisti della vita pubblica coerenza d’impegno, preparazione, rettitudine morale, capacità d’iniziativa, longanimità, pazienza e forza d’animo nell’affrontare le sfide di oggi, senza tuttavia pretendere un’impossibile perfezione.” (Discorso di Papa Francesco 2017 Cesena)
La nostra piazza è speciale ed noi siamo molto orgogliosi di presentarla ogni giorno a chiunque la voglia abitare.
Valentina Carloni