CHIUSI. “Il piacere dell’onestà” di Luigi Pirandello è di scena domani sera (5 gennaio) alle 21.15 al Mascagni di Chiusi per la regia di Fabio Grossi con Leo Gullotta, Martino Duane, Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi, Valentina Beotti.
Portata per la prima volta in scena il 27 novembre 1917 da Ruggero Ruggeri con la sua compagnia nel teatro Carignano di Torino, il Piacere dell'Onestà, il cui disegno drammaturgico è tratto dalla novella Tirocinio del 1905, racconta di Angelo Baldovino, uomo fallito e di dubbia moralità che accetta solo per il piacere dell'onestà di sposare Agata, ragazza di buona famiglia che aspetta un bambino da un uomo sposato, il rispettabile marchese Fabio Colli. Onestà, parola di grande effetto per il periodo in cui Pirandello concepì la sua opera, parola di lacerante contesto in questa nostra travagliata epoca dove prodotti e momenti di vita vissuta vengono modificati in maniera cangiante e definente, sull'orlo di un dramma che si pone di fronte all'eterno aut aut di una società alla ricerca di un'equa liceità.
Nella visione pirandelliana, il nostro protagonista, nell'indossare il costume dell'Onesto, adotta il colore del diverso, in una fauna di anime mostruose. La condotta morale del Baldovino diventa da questo momento inattaccabile e questi si chiude dentro la propria onestà sfidando convenzioni sociali ed egoismi personali. Una società, immutata nei tempi, da quelli passati a quelli odierni, che ha paura della diversità – perché essere onesti significa essere diversi – e che fa del tutto per annichilire l'elemento considerato spurio con tutti i mezzi, anche quelli più perversi. Messo alle strette nella manovra estrema di farlo contravvenire alle proprie responsabilità, Angelo Baldovino continua a mantenere intatta la propria "maschera" di uomo onesto finendo così per mettere spietatamente a nudo la disonestà di tutti gli altri. Una pseudo legittima unione, quella che Pirandello usa per dimostrare come l'essere e l'apparire siano in realtà categorie senza alcun valore frutto unicamente delle convenzioni e del conformismo della società.
Come nel precedente lavoro del maestro agrigentino, affrontato con Gullotta, l'Uomo, la Bestia e la Virtù, l'uso ideale della "maschera"per far fronte alle perbenistiche convenzioni di una società si ripropone con forza. Come approdato, il nostro protagonista se ne andrà per l'unica strada legittima, una strada non usa agli altri. In questo suo ricalcar i passi dell'arrivo non sarà solo, ma colei a cui si unì per salvarla dall'ottusa convenzione gli sarà accanto, facendo sì che una lacrima di vittoria lo premiasse nell'issar la vela dell'Onestà.
Musiche di Germano Mazzocchetti, scene e costumi di Luigi Perego, luci di Valerio Tiberi.
Portata per la prima volta in scena il 27 novembre 1917 da Ruggero Ruggeri con la sua compagnia nel teatro Carignano di Torino, il Piacere dell'Onestà, il cui disegno drammaturgico è tratto dalla novella Tirocinio del 1905, racconta di Angelo Baldovino, uomo fallito e di dubbia moralità che accetta solo per il piacere dell'onestà di sposare Agata, ragazza di buona famiglia che aspetta un bambino da un uomo sposato, il rispettabile marchese Fabio Colli. Onestà, parola di grande effetto per il periodo in cui Pirandello concepì la sua opera, parola di lacerante contesto in questa nostra travagliata epoca dove prodotti e momenti di vita vissuta vengono modificati in maniera cangiante e definente, sull'orlo di un dramma che si pone di fronte all'eterno aut aut di una società alla ricerca di un'equa liceità.
Nella visione pirandelliana, il nostro protagonista, nell'indossare il costume dell'Onesto, adotta il colore del diverso, in una fauna di anime mostruose. La condotta morale del Baldovino diventa da questo momento inattaccabile e questi si chiude dentro la propria onestà sfidando convenzioni sociali ed egoismi personali. Una società, immutata nei tempi, da quelli passati a quelli odierni, che ha paura della diversità – perché essere onesti significa essere diversi – e che fa del tutto per annichilire l'elemento considerato spurio con tutti i mezzi, anche quelli più perversi. Messo alle strette nella manovra estrema di farlo contravvenire alle proprie responsabilità, Angelo Baldovino continua a mantenere intatta la propria "maschera" di uomo onesto finendo così per mettere spietatamente a nudo la disonestà di tutti gli altri. Una pseudo legittima unione, quella che Pirandello usa per dimostrare come l'essere e l'apparire siano in realtà categorie senza alcun valore frutto unicamente delle convenzioni e del conformismo della società.
Come nel precedente lavoro del maestro agrigentino, affrontato con Gullotta, l'Uomo, la Bestia e la Virtù, l'uso ideale della "maschera"per far fronte alle perbenistiche convenzioni di una società si ripropone con forza. Come approdato, il nostro protagonista se ne andrà per l'unica strada legittima, una strada non usa agli altri. In questo suo ricalcar i passi dell'arrivo non sarà solo, ma colei a cui si unì per salvarla dall'ottusa convenzione gli sarà accanto, facendo sì che una lacrima di vittoria lo premiasse nell'issar la vela dell'Onestà.
Musiche di Germano Mazzocchetti, scene e costumi di Luigi Perego, luci di Valerio Tiberi.