Il cieco di via Franciosa sentì parlare della vicenda il giorno prima che accadesse
di Augusto Mattioli
SIENA. Una vicenda che non è stata chiarita ma molto inquietante quella di cui – il 15 marzo del 1978, il giorno precedente il rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse – fu protagonista un senese. Giuseppe Marchi, cieco, 64 anni, mentre stava andando a casa in via Franciosa con il il suo cane, urtò una auto ferma davanti alla sua abitazione. In quel momento sentì delle persone pronunciare una frase in italiano ma con inflessione straniera: ”hanno rapito Moro e la sua scorta”. L’uomo dopo avere recuperato il cane entrò in casa e riferì quando aveva sentito alla moglie, chiedendo se la notizia fosse stata data dalla tv o alla radio. La donna, secondo quanto riferì il Nuovo Corriere senese, il settimanale del partito comunista che pubblicò la notizia, gli diede del matto. Marchi successivamente usci di casa per andare in un’osteria vicina a casa sua e raccontò, evidentemente turbato, questa storia . Ma anche i presenti non gli prestarono molta attenzione. Marchi aveva, infatti, il soprannome di Beppe il bugiardo.
I fatti del giorno dopo però gli diedero ragione. Nel pomeriggio del 16 marzo si recò in questura e raccontò quello che aveva sentito al capogabinetto dottor Antonacci, che successivamente sentì testimoni ai quali Marchi aveva raccontato la storia del rapimento. Che confermarono la sostanza della storia. Una vicenda che è stata riportata ampiamente anche da Sergio Flamigni, nel suo libro La tela de Ragno, pubblicato nel 1988, dove ha ricostruito la vicenda del rapimento di Moro. Flamigni fa anche i nomi dei testimoni e fa presente che i verbali furono inviati a Roma solo il 22 di marzo. “Ma nessuno – scrive Flamigni nel suo libro – ne ha più parlato”.