
SIENA. (a. m.) Il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, neo deputato del collegio di Siena, a margine di un incontro con dirigenti del Pd e amministratori locali ha spiegato di temere che l’uscita dall’impasse sulla formazione del governo “sia un onere che il presidente della Repubblica ha sulle sue spalle, ma confido assolutamente sulla sua saggezza”. Sul fatto che l’Europa possa avere delle preoccupazioni riguardo ai tempi della formazione del governo, ha aggiunto: “L’Unione europea ha dato, come sempre in questi anni, e continua a dare, grandi aperture al nostro Paese e quindi potremo lavorare tranquillamente senza pressioni da parte della commissione europea”. Padoan ha poi sottolineato di “non essere in grado di prevedere i tempi della soluzione della crisi”.
Stuzzicato sulle affermazioni di Di Maio dei 6 Stelle, Padoan ha risposto seccamente: “Non commento le dichiarazioni di Di Maio. Noto che di fronte alla pretesa che io avrei avvelenato i pozzi, vorrei sottolineare che il governo sta consegnando a quello prossimo un’economia in crescita e una finanza pubblica in netto miglioramento. Non mi pare che questo sia avvelenare i pozzi”. Padoan ha precisato “di non sentirsi offeso” dalle parole di Di Maio. “Non si tratta di una questione personale”.
“La campagna elettorale ha premiato promesse e illusioni, questo malgrado che nei cinque anni di legislatura il governo abbia prodotto risultati importanti”. Il ministro ha sottolineato che il risultato delle politiche” è un momento di partenza. Il partito democratico è parte importante della trasformazione del Paese. In questi anni sono venuti a maturazione vari problemi. I risultati positivi li potremo avere nei prossimi anni. Noi abbiamo piantato alberi che daranno i loro frutti. I nostri messaggi si sono basati su fatti concreti. Abbiamo conquistato una credibilità internazionale che deve essere rafforzata”. Padoan ha aggiunto, parlando del partito democratico, “che il suo futuro dipenderà dalla sua capacità di fare analisi seria dell’esito di queste elezioni e chiedersi come ripartire da tanto lavoro positivo che sta nei numeri, nei dati e nel benessere che tante famiglie e imprese hanno accresciuto in questi anni. Il Pd lavori per risolvere i problemi del lavoro, della crescita, dell’occupazione”, ha detto.
“L’onda populista che c’è nel nostro paese va presa molto seriamente. se non altro per una ragione banale e cioé che molti, moltissimi dei voti andati ai partiti populisti sono nostri e che dobbiamo riconquistarli”. Il populismo è stato il tema principale che Pier Carlo Padoan ha affrontato: “In Italia – ha ricordato – c’è un onda populista in una versione particolarmente variegata divisa in due componenti che adesso, non a caso forse, si parlano. Perché il populismo è una finta risposta ai problemi reali, un fenomeno europeo, mondiale. come dimostra il caso americano in cui abbiamo una versione particolarmente violenta di populismo, di arroganza internazionale, mentre la versione europea è stata più edulcorata e contenuta che in altri paesi in parte per la minore forza del populismo, in parte grazie a sistemi elettorali diversi che permettono di avere maggioranze anche con percentuali di voti contenuti, come in Francia”.
Per il ministro va riconosciuto che dietro i voti ottenuti da Cinque Stelle e Kega “ci sono le esigenze reali dei cittadini. E sono molto d’accordo che dal punto di vista della pratica politica bisogni recuperare un rapporto con i cittadini molto più stretto di quello che si è riusciti a fare in questi tempi anche con tecnologie di comunicazione nuove, di cui non ci siamo pienamente impadroniti”.
Padoan non ha nascosto il fatto che recuperare il terreno perduto per il Pd sarà “un compito molo difficile, perché le onde lunghe non sono solo ampie ma anche durature nel tempo. Prima che ci sia una inversione di tendenza bisognerà aspettare che la maggior parte della popolazione si renda conto di come le risposte populiste non siano sostenibili. Ma allo stesso tempo bisogna avere tempo per costruire risposte più credibili da parte nostra”. Il ministro si è detto convinto come “molte delle cose fatte in questi anni siano state quelle giuste, magari applicate in modo imperfetto. Se potessi dettare un’agenda di governo a partire dalle prossime settimane, la prima cosa che direi èc he intanto completiamo le cose che abbiamo detto di fare e che non abbiamo completato. A partire dagli investimenti pubblici o dalla pubblica amministrazione. Oppure continuare, dove è possibile, nella riduzione delle tasse, tema agitato in campagna elettorale con promesse insostenibili. Penso per quanto ci riguarda che occorra continuare ad essere persone serie. Non mi piacerebbe stare in un partito o in una parte politica – ha sottolineato – in cui di fronte ad una sconfitta, guidata dalle emozioni e promesse, si dica che lo facciamo anche noi, promettendo cose che non si possono mantenere. Occorre rendere più efficace un approccio serio alla politica e alla pubblica amministrazione”