“È tempo di mettersi in ascolto” il titolo della mostra che verrà inaugurata sabato 3 a Palazzo Patrizi. L’esposizione inserita nel cartellone del festival Siena Città Aperta
SIENA. Una mostra che parla di uomini e donne; Un appello che lo scultore rivolge a ognuno di noi, perché solo ascoltando, “facendo silenzio dentro di sé”, uomini e donne potranno cominciare a riconoscersi, a ritrovarsi.
E’ questo il significato di “È tempo di mettersi in ascolto”, la personale di scultura di Davide Dall’Osso, prossimo appuntamento del festival Siena Città Aperta.
L’evento, organizzato dall’ associazione Senesi nel Mondo in collaborazione con la Biale Cerruti Art Gallery, si inaugurerà sabato 3 marzo alle ore 17 nella Galleria “Cesare Olmastroni” a Palazzo Patrizi.
Le opere che compongono il percorso della mostra, realizzate attraverso le trasparenze delle fusioni di policarbonato e degli amalgami materici di ferro e cemento, raccontano dell’energia femminile primordiale che pervade l’umanità e che è fondamento della natura di ogni individuo. Un progetto che nasce dalla necessità di “fare un appello per porre rimedio a questa condizione esistenziale di incertezza e tormento, che ha portato uomini e donne alle soglie di un conflitto sterile e autodistruttivo – sottolinea Davide Dall’Osso -. L’uomo del nostro tempo deve intervenire su se stesso, trovare un nuovo modo di rapportarsi alla donna all’insegna di un atteggiamento fondamentale: il rispetto. L’uomo è chiamato a rispettare la donna e se stesso in nome della comune dignità di persona”, prosegue l’artista.
“Le sculture di Davide Dall’Osso– spiega il curatore della mostra Maurizio Vanni – sono sempre proiettate in una precisa direzione, cercano sempre una ragione d’esistere nell’organizzazione dello spazio e nella relazione con la luce”.
Un appuntamento dunque che pone una riflessione delicata, che mette in primo piano il rispetto e la dignità, diritti di cui le donne troppo spesso vengono private .
La mostra sarà visibile tutti i giorni dalle 15 alle 18 ad ingresso gratuito fino al 18 marzo, presso la Galleria “Cesare Olmastroni” a Palazzo Patrizi.