"Ah, dite che non siamo capaci?"
di Silvana Biasutti
SIENA. Hanno detto: sì, vabbé il manifatturiero emigra, perché il costo del lavoro – in Italia – è troppo alto e produrre scarpe, calze, intimo, auto, moda, …, nel nostro paese non è competitivo. Perciò continuiamo pure a chiamarlo “made in Italy”, ma facciamolo altrove. Tanto basta chiamarlo e si vende lo stesso; dicevate i posti di lavoro? Eh sì, però è chiaro che se il parmigiano made davvero in Italy costa troppo e all’estero vogliono qualcosa di più o meno riecheggiante, che si fa … si lascia il campo a quelli che producono il “parmezan” in Baviera o nell’Oregon? Ah avremmo dovuto tutelare i nomi italiani? Sì, certo, ma anche di quello si deve occupare la politica?
Dite che “italian sounding” vale quasi cento miliardi di dollari all’anno di fatturato? Sì vabbé ma avete presente che razza di lavoro stressante mettersi lì a fare le pulci a tutti quelli che usano i nomi italiani per produrre qualcosa che italiano non è, ma strizza l’occhio a quello che ha creato la fama, la nomea, la rinomanza a un settore … si fa politica, si rappresenta il Paese con la pi maiuscola, a Bruxelles e nei dintorni, magari anche in Giappone o in USA, bisogna avere la cravatta di Marinella (ah, quella la fanno ancora in Italia? Ed è ancora italiana?), il vestito giusto … l’impegno non manca, si viaggia assai e bisogna preparare il discorsetto giusto … Poi uno che fa? Mica si mette a litigare e a discutere per un nome che suona Italia … ah dite che stiamo sputtanando il lavoro dei distretti produttivi? Vabbé ma tanto tutti sono abbastanza d’accordo sulla delocalizzazione, no? Insomma parliamone pure, ma non si può andare a ritroso, il mondo va avanti, mica si può stare sempre a guardare in cagnesco quelli che hanno trovato il modo di tagliare i costi e offrire un prodotto che si chiama sempre in quel modo … Ah dite che però non è proprio uguale a prima? Sì, ma – ripeto – si chiama sempre così, perciò che cosa si vuole di più?! Certo che non si può frenare il progresso: se non si riesce a trasportare la mozzarella oltreoceano perché arriva stravolta, perché impedire a quelli lì (oltreoceano) di mangiare la mozzarella?! Lasciamo che si produca lì, almeno il nome dell’Italia circola … Ah dite che non è il modo corretto di farlo circolare, perché la mozzarella fatta lì non è made in Italy? Be’ ma basta mettersi d’accordo e fare in modo che “la ricetta”, almeno quella, sia quella originale, sennò cosa volete, che la gente prenda l’aereo per venire fin qui a mangiare la mozzarella, il parmezan – scusate – il parmigiano, il prosciutto di Parma, il pecorino e compagnia cantante … lasciamo che se lo facciano, e facciamogli concorrenza impiantando fabbriche lì che oltretutto finalmente si torna ai margini prima delle tasse come antan … poi, poi si vedrà. Ah dite che i posti di lavoro … sarebbe meglio mantenerli in Italia? Siete certi? Mah … in fondo il turismo sta sostituendo il manifatturiero … ah dite che il fatturato del turismo è nelle mani delle compagnie internazionali? Be’ però il lavoro lo danno anche qui in Italia, no? Ah dite che è lavoro dequalificato? Ma insomma mi sembra che sia un continuo fare le pulci a chi cerca di rilanciare il turismo; in fondo abbiamo una grande tradizione nel settore, città d’arte, paesaggi, spiagge, natura, tradizioni … ah dite che i paesaggi sono in pericolo e le città d’arte strapiene di turisti mordi e scappa? Sì, forse, ma il mare e le spiagge … ah dite che le spiagge sono mal gestite e il mare è sporco? Ma non era pieno di marosi?, secondo Jannacci? Beh ma non siete neanche spiritosi … almeno una battuta me la dovevate passare. Dite che vi è venuto il nervoso? E chissà mai, pure il nervoso, con tutta la cultura sul turismo, con la grande tradizione anche nella cartografia … non a caso “italiani, poeti e navigatori” … e cartografi! Altrimenti come saremmo diventati grandi naviganti alla scoperta del mondo? Ah dite che stanno chiudendo anche le Officine Grafiche De Agostini, che dal 1901 erano cresciute fino a diventare rinomate in tutto il mondo, grazie all’alta qualità del loro lavoro? Be’ ma non siete mai contenti, ora c’è Google, accidenti: le carte geografiche non sono più così indispensabili … Ah dite che la proprietà avrebbe dovuto investire per adeguare ed evolvere la produzione? Ma così facendo non avrebbero potuto guadagnare abbastanza … Ah dite che Giovanni De Agostini che ha fondato le Officine Grafiche nel 1901si starà rivoltando nella tomba? Uffa, ma che si dia una calmata anche lui!