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di Tobia Bondesan
SIENA. In Italia si torna a parlare di musica solo in tempo di festival, non rendendoci conto che, talvolta, i veri talenti sono molto più vicini di quanto ci potremmo aspettare.
E' contrabbassista, è decisa, è professionista, è una ragazza ”un po' matta”, ma anche “responsabile della musica”… Docente di contrabbasso, basso elettrico e musica d'insieme alla fondazione Siena Jazz, Silvia Bolognesi è nata nel 1974 a Siena. Di ritorno da un viaggio in Giappone, dove ha partecipato ad una tournèe, la troviamo già pronta per il secondo viaggio in America in pochi mesi.
La incontriamo nei locali della fondazione Siena Jazz per farle alcune domande.
Sulla tua ultima collaborazione orientale, ad esempio…
Mi è rimasto impresso il trattamento riservato a noi musicisti. Sono stata trattata molto bene, come forse dovrebbe essere… In tutto: l'alloggio, il cibo ecc…ma soprattutto la completa disponibilità per le richieste tecniche, la strumentazione … Abbiamo suonato in spazi bellissimi e il pubblico è stato bello, anche se molto particolare: sale completamente piene, con il biglietto a pagamento e un assoluto silenzio. Questo secondo me caratterizza molto il popolo giapponese: molto concentrato, contenuto, non esprime molto i suoi sentimenti…a volte credevo che non si piacesse, mi sembrava un'assenza di partecipazione. Nel tipo di musica che abbiamo suonato lo scambio di energia con il pubblico è molto importante, è un dare e un avere: il pubblico giapponese è talmente attento e rispettoso per quello che sta
accadendo che si sente veramente un silenzio surreale. All'inizio,ripeto, la scambiavo per freddezza, poi alla fine del brano però si spellavano le mani dagli applausi… Loro sono molto curiosi della nostra musica, acquistano, vogliono averla ed apprezzano molto, avendo noi un'altra tipologia di carattere, molto espansiva, quello che accade sul palco. Il progetto era a nome di Keiko, che è una pianista che ho conosciuto l'estate scorsa e con la quale abbiamo suonato anche in Bulgaria. Ha circa sessantacinque anni, ha vissuto negli Usa per alcuni anni ed ha studiato con gente veramente formidabile. Suona qualche standard, ma fa musica prevalentemente sua, con repertorio jazzistico. In questo periodo frequenta persone provenienti dall'Africa che hanno scritto alcuni testi in Swahili. I concerti che abbiamo fatto sono serviti a raccogliere firme e donazioni per un'associazione che costruisce asili in Africa, soprattuto nei paesi dove c'è la guerra.
La raccolta è andata benissimo. Il viaggio in America invece?
Sono stata a Chicago e a quanto pare a gennaio volerò a New York con una violoncellista di Chicago e una violinista newyorkese. E' partito tutto da Chicago da un'associazione di avanguardia (la ACM) con la quale ci siamo spesso incontrati con la violoncellista. C'era la voglia di suonare insieme e dopo un mese ci hanno telefonato
da “woman in jazz”, un festival per sole donne, dicendoci se volevamo suonare.
A noi si è unita la violinista, anche lei nell'avanguardia, e ci siamo ritrovate il cinque dicembre per un concerto di tutti brani nostri originali: tre archi -violino,violoncello,contrabbasso- con la voce della violinista (anche cantante). Ci siamo trovate benissimo: ognuna ha portato le caratteristiche della propria formazione, una serie di coincidenze delle nostre musiche che ci hanno affascinato…il concerto è andato benissimo: abbiamo incontrato un manager interessato ed abbiamo deciso di registrare il prima possibile. E quindi in gennaio volo a New York per una quattro giorni (2 di volo) di registrazione intensissima. E' la prima volta che un gruppo di sole donne mi entusiasma così tanto:sono coetanee che hanno la mia stessa concezione della musica e dell'improvvisazione, una serietà e lucidità nel momento del concerto apprezzabili.
Credi che la tua “femminilità” influisca sul modo di suonare, sul tuo approcciarti alla musica? Per esempio lo strumento che suoni, il contrabbasso…
Sì, sulla scelta dello strumento c'è da dire che il ruolo del contrabbasso è un ruolo ben definito nelle svariate formazioni di cui può far parte. Dal basso vengono le radici, le note fondamentali dell'accordo, legate al ritmo, una grande ampiezza di vedute e una
certa responsabilità anche, che secondo me si addice ad una donna. Secondo me un bravo bassista da un apporto alla musica che deve essere di “contenimento” e di abbraccio totale, senza dover per forza spiccare o distinguersi come solista … dobbiamo assecondare la musica, senza un eccessivo esporsi. Le persone con cui lavoro che mi piacciono di più sono quelle che sentono una responsabilità nei confronti della musica. Sia quando si organizzano le prove,sia quando si decide qualcosa…deve essere molto più importante il tutto, ovvero il brano nel suo totale piuttosto che l'apparire come singolo musicista. Nella donna ce la trovo meno questa esigenza dell'apparire. Come accade a volte in jam session dove ogni tanto c'è qualcuno che vuole dimostrare chi è “il migliore”…questa è una cosa molto maschile. Però è una qualità che ha anche molto a che vedere con la natura delle persone, non credo che sia connessa solo con l'essere maschile o femminile.
Silvia si è diplomata all'istituto pareggiato Rinaldo Franci e si è avvicinata al jazz proprio tramite i corsi di Siena Jazz (seminari estivi, corso biennale di trio, laboratori …). La Bolognesi insegna anche presso l'Associazione Mosaico di Colle val D'Elsa ed ha insegnato ai seminari estivi 2009 “Marcello Melis”. Scrive ed arrangia per l'Open Combo come leader e collabora con il Living Quartet, Xilo Music, Guitti Gargle,New Nexus,Tiziana Ghiglioni.
Ha suonato, tragli altri, con: L.Barns, G. Basso, P. Borri, R. Brown, S. “Cocco” Chiantini, D. G. Espinoza, G. Fawell, P.Innarella, P. Jeffrey, K. Lessman, M. Mariottini, S. Mateen, L. Butch Morris, F. Petreni, E. Rava, G. Schiaffini, G. Stracciati, A. Succi, M.Tamburini, P.Tonolo ed altri…
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SIENA. In Italia si torna a parlare di musica solo in tempo di festival, non rendendoci conto che, talvolta, i veri talenti sono molto più vicini di quanto ci potremmo aspettare.
E' contrabbassista, è decisa, è professionista, è una ragazza ”un po' matta”, ma anche “responsabile della musica”… Docente di contrabbasso, basso elettrico e musica d'insieme alla fondazione Siena Jazz, Silvia Bolognesi è nata nel 1974 a Siena. Di ritorno da un viaggio in Giappone, dove ha partecipato ad una tournèe, la troviamo già pronta per il secondo viaggio in America in pochi mesi.
La incontriamo nei locali della fondazione Siena Jazz per farle alcune domande.
Sulla tua ultima collaborazione orientale, ad esempio…
Mi è rimasto impresso il trattamento riservato a noi musicisti. Sono stata trattata molto bene, come forse dovrebbe essere… In tutto: l'alloggio, il cibo ecc…ma soprattutto la completa disponibilità per le richieste tecniche, la strumentazione … Abbiamo suonato in spazi bellissimi e il pubblico è stato bello, anche se molto particolare: sale completamente piene, con il biglietto a pagamento e un assoluto silenzio. Questo secondo me caratterizza molto il popolo giapponese: molto concentrato, contenuto, non esprime molto i suoi sentimenti…a volte credevo che non si piacesse, mi sembrava un'assenza di partecipazione. Nel tipo di musica che abbiamo suonato lo scambio di energia con il pubblico è molto importante, è un dare e un avere: il pubblico giapponese è talmente attento e rispettoso per quello che sta
accadendo che si sente veramente un silenzio surreale. All'inizio,ripeto, la scambiavo per freddezza, poi alla fine del brano però si spellavano le mani dagli applausi… Loro sono molto curiosi della nostra musica, acquistano, vogliono averla ed apprezzano molto, avendo noi un'altra tipologia di carattere, molto espansiva, quello che accade sul palco. Il progetto era a nome di Keiko, che è una pianista che ho conosciuto l'estate scorsa e con la quale abbiamo suonato anche in Bulgaria. Ha circa sessantacinque anni, ha vissuto negli Usa per alcuni anni ed ha studiato con gente veramente formidabile. Suona qualche standard, ma fa musica prevalentemente sua, con repertorio jazzistico. In questo periodo frequenta persone provenienti dall'Africa che hanno scritto alcuni testi in Swahili. I concerti che abbiamo fatto sono serviti a raccogliere firme e donazioni per un'associazione che costruisce asili in Africa, soprattuto nei paesi dove c'è la guerra.
La raccolta è andata benissimo. Il viaggio in America invece?
Sono stata a Chicago e a quanto pare a gennaio volerò a New York con una violoncellista di Chicago e una violinista newyorkese. E' partito tutto da Chicago da un'associazione di avanguardia (la ACM) con la quale ci siamo spesso incontrati con la violoncellista. C'era la voglia di suonare insieme e dopo un mese ci hanno telefonato
da “woman in jazz”, un festival per sole donne, dicendoci se volevamo suonare.
A noi si è unita la violinista, anche lei nell'avanguardia, e ci siamo ritrovate il cinque dicembre per un concerto di tutti brani nostri originali: tre archi -violino,violoncello,contrabbasso- con la voce della violinista (anche cantante). Ci siamo trovate benissimo: ognuna ha portato le caratteristiche della propria formazione, una serie di coincidenze delle nostre musiche che ci hanno affascinato…il concerto è andato benissimo: abbiamo incontrato un manager interessato ed abbiamo deciso di registrare il prima possibile. E quindi in gennaio volo a New York per una quattro giorni (2 di volo) di registrazione intensissima. E' la prima volta che un gruppo di sole donne mi entusiasma così tanto:sono coetanee che hanno la mia stessa concezione della musica e dell'improvvisazione, una serietà e lucidità nel momento del concerto apprezzabili.
Credi che la tua “femminilità” influisca sul modo di suonare, sul tuo approcciarti alla musica? Per esempio lo strumento che suoni, il contrabbasso…
Sì, sulla scelta dello strumento c'è da dire che il ruolo del contrabbasso è un ruolo ben definito nelle svariate formazioni di cui può far parte. Dal basso vengono le radici, le note fondamentali dell'accordo, legate al ritmo, una grande ampiezza di vedute e una
certa responsabilità anche, che secondo me si addice ad una donna. Secondo me un bravo bassista da un apporto alla musica che deve essere di “contenimento” e di abbraccio totale, senza dover per forza spiccare o distinguersi come solista … dobbiamo assecondare la musica, senza un eccessivo esporsi. Le persone con cui lavoro che mi piacciono di più sono quelle che sentono una responsabilità nei confronti della musica. Sia quando si organizzano le prove,sia quando si decide qualcosa…deve essere molto più importante il tutto, ovvero il brano nel suo totale piuttosto che l'apparire come singolo musicista. Nella donna ce la trovo meno questa esigenza dell'apparire. Come accade a volte in jam session dove ogni tanto c'è qualcuno che vuole dimostrare chi è “il migliore”…questa è una cosa molto maschile. Però è una qualità che ha anche molto a che vedere con la natura delle persone, non credo che sia connessa solo con l'essere maschile o femminile.
Silvia si è diplomata all'istituto pareggiato Rinaldo Franci e si è avvicinata al jazz proprio tramite i corsi di Siena Jazz (seminari estivi, corso biennale di trio, laboratori …). La Bolognesi insegna anche presso l'Associazione Mosaico di Colle val D'Elsa ed ha insegnato ai seminari estivi 2009 “Marcello Melis”. Scrive ed arrangia per l'Open Combo come leader e collabora con il Living Quartet, Xilo Music, Guitti Gargle,New Nexus,Tiziana Ghiglioni.
Ha suonato, tragli altri, con: L.Barns, G. Basso, P. Borri, R. Brown, S. “Cocco” Chiantini, D. G. Espinoza, G. Fawell, P.Innarella, P. Jeffrey, K. Lessman, M. Mariottini, S. Mateen, L. Butch Morris, F. Petreni, E. Rava, G. Schiaffini, G. Stracciati, A. Succi, M.Tamburini, P.Tonolo ed altri…
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