Federcontribuenti: "Tutte le misure fin qui adottate hanno strozzato i piccoli e ignorato i grandi proprietari"
ROMA. Uno studio al Senato dimostra che ad evadere maggiormente le tasse è la classe ricca del Paese toccando soglia 20 miliardi di euro. Federcontribuenti: ”i contribuenti versano di contributi quasi 9 mila euro l’anno, anche la quota degli evasori”. Il prelievo è così distribuito: 84% al governo centrale, il 9,3% alle Regioni e il 6,7 ai comuni. Tutte le misure fin qui adottate hanno strozzato i piccoli e ignorato i grandi proprietari. ”Tra i maggiori evasori troviamo soprattutto la classe medica”.
Marco Paccagnella di Federcontribuenti: ”avete mai sentito di un medico fallito che si è ucciso perchè strozzato dai debiti? E quanti di voi dal medico privato si vedono fare la fattura? Parleremo mai seriamente di tasse e di evasione in questo Paese?”. Altra considerazione: ”se continueremo a creare occupazione per 3 euro l’ora e per due giorni a settimana tra qualche anno istituiremo la giornata sulla memoria dei contribuenti, perchè rischiamo di estinguerli causa forza maggiore. Occorre un contratto nazionale collettivo per tutte le categorie di lavoratori che preveda un reddito base garantito”.
Nel 2017 sono state 11.939 le imprese italiane ad aver portato i libri in Tribunale.
Il maggior numero di fallimenti riguardano la Lombardia, con 2.514 casi, seguita dal Lazio con 1.531 casi e dal Veneto con 1.014 casi. Il settore maggiormente interessato dal fenomeno resta quello del commercio. ”Il grido di dolore che le imprese hanno lanciato da tempo sulla delimitazione del campo dell’abuso del diritto dovrebbe essere finalmente ascoltato. Le numerose modifiche normative finalizzate ad incrementare i poteri del fisco, sono state a torto considerate come la panacea per contrastare adeguatamente gli illeciti fiscali. In realtà, i dati dimostrano l’esatto contrario arrivando a delegittimare l’intero sistema di contrasto. Setacciate il catasto, sguinzagliate la polizia fiscale dove il fisco si evade ogni giorno a orario continuato e occorre rimodulare il carico fiscale in maniera tale da spezzare la diseguaglianza che si è creata”.
Non bastasse un sistema fiscale a corrente alternata, ci si mette anche una giustizia corrotta.
Confessioni di un giudice corrotto, accade a Bari ma in realtà accade ovunque.
Denaro in cambio di sentenze favorevoli, il giudice tributario Quintavalle imputato insieme ad altri 23 fra giudici, avvocati, funzionari delle commissioni tributarie, commercialisti ed imprenditori, a vario titolo, di corruzione in atti giudiziari, falso, rivelazione del segreto d’ufficio, infedele dichiarazione dei redditi, riciclaggio, favoreggiamento, abuso d’ufficio, truffa con sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
«Riuscivo a pilotare le assegnazioni dei fascicoli, ha testimoniato il giudice in aula, dando compensi fra 500 e 1.500 euro per ogni causa ai segretari delle commissioni».
L’Italia si regge sulle mazzette, ”peccato non vengano tassate”.