"La battaglia contro la chiusura dell'Enoteca Italiana avrebbe dovuto interessare da subito l'attuale giunta e la sua maggioranza"
SIENA. Questo anno che sta per concludersi con un nuovo, ennesimo capitolo nei disastri che stanno colpendo Siena negli ultimi anni.
Stiamo parlando dell’imminente chiusura dell’Enoteca Italiana, che oltre, alla tragedia di lasciare molte persone senza un lavoro, ci farà trovare anche senza una delle nostre eccellenze.
Vogliamo ricordare che l’Enoteca era stata fondata nel 1933 con un regio decreto per la promozione della produzione vinicola italiana, i primi eventi predecessori del VinItaly furono organizzati a Siena proprio da questo ente. Ma anni di mala gestione, dovuta alla miopia della politica, hanno portato questo gioiello alla scomparsa e difficilmente potrà essere salvato a meno di qualche miracolo. La questione della chiusura diventa ancora più rilevante se pensiamo all’indotto turistico che avrebbe potuto rappresentare per la nostra città, considerato il fatto che molti turisti non ricercano solo le bellezze artistiche ma anche quelle enogastronomiche, e pochi territori in Italia possono vantare la ricchezza e la fama dei vini che vengono prodotti nella nostra provincia.
Quando diciamo che la politica ha gran parte delle colpe nella mala gestione dell’Ente, lo diciamo con cognizione di causa visto che fra gli azionisti dell’ente ci sono il Comune di Siena e la Regione Toscana, che dunque ne esprimevano la governance.
La battaglia contro la chiusura dell’Enoteca Italiana avrebbe dovuto interessare da subito l’attuale giunta e la sua maggioranza, non solo per proteggere dei preziosi posti di lavoro, ma anche per proteggere un luogo che sarebbe stato strategico nell’economia senese.